Piacenza. Studente di prima media picchia la prof

Studente di prima media picchia la prof

Una professoressa della provincia di Piacenza, colpita ripetutamente ad un braccio da uno studente di prima media, è finita al pronto soccorso con una prognosi di 7 giorni. Il ragazzino è stato sospeso con obbligo di frequenza e la scuola ha presentato una denuncia per infortunio sul lavoro e una segnalazione ai servizi sociali.

La notizia al pubblicata dal quotidiano locale Libertà risale a qualche tempo fa, ma è stato riportato a galla anche dal ripetersi di fatti analoghi in altre località italiane.

Il racconto della vicepreside

«L’episodio, avvenuto il 30 gennaio scorso – ha spiegato la vicepreside – è stata la punta dell’iceberg di una situazione già molto difficile. Il ragazzino, che frequenta la prima media, si era già reso protagonista di altre intemperanze, ad esempio aveva costruito un rudimentale aggeggio con il quale dava la scossa ai suoi compagni e aveva fatto esplodere dei petardi nel doposcuola pomeridiano». «Abbiamo subito avviato una serie di azioni segnalando l’accaduto ai Servizi sociali del comune di residenza del ragazzo – spiega la dirigente scolastica – che mi risulta abbiano mandato un assistente sociale a casa. Poi siamo intervenuti con tutte le azioni di sostegno possibili sulla classe – ha aggiunto – perché in questi casi c’è anche il rischio che un soggetto di questo tipo possa diventare un leader negativo per tutti i compagni».

La Gilda degli insegnati: i genitori ne rispondano

«Fatti violenti contro insegnanti di Piacenza, chiediamo di perseguire duramente i responsabili: i genitori rispondano delle azioni dei figli», ha detto Salvatore Pizzo, coordinatore della Gilda degli insegnanti di Piacenza e Parma, commentando la notizia. «È grave che uno studente aggredisca il proprio insegnante. Trattandosi di un soggetto minore dei 14 anni, non è perseguibile penalmente ma certamente i genitori (o chi per essi) rispondono verso terzi dei danni prodotti dai loro figli».

La Gilda inviterà formalmente l’Ufficio scolastico regionale dell’Emilia-Romagna e l’Avvocatura dello Stato di Bologna ad agire nelle competenti sedi giudiziarie.

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