Perché io, sacerdote, seguo il master in “Donne e Chiesa”

Mi chiedono: perché un uomo vuole un diploma di specializzazione universitario su “Donne e Chiesa”? La risposta è semplice: perché credo che come Chiesa dobbiamo compiere un discernimento critico sul ruolo delle donne nel compimento della missione che Gesù Cristo ci ha affidato. Senza un riconoscimento effettivo della loro cittadinanza ecclesiale sarà difficile riflettere il progetto iniziale di Gesù: essere un corpo vivo dove tutte le membra hanno valore.

Sono sacerdote e vicario generale della piccola diocesi di Puntarenas sul litorale pacifico di Costa Rica. Figlio di una sarta e di un operaio, grazie a uno stato solidale, come pochi in America Latina e nei Caraibi, ho potuto ricevere un’ottima istruzione, dalla scuola, fino agli studi universitari.

Come sacerdote ho conseguito un dottorato in Psicologia e un master in Dottrina Sociale della Chiesa presso l’università di Salamanca. Presto servizio come direttore di Caritas Pastorale Sociale nella mia diocesi e come referente del gruppo di lavoro “Equidad entre Hombres y Mujeres” presso il Segretariato dell’America Latina e dei Caraibi della Caritas (Selacc). Sono inoltre membro del Forum Donna di Caritas Internationalis.

Il mio impegno, a partire dal Vangelo, con le donne e le loro lotte nasce dalla realtà delle nostre comunità: l’esclusione e la disuguaglianza in cui vivono sono sempre state motivo di preoccupazione per l’Episcopato latinoamericano.

Già nella seconda Conferenza di Medellín del 1968, si era riconosciuto che gli sforzi compiuti fino ad allora non erano sufficienti e non garantivano il rispetto e l’attuazione della giustizia in tutti i settori delle diverse comunità nazionali.

Oggi Papa Francesco, nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, citando il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, ci dice che “il genio femminile è necessario in tutte le espressioni della vita sociale; per tale motivo si deve garantire la presenza delle donne anche nell’ambito lavorativo”. Non possiamo disattendere questa esortazione.

Di fronte a situazioni generate dalla disuguaglianza e dall’iniquità nei rapporti tra uomini e donne — la violenza domestica, la povertà e la miseria in famiglie che, abbandonate dai padri, si ritrovano donne capofamiglia, la mancanza di accesso alle politiche pubbliche riguardanti la sanità, l’educazione, la sicurezza sociale, la creazione di posti di lavoro e di reddito, l’assistenza sociale — la Caritas e le pastorali sociali latinoamericane si sono attivate con diversi progetti rivolti alle donne, posto che queste ultime costituiscono una base importante nell’opera di evangelizzazione in America Latina e nei Caraibi

Ecco perché io, come essere umano, come uomo di 52 anni con 27 di sacerdozio, per amore alla mia Chiesa locale, per solidarietà e affinché “le donne mostrino alla Chiesa la sua dimensione femminile e l’aiutino a pensarsi in termini di categorie femminili”, considero essenziale lo spazio di riflessione e di discussione offerto a chi si diploma in “Donne e Chiesa”, corso promosso dall’Istituto di studi superiori della donna dell’Ateneo pontificio Regina Apostolorum, che inizia a settembre.

In America Latina e nei Caraibi oggi si ode forte la voce delle donne che, dalla loro condizione ingiusta di povertà e di esclusione, di miseria e di disgrazia, esortano profeticamente: “Spianate, spianate, preparate la via, rimuovete gli ostacoli sulla via del mio popolo” (Isaia 57, 14).

Occorre aprire cammini per costruire quell’equità e quella giustizia che il nostro popolo latinoamericano e caraibico invoca. Senza la presenza delle donne tale trasformazione non sarà possibile. Abbiamo bisogno della loro ostinata volontà di resistere e di costruire con speranza, in modo creativo. Abbiamo bisogno della loro audacia e forza per portare avanti progetti capaci di far fronte agli ostacoli che si presenteranno. Abbiamo bisogno di ascoltare attentamente le loro voci e di confidare nei loro criteri di valutazione al momento di prendere decisioni insieme. Abbiamo bisogno della capacità organizzativa delle donne, per pianificare progetti, amministrare risorse e risolvere conflitti. Abbiamo bisogno delle loro conoscenze e iniziative per trovare soluzioni valide.

di Luis Carlos Aguilar Badilla – Osservatore Romano