PENSARE LA FEDE Primo bilancio quaresimale

Io non faccio altro che puntare su me stesso, cioè puntare sul perdente, su un cavallo che corre senza un fantino esperto. Nel farlo, perdo di vista Dio e la sua misericordia, ponendo al centro me e il poco che sono.

A che punto sono i propositi per la Quaresima? Come continuare a prepararmi alla Pasqua? Rifletto, riordino le idee, quasi mi siedo a tavolino per verificare la mia “strategia quaresimale”. Comincio pensando alle scelte fatte, agli impegni mantenuti o meno, a ciò che mi serve davvero.

In più momenti mi ritornano in mente le parole “carità – digiuno – preghiera” e poi, in ordine sparso, possibili azioni da fare. Trovo qualcosa che mi sembrava adatto per una, me ne sfugge un’altra, così di nuovo a pensare se non possa fare di meglio. Che confusione!

Vorrei crescere nella fede e mi ritrovo a non sapere cosa scegliere. Sciopero da internet? Meno tv? Andare a messa tutti i giorni? Non mangiare dolci di alcun tipo? Mettere ogni giorno da parte un po’ di euro per chi ha più bisogno?

Alla fine, ho ridotto a questi soli quesiti i miei “fioretti” per la Quaresima, finché mi sono ritrovato a leggere questo vecchio post del blog “Berlicche”, che avevo salvato:

«Finalmente è Quaresima. Finalmente dei giorni in cui posso eliminare tutte le scuse, e sono come dovrei essere. Un periodo in cui non accetto niente di meno, rifiuto le autogiustificazioni, guardo con severità alle mie mancanze. Non vedevo l’ora, veramente. Troppo tempo ho perso nell’indulgere sui miei difetti. Ho l’occasione di cambiare, almeno un pochino. Di vivere meglio. Senza scorciatoie, senza “in fondo è lo stesso”. Voi direte, ma non potevi farlo prima? E io rispondo: certo, ma ogni viaggio ha bisogno di una partenza e di una destinazione, ogni salita ha bisogno di un primo passo, di una pietra solida, un gradino sul quale poggiare il piede. Poi so già che a volte non ce la farò. Le cattive abitudini sono dure a morire. Io non sono certo perfetto, anzi. So anche però che c’è una misericordia e un perdono per tutto, e questi non me li do da me. Mi vengono incontro dalla cima alle scale, come un presagio di primavera».

Spento il computer, corro in chiesa: ripenso ai miei propositi da un lato e alle parole lette dall’altro come su due piatti di una bilancia. Ancora una volta ero in errore e avevo perso tempo nel rimuginare sulle mie mancanze, nel fare i conti su cosa eliminare, nell’elencare quanti avrei potuto aiutare.

Durante l’omelia, grazie alle parole del celebrante, tutto si illumina all’improvviso: «Puntare su Dio». Sì, ecco la chiave, la soluzione, la strada, il vero impegno quaresimale: «Puntare su Dio». Io non faccio altro che puntare su me stesso, cioè puntare sul perdente, su un cavallo che corre senza un fantino esperto. Nel farlo, perdo di vista Dio e la sua misericordia, ponendo al centro me e il poco che sono.

Cosa fare dunque per prepararmi alla Pasqua? Innanzitutto, fuggire dal rischio di vivere la fede come un contabile, cioè abbandonarmi a Chi solo conosce il valore del cuore dell’uomo. Poi “grattare” e eliminare la scorza di devozionismo o pietismo per “vincere facile” con l’amore di chi è Padre buono. Infine, alzare la testa e tenere lo sguardo non su me stesso, ma su Chi, guardandomi, mi fa sentire voluto bene anche quando non sono capace di mantenere tutti i propositi quaresimali.

Il resto verrà da solo, perché così pregherò, digiunerò e amerò.

di Marco Pappalardo – Vino nuovo