Pensare ai poveri già qui e ora

Pensare ai poveri prima di assicurare loro il Paradiso: è il monito del Vangelo di oggi, ripreso da una bella poesia di Giorgio Orelli dedicata a Leonardo Boff

C’è una forza potentissima nella parabola di Lazzaro e del ricco indifferente. Forza potentissima di richiamo e ammonimento a quanti sono ricchi e autocentrati, forza che pervicace rimane nonostante tutti i tentativi di addomesticare le parole durissime di Gesù contro la ricchezza; parole molto severe, troppo spesso narcotizzate lungo i secoli, troppo spesso variamente interpretate per renderle innocue. Eppure, quella Chiesa che non raramente ha cercato di togliere forza a questi avvertimenti del suo Signore, ci ha consegnato un Vangelo su cui lei stessa è giudicata: mirabile custodia e grande azione dello Spirito!

A volte mi chiedo: se la gerarchia avesse impiegato gli stessi sforzi per condannare la ricchezza, quanto quelli che ha dedicato alla purità sessuale, in quale mondo diverso forse vivremmo? Ma questa è storia ipotetica, mentre oggi, nell’hinc et nunc, la nostra domenica ci porta a ricordare che i poveri ci sono, sono presenti, e che ai ricchi sono riservati giudizi quasi senza appello. Per un Lazzaro che va in Paradiso, ci ricorda il Vangelo, c’è un ricco epulone a cui è riservato un luogo terribile, dove egli dimora «tra i tormenti» e da dove, forse per la prima volta, riesce a guardare agli altri, almeno ai prossimi di casa (i «cinque fratelli») e a preoccuparsi della loro sorte. Colui che non si curava del povero mendicante alla sua porta, adesso sente il bisogno di evitare ai fratelli un destino di separazione e dolore. Un passo avanti, una maturazione umana. Ma l’ora è passata, il tempo è scaduto: al lettore rimane l’avviso finale a tenere conto delle parole della Sapienza di Dio.

Sono considerazioni che trovo mirabilmente riassunte in una poesia del ticinese Giorgio Orelli (1921-2013), tratta da Spiracoli (1989), dedicata al noto teologo della Liberazione Leonardo Boff, figura oggetto di scontri, prese di posizione, interventi e dibattiti dell’attualità ecclesiale.

A Leonardo Boff

Leonardo, che sempre
pensi ai poveri PRIMA
ch’entrino primi nel Regno e scrivi
«Ciò che dev’essere è forte e invincibile»:
non è la febbre di Lefebvre ma quella
di Romero, ogni giorno la tua meta
luccica come lacrima, lontano
da Roma e dal razzente cardinale
che in sintonia con la santa dottrina
ha scambiato per una muleta
un oleandro.

I primi versi del testo, con quella ricchezza e intensità che solo la poesia può avere, sigilla un compendio del Vangelo di oggi: «pensi ai poveri PRIMA / ch’entrino primi nel Regno»: è un invito alla responsabilità, a non dichiarare «beati» i poveri come oblio di coscienza, come presa di distanza consolatoria. Pensare ai poveri già oggi, già ora, già nella nostra vita, e non dopo, quando tutto sarà oltre.
È stato il peccato del ricco epulone; può essere il peccato di chi non incide nella società, o l’errore di chi ha paura.
Orelli critica «Roma» e il «razzente cardinale», probabilmente il ‘pungente cardinale’ Ratzinger, allora custode dell’ortodossia. Prende le distanze da un attivismo tradizionalista e formale (Lefebvre) a favore di un martire della carità (Romero), alla cui scuola il poeta colloca Leonardo Boff.
Non è qui il caso di entrare nel merito della questione teologica e storiografica; ma rimane l’ammonimento del Vangelo, che Orelli rilancia: pensare ai poveri PRIMA di assicurare loro il Paradiso, evitando di parlare di una loro primazia, se questo è un modo per continuare a lavarsi la coscienza e renderci indifferenti alla sofferenza. Tentazione conosciuta e sempre pronta a trarci in inganno.
Certamente la salvezza eterna è la meta di ogni cristiano: ma sentiamoci responsabili anche di Lazzaro, per una «febbre» della carità che porta alla santità: come Oscar Romero, che tra Lazzaro e il ricco scelse Lazzaro, pagando con la vita.

vinonuovo