Pellegrinaggio ecumenico. L’Unitalsi alla scuola della Santa Famiglia

Il patriarca Tawadros II e il vescovo Lino Fumagalli nell'incontro durante il pellegrinaggio Unitalsi

Il patriarca Tawadros II e il vescovo Lino Fumagalli nell’incontro durante il pellegrinaggio Unitalsi

da Avvenire

Da Betlemme al Cairo per costruire ponti di pace con lo sguardo rivolto all’incontro ecumenico del 7 luglio, dove papa Francesco ha riunito a Bari i leader delle Chiese e delle comunità cristiane del Medio Oriente per la «giornata di riflessione e preghiera» per la pace nella regione. L’Unitalsi inaugura il nuovo itinerario sui passi della fuga in Egitto della Santa Famiglia sotto la giuda del vescovo di Viterbo, Lino Fumagalli, e del vescovo copto ortodosso di Roma, Anba Barnaba El Soriani, che hanno accompagnato nella terra delle piramidi un gruppo di fedeli nei giorni scorsi.

Un viaggio inedito per l’associazione che sceglie in questo modo di offrire la propria testimonianza lasciando una traccia concreta sul cammino verso la piena unità sollecitato da Bergoglio. «È un’occasione per pregare assieme, condividere la gioia di essere cristiani e l’impegno di una testimonianza coerente – commenta Fumagalli –. Il ramoscello di cui parla Ezechiele è proprio questo camminare assieme per realizzare il bene comune e seminare i germi del Regno di Dio. Come diceva papa Benedetto XVI, la nostra fede, più che per proselitismo, si diffonde per attrazione e una comunità unita attrae, crea stupore e meraviglia». «È la prima volta che mi trovo a guidare un pellegrinaggio del genere ed è un’esperienza molto forte – racconta Anba Barnaba – perché il tema della fuga in Egitto è estremamente sentito da noi egiziani. Conoscevo l’Unitalsi di nome, ma ora ne ho fatto esperienza e ho intenzione di entrarne a farne parte».

La prima parte del pellegrinaggio, guidato dalla delegata nazionale Unitalsi Preziosa Terrinoni e dall’assistente ecclesiastico don Gianni Toni, è in Terra Santa e ha avuto al centro l’incontro con l’ausiliare del patriarcato latino di Gerusalemme, il vescovo Giacinto Boulos Marcuzzo, che sfida la diffidenza dei fedeli occidentali (sempre meno numerosi in Terra Santa) rassicurando i pellegrini riuniti nella sede del patriarcato: «Non abbiate paura perché il titolo onorifico più alto nel mondo arabo è quello di “pellegrino”. Una persona che cerca Dio non sarà mai violata. Fatevi ambasciatori di pace e, tornando a casa, testimoniate questa realtà». Il percorso dei volontari Unitalsi si snoda tra i luoghi «in cui la storia aiuta la fede», per usare le parole di don Toni, autore di una recente guida sui luoghi della Terra Santa edita da Shalom edizioni. I pellegrini giungono alla Basilica del Santo Sepolcro passando per le tappe della Via Crucis e la chiesa di Sant’Anna. Al termine di una breve celebrazione eucaristica, la visita si conclude al Muro del pianto.

Il passaggio nei luoghi cari all’Egitto cristiano, registra un’accoglienza inaspettata sia da parte delle autorità civili sia da quelle religiose. Il dispositivo di sicurezza messo in campo dal governo egiziano è imponente e il viaggio procede senza intoppi. La Messa della domenica è presieduta da monsignor Fumagalli all’interno del Seminario cattolico del Cairo alla presenza del patriarca copto cattolico Ibrahim Isaac Sidrak, di Barnaba Anba e del nunzio apostolico al Cairo, l’arcivescovo Bruno Musarò. Nel segno del dialogo anche il “papa” copto ortodosso, il patriarca Tawadros II, non rinuncia ad incontrare i pellegrini accompagnati dal direttore dell’ente del turismo egiziano, Ahmed Yousef, dall’ambasciatore italiano al Cairo, Giampaolo Cantini, e dal direttore dell’Istituto di cultura italiano in Egitto, Paolo Sabbatini. «Il ricordo della visita di papa Francesco in Egitto, che incontrerò prossimamente, è ancora vivo nella nostra memoria. Siete benvenuti non solo nella nostra terra, ma anche nel nostro cuore – è il saluto del patriarca di Alessandria –. Il vostro viaggio ha illuminato l’Egitto».

Chiude il viaggio un evento significativo: la prima Messa in rito latino celebrata da un presule cattolico, il vescovo Fumagalli, all’interno di un monastero copto-ortodosso, Deir el-Sorian, nel complesso desertico di Wadi el-Natrun, a circa cento chilometri a Nord del Cairo, la terra degli eremiti e la culla del monachesimo egiziano.