Pastorale della misericordia: dalla teologia post-conciliare all’Amoris laetitia

(a cura Redazione “Il sismografo”)
(Roberto Oliva – ©copyright) Papa Francesco ripete spesso che l’Amoris laetitia esige una lettura profonda e soprattutto rispettosa della visione integrale che sta alla base dell’esortazione e dell’intera dinamica sinodale(2) . A tale scopo occorre allontanare due tentazioni: quella ideologica e quella riduzionista. La prima tende a ingabbiare l’esortazione negli angusti schemi di una o dell’altra lettura, la seconda invece riduce l’intero problema alla riammissione alla comunione dei divorziati risposati.
Il quarto capitolo dell’Amoris laetitia: lo spirito dell’amore familiare
Il Papa preferisce comunicare lo spirito che sta alla base dell’intero processo sinodale: “il matrimonio è immagine di Dio, uomo e donna in una sola carne. Quando si distrugge questo, si “sporca” o si sfigura l’immagine di Dio. Poi l’Amoris laetitia parla di come trattare questi casi, come trattare le famiglie ferite, e lì entra la misericordia … E per questo, nell’Amoris laetitia si parla del matrimonio, del fondamento del matrimonio come è, ma poi vengono i problemi. Come prepararsi al matrimonio, come educare i figli; e poi, nel capitolo ottavo, quando vengono i problemi, come si risolvono. Si risolvono con quattro criteri: accogliere le famiglie ferite, accompagnare, discernere ogni caso e integrare, rifare … tutti vanno al capitolo ottavo. No, no. Si deve leggere dall’inizio alla fine. E qual è il centro? …dipende da ognuno. Per me il centro, il nocciolo dell’Amoris laetitia è il capitolo quarto, che serve per tutta la vita”(2) . E in effetti il capitolo quarto rappresenta la pars costruens dell’esortazione, cioè la dimensione costruttiva dell’insegnamento magisteriale: la gioia dell’amore e non il fardello dell’amore. Il precetto evangelico dell’indissolubilità del matrimonio non può diventare talmente assoluto da sottovalutare la fragilità della condizione umana. Recuperando così la dimensione erotica dell’amore coniugale il Papa fornisce alle famiglie gli strumenti necessari per vivere la fedeltà, preferisce parlare del matrimonio come un’esperienza di amore oltre che un’esperienza sociale e contrattuale(3) . Il card. Schӧnborn ha commentato: “Tutta la dinamica dell’Amoris laetitia consiste nel mostrare che nulla incoraggia di più il vero amore del credere all’amore”(4) . Sarà l’amore stesso ad alimentare la relazione coniugale in tutte le stagioni della vita dal momento che “la fiducia rende possibile una relazione di libertà … l’amore ha fiducia, lascia in libertà”(5) . Il Papa gesuita con la tenerezza di un padre accompagna il lettore lungo il capito quarto a riscoprire la bellezza di amare e sentirsi amati: “tuttavia non è bene confondere piani differenti: non si deve gettare sopra due persone limitate il tremendo peso di dover riprodurre in maniera perfetta l’unione che esiste tra Cristo e la sua Chiesa”(6) . L’intenzione che ha mosso il Papa gesuita a dedicare due sinodi sulla famiglia è innanzitutto la vicinanza della Chiesa alla fondamentale cellula della società e in particolare per riannunciare il Vangelo del matrimonio tenendo conto dei cambiamenti socio-culturali e della debolezze della condizione umana.
Karl Lehmann, precursore dell’Amoris laetitia
La prassi sinodale sulla pastorale familiare realizzata nello scorso biennio richiama una certa teologia post-conciliare che già aveva riflettuto sulle sfide derivanti dalle ferite familiari. Il card. Karl Lehmann infatti per la prima volta pubblicava nel 1972 un saggio dal titolo profetico Indissolubilità del matrimonio e pastorale dei divorziati che poi confluirà nel volume Presenza della fede(7) . Lo studio del teologo tedesco, il quale merita particolare attenzione per la lucidità delle argomentazioni e lo spirito della misericordia tipico dell’epoca conciliare, ripercorrendo la storia del matrimonio ammette che anticamente esisteva una tensione tra l’istanza di Gesù circa l’indissolubilità e la preoccupazione pastorale verso coloro che fallivano(8) . Coraggiosamente Lehmann si chiede: come coniugare la certezza nella validità dell’istanza assoluta di Gesù e una prassi pastorale tollerante? Il nostro teologo auspicava un ordinamento responsabile capace di offrire una regolamentazione pastorale dei casi di necessità: dunque un riforma pastorale e non dottrinale dal momento che il dato rivelato non può né deve mutare. La riforma pastorale non sminuisce la validità della parola di Gesù né permette una doppia morale, però soccorre chi sbaglia senza giudicarlo o buttargli addosso il precetto dell’indissolubilità come se fosse un giogo pesante. Anticipando l’Amoris laetitia, il teologo tedesco scrive: “Si dovrà pretendere una formazione, un’abilitazione spirituale, discrezione e saggezza – sia nei cristiani divorziati risposati come pure, e soprattutto, nei pastori capaci di stabilire un dialogo aperto con queste coppie – nel valutare adeguatamente le diverse situazioni, e individuare certi strumenti adatti a superarle”(9) . Così spiega Lehmann facendo una sintesi efficace: “I padri della Chiesa e i teologi medievali tolleravano un secondo matrimonio solo a patto che fosse accompagnato da una seria penitenza. Anche noi oggi pur partendo da presupposti diversi, dovremo formulare con estrema cautela le condizioni che si devono pretendere dai divorziati e risposati per una loro riammissione ad una vita pienamente vissuta nella Chiesa”.(10)   Le condizioni che individua sono complessivamente cinque(11)  e richiamano per certi versi l’Amoris laetitia e anche la lettera dell’episcopato argentino apprezzata da Papa Bergoglio(12) :
1. Ribadire la dimensione indissolubile del matrimonio anche di fronte a casi di tolleranza, i quali vanno trattati con misericordia pur rimanendo casi eccezionali.
2.  Il fallimento del primo matrimonio deve condurre al pentimento, a riparare gli sbagli commessi e quando è possibile al ricongiungimento col primo partner.
3. Dimostrare l’impossibilità di ristabilire la prima unione e accertarsi dei limiti di entrambi i coniugi.
4. La seconda unione dovrà dare prova di sé attraverso la volontà risoluta dei due partners di vivere una relazione duratura per verificare l’autenticità della scelta. Pertanto, chiarisce Lehmann, nella donazione reciproca e nella pratica dei valori propri del matrimonio tradizionale la nuova coppia di fatto segue l’ordinamento coniugale cristiano. Inoltre entrambi i partners dovranno testimoniare, dopo un serio esame di coscienza, di essere pronti per accedere alla vita sacramentale della Chiesa.
5. La coppia interessata e i pastori responsabili si preoccupino di non arrecare scandalo alla comunità ecclesiale.
Pastorale della misericordia
Le profetiche intuizioni di Karl Lehmann(13)  presuppongono una riforma della comunità ecclesiale, la quale dovrà assumersi una maggiore responsabilità e incarnare la prassi (pastorale) della misericordia sull’esempio di Gesù: “Si tratta di integrare tutti, si deve aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una misericordia immeritata, incondizionata e gratuita. Nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo!”(14) . L’indizione dell’anno giubilare della misericordia e l’enciclica dei gesti di Papa Francesco, fanno percorrere alla Chiesa proprio questa strada che deve tradursi in prassi della misericordia(15) : la riforma della Chiesa dunque è finalizzata a rendere pastorale la misericordia del Vangelo. A tal proposito Papa Francesco ha rivolto un pressante invito ai vescovi di recente nomina: “Bisogna, infatti, che la misericordia formi e informi le strutture pastorali delle nostre Chiese. Non si tratta di abbassare le esigenze o svendere a buon mercato le nostre perle”(16) . Inoltre il Papa indica tre raccomandazioni per realizzare questa pastorale: pastori capaci di attirare a Cristo, pastori pronti ad iniziare e introdurre alla fede coloro che gli sono affidati e infine pastori in grado di accompagnare: “Uno speciale accompagnamento riservate a tutte le famiglie, gioendo con il loro amore generoso e incoraggiando l’immenso bene che elargiscono in questo mondo. Seguite soprattutto quelle più ferite. Non “passate oltre” davanti alle loro fragilità. Fermatevi per lasciare che il vostro cuore di pastori sia trafitto dalla visione della loro ferita; avvicinatevi con delicatezza e senza paura. Mettete davanti ai loro occhi la gioia dell’amore autentico e della grazia con la quale Dio lo eleva alla partecipazione del proprio Amore. Tanti hanno bisogno di riscoprirla, altri non l’hanno mai conosciuta, alcuni aspettano di riscattarla, non pochi dovranno portarsi addosso il peso di averla irrimediabilmente perduta. Vi prego di fare loro compagnia nel discernimento e con empatia”(17) .
Note
(1)  “Non consiglio una lettura generale affrettata. Potrà essere meglio valorizzata … se la approfondiranno pazientemente una parte dopo l’altra”. AMORIS LAETITIA, 7.
(2)  Conferenza Stampa di Papa Francesco nel volo di ritorno dal Viaggio Apostolico in Georgia e Azerbaijan (2 ottobre 2016).
(3)  “L’unione che si cristallizza nella promessa matrimoniale per sempre, è più che una formalità sociale o una tradizione, perché si radica nelle inclinazioni spontanee della persona umana”. AL 123.
(4)  La Civiltà Cattolica, 167 (2016), p.136.
(5)  AL 115.
(6)  AL 122.
(7)  K. Lehmann, Presenza della fede, Queriniana, Brescia, 1977.
(8)  Presenza della fede, p. 339.
(9)  Ibidem, p. 348.
(10)  Ibidem, p. 350.
(11)  Ibidem, p. 350-351.
(12)  http://ilsismografo.blogspot.it/2016/09/argentina-intercambio-de-cartas-sobre.html
(13)  Da ricordare l’importante lettera pastorale che i vescovi dell’Oberrhein (Germania) scrissero nel 1993 sull’accompagnamento pastorale dei divorziati. I vescovi artefici del documento sono Oskar Saier, Walter Kasper e lo stesso Karl Lehmann.
(14)  AL, 297.
(15)  “L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso”. Paolo VI, Allocuzione in occasione dell’ultima sessione pubblica del Concilio Ecumenico Vaticano II, 7 dicembre 1965.
(16)  Papa Francesco, Discorso ai partecipanti al corso di formazione per i nuovi vescovi, 16 settembre 2016.
(17)   Ibidem