Parigi. Il musical su Gesù conquista la Francia

«Tra i destini che hanno rivoluzionato l’umanità c’è quello di un uomo le cui parole e azioni non cessano di risuonare». Questo lo slogan con cui si presenta Jésus de Nazareth à Jérusalem (Gesù di Nazareth a Gerusalemme), un musical kolossal che sta spopolando a Parigi in questi giorni, ideato e scritto dalla star della canzone francese Pascal Obispo, mentre libretto e regia sono a cura di Christophe Barratier, regista del film di grande successo Les Choristes – I ragazzi del coro. Per scrivere i testi delle canzoni, poi, è stato arruolato uno staff di autori di primo piano, Pierre-Yves Lebert e Didier Golemanas, autori di successi per Johnny Hallyday, Michel Sardou, Vanessa Paradis, oltre al consulente storico-letterario Victor Sabot, scrittore che ha dedicato i suoi studi alla poesia cristiana contemporanea
Il musical ha debuttato il 17 ottobre al Palais des Sports – Dôme di Parigi dove è stato prolungato di un mese, restando fino al 31 dicembre per poi toccare con una lunga tournée tutte le principali città di Francia, da Digione a Marsiglia, Tolosa, Lione, Strasburgo per toccare poi Bruxelles. La forza del messaggio di Gesù, evidentemente fa ancora breccia nel cuore della laica Francia di oggi. Obispo torna al musical biblico dopo l’enorme successo nel 2000 del suo musical I dieci Comandamenti, anche se precisa che il lavoro su Gesù, che ripercorre gli ultimi tre anni dal battesimo di Giovanni Battista alla Resurrezione, punta di più sull’aspetto umano, che su quello legato al divino.

«Questo Gesù non è uno spettacolo sulla religione, ma è uno spettacolo spirituale e interconfessionale – ha spiegato alla stampa –. Questa storia racconta soprattutto la fine della vita di un uomo conosciuto da tutti, che si sia credenti o no e che non ha cessato di battersi contro l’ingiustizia a favore degli esclusi, delle prostitute, dei malati, degli handicappati. Di Gesù oggi ce ne sono dappertutto, nelle tante associazioni che aiutano gli emarginati» aggiunge l’artista personalmente impegnato nella solidarietà. Dal canto suo il regista Barratier aggiunge: «Non è solo la storia più meravigliosa del mondo, ma anche il soggetto più pericoloso da trattare, ma non ho potuto dire di no. Siamo qui per passare attraverso questo spettacolo un messaggio di speranza, d’umanità, d’amore e di pace attraverso la vita di quest’uomo eccezionale».
Il musical è stato preceduto la giugno dall’uscita dell’album omonimo e dal lancio dei singoli La buona novella,Amatevi gli uni gli altri e L’addio interpretato da Maria. Testi immediati e semplici che, seppur con qualche banalizzazione, restano fedeli ai testi sacri su cui hanno lavorato gli autori, per brani dalla varietà musicale vari che passa dal pop, al rock fino alle melodie orientali.
La messa in scena, poi, è ispirata ai grandi peplum hollywoodiani, con 40 interpreti in scena e 200 costumi d’epoca, racconta la recensione de La Croix. Dopo un’apertura tutta effetti speciali, con un Giovanni Battista che grida nel deserto su un potente rullo di tamburi, fortunatamente le scene che si susseguono rispettano una sobrietà che si mette al servizio del messaggio evangelico. L’opera, secondo il quotidiano cattolico francese, è ricca di buone intenzioni e, nonostante qualche passaggio impreciso dal punto di vista teologico come nell’ultima cena, essa funziona dal punto di vista emotivo per un grande pubblico. In particolare la bella scena della salita al Gòlgota di Gesù con la croce attraverso la sala in mezzo agli spettatori visibilmente commossi.

«In un mondo dove la violenza e la miseria regnavano, un uomo si è alzato per incarnare la speranza» aggiungono gli autori. «Da solo difende i deboli contro gli oppressori, da solo denuncia l’ingiustizia e l’ipocrisia, da solo propone l’amore e la verità. Per questo la gente lo segue dai quattro angoli del Paese». Ma chi è realmente quest’uomo dei misteri? Un semplice ribelle, un ciarlatano o il messia che i profeti annunciano dalla notte dei tempi? Accompagnato dai suoi apostoli e da una folla immensa di fedeli, perché arriva a Gerusalemme? Le domande poste dallo spettacolo inquietano i potenti che faranno di tutto per fermare l’ascesa di Gesù.
Belle le voci e di impatto, a partire da quella di Mike Massy, autore, compositore e cantante libanese che interpreta con dolcezza un Gesù che non è, in effetti, né un ribelle, né un blasfemo, ma semplicemente un uomo che denuncia le ingiustizie prendendosi cura di coloro che la società relega ai margini. Accanto a lui Maria (la francese Anne Sila, jazzista emersa a The Voice 4) è la madre che segue il figlio con un misto di ammirazione, inquietudine e tristezza poiché dentro di se conosce il destino di suo figlio. Attorno a lui gli apostoli: Giuda (Clément Verzi, musicista rock emerso a The Voice 5), misterioso e pragmatico, che di fronte avvenimenti più grandi di lui commette l’irreparabile animato dalla paura e dal dubbio; Giovanni (Gregory Deck che arriva dal musical) apparentemente l’apostolo fragile che rivelerà insospettata forza e coraggio davanti alla prova, quelli che mancheranno invece al robusto e battagliero Pietro (Olivier Blackstone) che poi si pentirà. Infine non mancano una innamorata Maria Maddalena, (Chris Nammour cantante di origine libanese che lanciò il 13 novembre 2015 dopo gli attentati di Parigi l’inno di speranza Paris se réleve), l’arrogante Ponzio Pilato (la star del musical francese Solal), l’ipocrita Caifa e l’ispirato Giovanni Battista. Il pubblico applaude e canta in coro nel finale, mostrando di apprezzare l’anima popolare dello spettacolo. Riassunto nei tanti commenti degli spettatori: «Quello che portiamo a casa? Felicità e soprattutto un bel messaggio».

da Avvenire