Papa Francesco: chiediamo perdono per le divisioni dei cristiani

Perdono a Dio per le “divisioni” tra i cristiani, “ferita aperta nel Corpo di Cristo”. E perdono per i “comportamenti non evangelici” tenuti dai cattolici nei confronti degli altri cristiani. Queste due forti richieste hanno caratterizzato le parole di Papa Francesco durante la celebrazione ecumenica dei Vespri nella Basilica di S. Paolo, nel giorno in cui la Chiesa celebra la conversione dell’Apostolo delle genti. Presenti alla cerimonia rappresentanti ortodossi, anglicani e di altre confessioni, che hanno varcato la Porta Santa giubilare assieme al Papa. Il servizio di Alessandro De Carolis (da Radio Vaticana)

Il nemico che diventa Apostolo. La storia perfetta della misericordia. L’odio di Paolo di Tarso, il persecutore, trasformato in amore per Cristo da una grazia così “sovrabbondante” che rovescia la divisione totale in unità piena e dove la misericordia  diventa a un tempo certezza di perdono ricevuto e ragione di annuncio al mondo.

Ascolto di Dio è passo verso l’unità
Nella vicenda della conversione di San Paolo, Papa Francesco coglie un elemento di chiaro impatto ecumenico. “Al di là delle differenze che ancora ci separano – osserva – riconosciamo con gioia che all’origine della vita cristiana c’è sempre una chiamata il cui autore è Dio stesso”. L’unità, afferma il Papa, “si fa in cammino”:

“Possiamo progredire sulla strada della piena comunione visibile tra i cristiani non solo quando ci avviciniamo gli uni agli altri, ma soprattutto nella misura in cui ci convertiamo al Signore, che per sua grazia ci sceglie e ci chiama ad essere suoi discepoli. E convertirsi significa lasciare che il Signore viva ed operi in noi. Per questo motivo, quando insieme i cristiani di diverse Chiese ascoltano la Parola di Dio e cercano di metterla in pratica, compiono davvero passi importanti verso l’unità”.

La ferita e il perdono
Ma non è solo questione della “chiamata che ci unisce”, prosegue Francesco. Ad accomunare i cristiani è “anche la stessa missione”, cioè “annunciare a tutti le opere meravigliose di Dio”, come San Paolo testimonierà senza interruzione. Ma c’è un passo da compiere perché il cammino ecumenico non sia utopico, un passo che il Giubileo della misericordia rende esplicito:

“Chiediamo anzitutto perdono per il peccato delle nostre divisioni, che sono una ferita aperta nel Corpo di Cristo. Come Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa Cattolica, voglio invocare misericordia e perdono per i comportamenti non evangelici tenuti da parte di cattolici nei confronti di cristiani di altre Chiese”.

Vecchie colpe e nuovi rapporti
E il perdono richiesto è anche un perdono offerto, quando Francesco invita “tutti i fratelli e le sorelle cattolici a perdonare se, oggi o in passato – dice – hanno subito offese da altri cristiani”:

“Non possiamo cancellare ciò che è stato, ma non vogliamo permettere che il peso delle colpe passate continui ad inquinare i nostri rapporti. La misericordia di Dio rinnoverà le nostre relazioni”.

L’unica Porta
Tra i vari esponenti delle diverse Chiese e Comunità ecclesiali di Roma, a recitare i Vespri nella Basilica di San Paolo vi sono il Metropolita Gennadios, in rappresentanza del Patriarcato ecumenico, Sua Grazia David Moxon, inviato personale a Roma dell’Arcivescovo di Canterbury:

“Con loro siamo passati attraverso la Porta Santa di questa Basilica, per ricordare che l’unica porta che ci conduce alla salvezza è Gesù Cristo nostro Signore (…) L’unità è dono della misericordia di Dio Padre. Qui davanti alla tomba di San Paolo, apostolo e martire, custodita in questa splendida Basilica, sentiamo che la nostra umile richiesta è sostenuta dall’intercessione della moltitudine dei martiri cristiani di ieri e di oggi (…) Questo esempio che fa proprio l’ecumenismo del sangue”.