Papa a giovani: non siamo nati per vegetare, ma per cambiare il mondo

“Non siamo venuti al mondo per vegetare, per fare della vita un divano, ma per lasciare un’impronta” e insegnare ai grandi del mondo a “costruire ponti di fraternità”. E’ forte il messaggio di Francesco a circa un milione e seicentomila giovani – secondo gli organizzatori – riuniti nel Campus Misericordiae di Cracovia per la veglia di preghiera per la Giornata Mondiale della Gioventù. Il Papa nel suo discorso ha invitato a camminare sulla strada indicata da Dio per rompere le paure e il terrore che provocano chiusure e paralisi. I giovani – è stata l’esortazione – insegnino agli adulti a convivere nella diversita.

Un ponte fraterno per cambiare il mondo
“Oggi – ha detto Papa Francesco – noi adulti abbiamo bisogno di voi, per insegnarci a convivere nella diversità, nel dialogo, nel condividere la multiculturalità non come una minaccia ma come un’opportunità: abbiate il coraggio di insegnarci che è più facile costruire ponti che innalzare muri! (…) Costruire ponti: sapete qual è il primo ponte da costruire? Un ponte che possiamo realizzare qui e ora: stringerci la mano, darci la mano. Forza, fatelo adesso, qui, questo ponte primordiale, e datevi la mano. E’ il grande ponte fraterno, e possano imparare a farlo i grandi di questo mondo!…”.

No alla “divano-felicità”, camminate su strade nuove e contagiate di gioia il mondo
Tante mani di colori diversi, strette e rivolte al cielo, segno di comunione e riconciliazione. E’ l’istantanea della veglia della Gmg di Cracovia illuminata da luci rosa e azzurre, colori della misericordia: giovani provenienti da culture e Paesi lontani. La catena di fraternità dei ragazzi di Francesco è l’impronta che vogliono lasciare ai grandi del mondo rispondendo all’invito di Gesù. Forte l’appello del Papa che insieme a 5 giovani rappresentanti dei continenti varca la Porta della misericordia: non vivete addormentati, non lasciate che altri decidano il vostro futuro, alla comodità preferite la libertà, abbandonate il divano della paralisi e, protagonisti della storia, indossate le scarpe, gli scarponcini, per camminare sulle strade di Dio e contagiare di gioia il mondo:

“Voi, vi domando, domando a voi: volete essere giovani addormentati, imbambolati, intontiti? [rispondono: no!] Volete che altri decidano il futuro per voi? [rispondono: no!] Volete essere liberi? [rispondono: sì!] Volete essere svelti? [rispondono: sì!] Volete lottare per il vostro futuro? [rispondono: sì!] Non siete troppo convinti, eh? Volete lottare per il vostro futuro? [gridano: sì!] Cari giovani, non siamo venuti al mondo per ‘vegetare’, per passarcela comodamente, per fare della vita un divano che ci addormenti; al contrario, siamo venuti per un’altra cosa, per lasciare un’impronta. E c’è tanta gente che vuole che i giovani non siano liberi; c’è tanta gente che non vi vuole bene, che vi vuole intontiti, imbambolati, addormentati: ma mai liberi! No, questo no! Dobbiamo difendere la nostra libertà!”.

Niente giustifica il sangue di un fratello
Carico di speranza e segno di comunione il silenzio della preghiera di fronte a Gesù Eucarestia che i tantissimi giovani hanno adorato in ginocchio con il Papa in questa notte speciale a Cracovia. Prima una suggestiva coreografia, applaudita da Francesco e ispirata a Santa Faustina Kowalska, poi sugli schermi le immagini del terrorismo, del perdono di Giovanni Paolo II al suo attentatore e sul palco la rappresentazione della gioventù sofferente, indifferente, scoraggiata, dubbiosa. Accompagnate da suoni evocativi le toccanti le testimonianze di tre ragazzi:una polacca, un paraguaiano e una siriana della città dimenticata di Aleppo hanno condiviso la loro esperienza della misericordia del Padre che ama e risolleva dal peccato, concede sempre un’altra opportunità a chi precipita nel baratro della droga, infonde coraggio a chi uscendo di casa ogni mattina non sa se vi farà ritorno o ritroverà in vita i propri cari. I tanti giovani che vivono la guerra, oggi per noi “non sono più una cosa anonima, una notizia della stampa” – dice il Papa pensando alla Siria – hanno un nome, un volto, una storia”:

“Basta città dimenticate mai più deve succedere che dei fratelli siano ‘circondati da morte e da uccisioni’ sentendo che nessuno li aiuterà. Cari amici, vi invito a pregare insieme a motivo della sofferenza di tante vittime della guerra, affinché una volta per tutte possiamo capire che niente giustifica il sangue di un fratello, che niente è più prezioso della persona che abbiamo accanto”.

Siate protagonisti, Cristo vince la paura che paralizza
Forte l’invito è a mettersi alla scuola della misericordia sull’esempio di San Giovanni Paolo II e di Santa Faustina, la cui immagine del Cristo Misericordioso campeggia nel Campus Misericordiae. Il Papa, interrotto da continui applausi, esorta i giovani ad assecondare il sogno, “la pazzia” di Dio che chiede ad ognuno in ogni ambito della vita di cambiare il mondo, vincere con Cristo la paura, che fa chiudere e paralizza rubando il gusto dell’incontro e dell’amicizia”:

“Noi adesso non ci metteremo a gridare contro qualcuno, non ci metteremo a litigare, non vogliamo distruggere. Noi non vogliamo vincere l’odio con più odio, vincere la violenza con più violenza, vincere il terrore con più terrore. E la nostra risposta a questo mondo in guerra ha un nome: si chiama fraternità, si chiama fratellanza, si chiama comunione, si chiama famiglia”.

Dio non tiene conto degli sbagli passati, scommette sul futuro e per cambiare il mondo – insiste Francesco interpellando i giovani – chiama chiunque è disposto a mettersi in gioco. E, loro, i giovani della Gmg di Cracovia, sono pronti a lasciare quell’impronta di fraternità che cambia l’orizzonte.

da Radio Vaticana

Paolarz