Pace nel rispetto delle differenze

All’udienza generale il Pontefice ricorda che di fronte al male nessuna preghiera è inutile

A due giorni dalla partenza per il Libano il Papa ha lanciato un nuovo appello per la pace nel “Paese dei cedri” e nell’intera regione mediorientale. Lo ha fatto durante l’udienza generale di mercoledì 12 settembre, nell’Aula Paolo VI, ricordando che la ricchezza della composita società libanese potrà continuare ad esistere “solo se essa vivrà nella pace e nella riconciliazione permanente”. Parlando in lingua francese il Pontefice si è rivolto a “tutti i cristiani del Medio Oriente, siano essi originari del posto o nuovi arrivati”, chiedendo loro di “essere costruttori di pace e protagonisti di riconciliazione”. Dal Papa gratitudine e incoraggiamento alla Chiesa, con l’auspicio che essa possa “continuare a testimoniare Cristo in quelle terre benedette, ricercando la comunione nell’unità”. La storia del Medio Oriente – ha ricordato in particolare – “ci mostra il ruolo importante e spesso fondamentale svolto dalle diverse comunità cristiane nel dialogo interreligioso e interculturale. Chiediamo a Dio di donare a questa regione del mondo la pace tanto desiderata, nel rispetto delle legittime differenze”.
Un invito ripetuto subito dopo nel saluto ai fedeli italiani, ai quali Benedetto XVI ha domandato di “accompagnare con la preghiera” il suo imminente viaggio. “Possa questa visita – è stato il suo auspicio – incoraggiare i cristiani e favorire la pace e la fraternità in tutta quella Regione”.
In precedenza il Pontefice aveva parlato della seconda parte del Libro dell’Apocalisse, rileggendone la simbologia alla luce della visione cristiana della storia e del mondo. Visione che, per il Papa, va alimentata costantemente dalla preghiera personale e comunitaria, grazie alla quale i credenti sono in grado di “vedere le cose in modo nuovo” e di “coglierne il senso più vero”. In questa prospettiva il cristiano non può mai essere pessimista perché “non esistono preghiere superflue, inutili; nessuna va perduta”. Anche quando si ha la sensazione di non poter far nulla di fronte alla forza del male, la preghiera resta “la risposta prima e più efficace che possiamo dare e che rende più forte il nostro quotidiano impegno nel diffondere il bene”.

(©L’Osservatore Romano 13 settembre 2012)