Orizzonti: I dieci "piccoli ambasciatori" del popolo sahrawi

Nella Capitale per effettuare check-up medici completi e far conoscere la storia dei 200 mila profughi ospiti dell’Algeria da quando il Marocco invase, nel 1975, il Sahara Occidentale da Redattore Sociale

Se i bambini sono il futuro di una generazione, per il popolo sahrawi che vive rifugiato in Algeria dal 1975effettuare check-up medici completi, ma soprattutto per portare la loro storia e quella del proprio popolo tra chi forse ne ignora anche l’esistenza. Diversi i progetti realizzati per loro in una decina di regioni. A Roma è l’associazione Bambini+Diritti, per il quinto anno consecutivo, ad ospitarli.

Per tutto il mese di luglio dieci di loro bambini alloggeranno presso i locali della scuola S. Beatrice (via di S. Beatrice, 15), dove il primo luglio si svolgerà la “Festa di benvenuto”, per accoglierli e per comprendere la storia e le loro problematiche attuali. «Il popolo sahrawi vive in una condizione di rifugiato in un territorio fortemente ostico come quello del deserto algerino – ha spiegato Matteo Mennini, presidente dell’associazione –. Sono ospiti dell’Algeria da quando il Marocco invase il Sahara Occidentale. Una questione mai risolta nell’ambito politico della decolonizzazione, nonostante i continui richiami delle Nazioni unite al Marocco».

Alle difficoltà che impone il deserto, si aggiungono quelle di essere rifugiato, dall’alimentazione all’istruzione. «È una popolazione di circa 200mila persone e ogni campo ha circa 50mila abitanti – ha specificato Mennini –. Dipendono dagli aiuti umanitari e ciò significa che per molti anni hanno ricevuto una quantità fortemente eccessiva di carboidrati che ha causato una situazione tale che il popolo sahrawi è quello con il maggiore tasso di celiachia al mondo. Le condizioni specifiche dei bambini riguardano in particolar modo la forte malnutrizione». Per quanto riguarda l’educazione, invece, l’impegno delle organizzazioni non governative si fa sentire, ma secondo Mennini non basta. «Per quanto le associazioni possano portare avanti progetti di rafforzamento del sistema scolastico dei campi profughi – ha affermato –, c’è un ovvio gap formativo che è impossibile colmare. Tuttavia, è un popolo molto istruito con un altissimo tasso di alfabetizzazione. I bambini dei campi sono scolarizzati e moltissimi fanno anche l’università grazie ad accordi con paesi stranieri. L’idea di farli andare in altri paesi sin dall’età di 7 anni nasce dalla necessità di abituarli ad un modello formativo di questo tipo».

La presenza dei piccoli sahrawi in Italia, però, è soprattutto testimonianza su quella che è la loro complessa vicenda, che da 35 anni ancora non trova soluzione. Un modo per far conoscere anche quali sono gli ostacoli che ancora oggi ne negano il ritorno. «L’ostacolo politico più grande è che le Nazioni unite non sono state ancora in grado di attuare il programma di autodeterminazione mediante referendum – ha spiegato Mennini –, dall’altra parte c’è la richiesta fatta al Consiglio di sicurezza dell’Onu di consentire alla Minurso (Missione di pace delle Nazioni unite nel Sahara occidentale, ndr) che vigila sulla situazione del referendum, di inserire nel suo programma anche il monitoraggio dei diritti umani. Il veto, soprattutto della Francia, ha sempre impedito l’attuazione di questa delibera. Gli interessi dell’Unione europea col Marocco sia per quel che riguarda lo sfruttamento delle risorse soprattutto la pesca». Ma i profughi non sono le uniche vittime dimenticate. C’è chi non ha lasciato la propria terra e chi invece è scomparso nel nulla, anche da più di 30 anni. «Una parte del popolo è rimasta nel Sahara Occidentale ed è continuamente vessato, vede violati i propri diritti fondamentali. Ci sono arresti per manifestazioni, la polizia entra nelle case, porta via le persone e ce ne sono tante scomparse. Nei campi c’è anche un museo, un archivio dei casi di persone scomparse anche dal ’75». Per il mese di luglio, ogni mercoledì sera e sempre presso la scuola, verranno organizzati incontri per conoscere meglio il popolo sahrawi e i “piccoli ambasciatori”. Per maggiori informazioni www.bambinipiudiritti.it.
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