Oratorio specchio della comunità

Perché gli oratori sono una specificità solo italiana? E’ la domanda che si è posto il responsabile del Forum degli oratori italiani don Marco Mori aprendo i lavori del convegno conclusivo (Voglia di Oratorio) di due giorni di approfondimento svoltosi presso il Seminario di Fermo incentrati su progetti, azioni e connessioni tra oratori, associazioni, movimenti e pastorali. E’ il fattore comunità – è la risposta di Mori – che caratterizza nel profondo l’azione degli oratori, allo stesso tempo specchio delle parrocchie e delle comunità; non uno uguale all’altro, espressioni della genialità dei territori: a Scampia tirano fuori i ragazzi dalla camorra, a Milano 8 mila e 500 bambini frequentano il dopo scuola promosso dagli oratori. Le decisioni sul “che cosa fare” sono assunte in un fecondo rapporto tra Chiesa e società, superando l’individualità. L’oratorio pone al centro un processo educativo sulla realtà, aperto a tutti, a fronte della crescente e invadente virtualità. Tali ambienti sono cresciuti tanto nella dimensione pubblica: poche le regioni che non hanno una legge sugli oratori e in futuro, forse, si esprimerà anche il Parlamento. Questo rapporto proficuo Chiesa-Istituzioni è un bene di tutti, espressione comune di tutte le parti, fattore di reale convergenza, esercizio di vera laicità in una dimensione popolare.

Il filo rosso della discussione sviluppatasi nelle prime due sessioni del convegno e una istantanea della realtà marchigiana sono stati tratteggiati dal sociologo Massimiliano Colombi, docente dell’Istituto Teologico Marchigiano, che ha curato la supervisione scientifica dell’iniziativa. Nelle Marche gli oratori hanno superato quota 300, distribuiti nel reticolo urbano delle 13 diocesi e delle 824 parrocchie. Nel 2011 sono nate 42 nuove strutture e si è lavorato per rafforzare in qualità buona parte delle realtà esistenti. Gli animatori e gli aiuto superano le quattro mila unità, un impegno molto rilevante e significativo, non improvvisato. Nel confronto sono state condivise immagini di oratorio pensato come ponte, come tessuto, come cortile aperto, spazio di servizio alle famiglie in cui si realizza concretamente anche l’integrazione tra religioni e culture diverse. La scelta del Lab-oratorio è motivata dalla continua ricerca di equilibrio e di vie originali, come apprendisti-artigiani in un’epoca di forti e continui cambiamenti.

Per il prof. Ivo Lizzola, pedagogista dell’Università di Bergamo, nell’oratorio come nelle Università s’incontrano le generazioni al momento della transizione e della ricerca di identità. Gli adolescenti sono accompagnati dagli adulti verso la responsabilità, una specie di iniziazione in cui la dimensione laica e quella antropologica si fondono, perché la vita è una dimensione unica. Per gli adulti l’oratorio è anche il luogo dove si espongono con i gesti, che devono generare occasioni di reciprocità. Che cosa raccontano di sé gli adulti (tempo delle tutele) ai ragazzi espressione di un tempo delle incertezze? Anche lo sport è occasione di responsabilità, non solo di competizione, e nessuno deve andare perso. L’oratorio non può essere ripetitivo e ogni storia va ascoltata; sulla dimensione dei problemi (handicap in particolare) può partire una rete tra famiglie.

Il vice presidente del governo regionale, Paolo Petrini, ha confermato, pur in una fase di grande difficoltà della finanza pubblica, la scelta della giunta regionale di rafforzare l’impegno finanziario a favore delle politiche sociali con uno stanziamento di 10 milioni di euro: l’obiettivo primario rimane la salvaguardia della coesione della comunità marchigiana, cancellando le disuguaglianze e accorciando le differenze. La dotazione della legge sugli oratori dall’originario stanziamento di 450 mila euro è salita a 600 mila, che rimane confermata nel bilancio 2013. Per Petrini l’oratorio è un luogo centro di gravità per avvicinare le generazioni.

Profonda umanamente quanto efficace sul piano pastorale la testimonianza di mons. Giancarlo Vecerrica, vescovo di Fabriano-Matelica, delegato dalla Conferenza Episcopale Marchigiana alla pastorale giovanile e agli oratori. Il presule ha affermato come la sua azione di uomo di Chiesa sia stata orientata su tre scommesse: missionarietà, vocazione, oratori, parole eterne di cristianesimo, sfide sicuramente vinte. Ha richiamato storie di giovani dalle quali emerge il disperato bisogno di trovare fiducia negli adulti (educatori), che a loro volta debbono credere nei giovani, superando giudizi affrettati che possono derivare dall’estetica delle attuali mode. Occorre pertanto costruire con azioni incessanti luoghi e possibilità di aiuto e di sostegno ai giovani raccogliendo concretamente l’esortazione del documento “Educare alla vita buona del Vangelo” (Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020), paragrafo 42. Ha poi richiamato gli insegnamenti di don Milani e don Giussani, due vite spese per l’amore verso le persone, ad imitazione di quello di Dio.

Ha infine incoraggiato i vescovi e il governo regionale a continuare l’impegno a favore degli oratori, una scelta che nel tempo sarà ancor più valorizzata: grazie a mons. Luigi Conti (presidente della CEM), al presidente della giunta regionale Gian Mario Spacca e a don Francesco Pierpaoli, coordinatore del Forum degli oratori marchigiani, è nata nel 2008 una legge che ha generato una nuova storia, occasione per tornare ad essere la fucina degli uomini e delle donne nuovi.

Durante il convegno è stato presentato da don Francesco Pierpaoli il volume “Voglia di Oratorio – Per accompagnare nella crescita umana e spirituale le nuove generazioni” edito dalla Conferenza Episcopale Marchigiana in collaborazione con l’Associazione Amici del Centro Giovanni Paolo II e del Santuario di Loreto. Il libro racchiude il percorso compiuto dagli oratori a partire dal 2008 e i risultati di una ricerca che ha coinvolto 8 Diocesi. La pubblicazione è stata finanziata dalla Regione Marche attraverso i fondi della L.R. 31/2008 che comprendono anche il sostegno all’attività di formazione e ricerca, finalizzate a realizzare strutture sempre più rivolte al dialogo generazionale e alla riflessione sugli stili di vita. Pierpaoli ha posto in rilievo il significato delle tre dimensioni in cui si articola il prodotto editoriale (ecclesiale, pedagogica,istituzionale) e sottolineato alcuni aspetti significativi: tra i 16.534 ragazzi coinvolti nella ricerca 634 sono di religione musulmana, 10 ebrei e 47 di altre confessioni, fenomeno che rispecchia in parte il quadro dell’immigrazione marchigiana.

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