Omelia nella messa Crismale

Pubblichiamo l’omelia pronunciata dal vescovo Massimo Camisasca durante la messa Crismale di giovedì 29 marzo in Cattedrale a Reggio Emilia

Cari fratelli e figli nel presbiterato,

assieme a voi saluto i nostri diaconi nell’anno quarantesimo dalle prime ordinazioni diaconali nella nostra Chiesa. Una domanda mi urge nel cuore in questo giorno dedicato dalla Chiesa alla memoria della nostra ordinazione presbiterale e, perciò, alla fraternità sacerdotale: “Come ho vissuto, da vescovo, questa fraternità? Sono stato adeguatamente vicino ai miei preti? Li ho aiutati e sostenuti nel loro cammino?”. Un vescovo non può non porsi ogni giorno questa domanda. Stretto nel suo tempo, fra mille impegni e richieste, sente che la responsabilità più urgente e, nello stesso tempo, più dolce è quella di essere accanto ai suoi preti.

Vorrei che tutti mi aiutaste in questa responsabilità. La visita pastorale è sicuramente un momento privilegiato di vicinanza del vescovo ai sacerdoti. Non mi è mai capitato neppure una volta di sentire estraneità o lontananza. Ogni visita è un incontro bellissimo, personale e allo stesso tempo comunitario, in cui possiamo conoscerci più profondamente, ascoltarci e imparare assieme le strade che Cristo vuole per noi e per le nostre comunità.

Ci sono poi altre occasioni di incontro. Non sto a elencarle perché le conoscete: le udienze, le visite alle vostre parrocchie per diverse celebrazioni, le visite “occasionali” alle vostre persone che sto cercando di intensificare.

In questa celebrazione, in cui, come dice l’inno liturgico che sempre accompagna il giovedì santo, siamo riuniti in unità profonda dalla carità di Cristo (cfr. Ubi caritas est vera, Canto gregoriano), desidero indicare quali sono le strade attraverso cui il Signore ogni giorni ci fa vivere questa vicinanza reciproca, questa carità, questa solidarietà, che toglie la nostra singola persona dalla tentazione di pensare e agire solitariamente, e immette la nostra vita in quella di tutto il corpo di Cristo, in particolare in quella di tutta la nostra Chiesa.

Foto della Messa Crismale 2017

La prima della strada della nostra vicinanza è la liturgia delle Ore. Non smetterò mai di raccomandarla a me stesso e a voi. Attraverso tale preghiera, la nostra voce, anche se personale, non è mai solitaria. Essa si innesta nella coralità delle voci di tutti i presbiteri della Chiesa, di tutti i fratelli nel presbiterato della nostra Diocesi. Vi supplico di non trascurare mai, se non per ragioni gravissime, la liturgia delle Ore. Non c’è in ragione di principio nessun compito più urgente per un prete che la preghiera, nessun compito più benemerito, più utile ai fratelli, ai poveri, ai lontani. Certo, la nostra carità non può fermarsi qui. Ma senza preghiera, la carità è come un albero senza radici. Si secca presto e viene abbattuto dai venti della storia quotidiana.

La liturgia delle Ore, prima ancora di essere intercessione, è alimentazione del nostro spirito. Il susseguirsi dei salmi, delle letture bibliche, delle intercessioni, delle orazioni tratte dal messale, colloca facilmente il nostro cuore dentro il flusso della storia della Chiesa e del mondo, attraverso la nostra fedele partecipazione all’anno liturgico.

Nessuna preghiera privata, nessuna preghiera interiore può sostituirsi alla liturgia delle Ore. Al contrario, si può dire che la meditazione periodica e continua dei salmi diventa in noi, quasi senza che ce ne accorgiamo, fonte di una disposizione continua dello Spirito all’orazione.

Una seconda strada ci permette di vivere quotidianamente la nostra unità, anche affettivamente: la meditazione del messale. Le preghiere della liturgia, quelle quotidiane, quelle che cambiano ogni giorno secondo i tempi liturgici, e quelle più stabili e ricorrenti, soprattutto il prefazio e il canone della messa, costituiscono le parole più alte della nostra preghiera e della nostra comunione presbiterale. Nella messa, nessuno di noi è solo, nessuno è lontano dagli altri. Tutti siamo, gli uni per gli altri e gli uni con gli altri, partecipi della stessa carità di Cristo, del suo cuore, che, come ci ricorda san Paolo, è il cuore di colui che si è umiliato fino a farsi uno di noi, in ubbidienza alla volontà del Padre, che gli ha chiesto ciò che era necessario per la nostra salvezza (cfr. Fil 2,6-11).

Crismale 2017

Le preghiere del messale, soprattutto quelle dei tempi liturgici forti come l’Avvento, il Natale, la Quaresima e il tempo pasquale, portano a noi la fede della Chiesa e ci permettono di abbeverarci ogni giorno alla luce, ai colori e ai canti che rendono bella e grande la vita della comunità ecclesiale, anticipazione della Chiesa dei beati che tutti ci attende.

Una terza strada della nostra vicinanza: il lezionario. Ritengo che esso sia uno dei più grandi doni del Concilio Vaticano II. Il lezionario mette a disposizione di tutta la comunità, nella lingua parlata da tutti, i tesori più importanti della Sacra scrittura. Nella liturgia della Parola che ogni giorno presiediamo e viviamo, la Sacra scrittura, parola di Dio e di Cristo per tutti gli uomini del mondo, ci è presentata come il cibo più sostanzioso, la bevanda più fresca e vitale. Questa Parola è un alimento per noi o, presi come siamo da mille attività, finisce per essere, anche nella celebrazione eucaristica, occasione di una lettura affrettata, senza preparazione e senza seguito?

Liturgia delle Ore, messale e lezionario sono i tre grandi tesori della nostra vicinanza, della nostra appartenenza all’unico corpo ecclesiale, della nostra continua assimilazione a Cristo attraverso la sua azione sacramentale.

Cari fratelli, presbiteri e diaconi, aiutiamoci tutti, con la grazia di Gesù, non solo a sentirci, ma a essere veramente un solo corpo, ricco di infinite sfaccettature, ma alimentato continuamente dall’unico pensiero di Cristo, dall’unico suo insegnamento e, soprattutto, ravvivato interiormente dal suo affetto. Ogni giorno egli ci dice: Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un poco (Mc 6,31). Ogni giorno, attraverso le strade che vi ho indicate e molte altre di cui non ho potuto parlare e che ciascuno di voi conosce, rinnova la nostra fede comune e la nostra carità fraterna.

Rendiamo grazie a lui oggi, in questo giorno privilegiato, e rinnoviamo il nostro desiderio e impegno di conversione per essere e sentirci veramente una sola famiglia, una sola casa, la casa di Dio in mezzo agli uomini.

 

Amen

+ Massimo Camisasca

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