Non è «laico» giocare con Nome e parole del Vangelo

La Repubblica l’ha messo esplicitamente in relazione: «Da Cristo a Christo» con un’aggiunta che ha rovinato persino la sua – chiamiamola così – trovata: «Dagli dèi all’arte». In realtà quasi tutti i quotidiani hanno giocato, con fin troppa facilità e leggerezza e con un dispendio abbondante della parola «miracolo», sull’immagine evangelica del Salvatore che cammina sulle acque del Mare di Galilea (è un lago, come quello d’Iseo). Il Giornale è stato quello che più degli altri giornali ha giocato senza risparmio sul facile uso di frasi, di citazioni e di descrizioni: dal titolo del romanzo autobiografico di Carlo Levi («… si è fermato a Eboli»); ha fatto notare che la gente chiama l’artista «Maestro, proprio come facevano gli apostoli con Gesù»; ha riassunto il tutto con un «miracolo, da tutto il mondo per la tentazione di Christo», ha definito i suoi “piers” (moli) galleggianti «un ponte sull’eternità» e ha commentato: «Se Christo si è fermato sul lago d’Iseo è una fortuna per tutti». E ha concluso: «L’opera totale di Christo è mistica (e divertente)». Il Fatto ha titolato: «La passione di Christo a Iseo». Tutti i giornali hanno usato ripetutamente la parola chiave: «Miracolo». Ci sarebbero, dunque, molte cose da dire: sia, secondo i gusti, sull'”arte” dello strano artista in questione, che (giudizio personale) ama soprattutto coprire le cose belle, in questo caso rovinando lo spettacolo del Lago d’Iseo con zig-zag fortemente gialli, che imitano la grafica dei navigatori per auto; sia su questo modo di trattare nomi, storie, opere e testi cari del Vangelo, venerati da più di un miliardo di credenti. Fermiamoci qui: sicuramente questi giochi di parole non testimoniano l’asserita laicità di certi giornali e di certi giornalisti.

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