Nello stile policorale del luterano Heinrich Schütz il salmo 24 proposto dalla liturgia della IV domenica di Avvento

La liturgia della quarta domenica d’Avvento ci presenta un estratto dal salmo 24 (23): la sua seconda parte (qui omessa) è una solenne cerimonia regale, la cui struttura, fin dal testo verbale, suggerisce un’esecuzione a cori alterni che si rispondono (“stile antifonale”); una versione memorabile della seconda parte del Salmo è contenuta nel Messiah di Haendel (“Lift up your heads”).

In questo caso, tuttavia, ci rivolgiamo ad un compositore vissuto esattamente un secolo prima di Haendel, e che condivide con questi e con Johann Sebastian Bach una memoria nel “calendario dei santi” della Chiesa Luterana, ossia Heinrich Schütz (1585-1672). Pur venendo ricordato, quindi, come esempio e modello della musica protestante, Schütz adottò uno stile musicale di provenienza composita, ma nel quale le influenze italiane – e segnatamente veneziane – sono particolarmente evidenti: dal suo maestro Giovanni Gabrieli, organista della Basilica di San Marco a Venezia, Schütz apprese il gusto per uno stile sfolgorante e luminoso, brillante e solenne, nonché la tecnica detta “policorale”.

Ufficialmente, in ambito cattolico, il Concilio di Trento aveva raccomandato uno stile musicale sobrio e piuttosto ascetico, senza citare espressamente il criterio di intelligibilità che gli venne invece associato inscindibilmente in seguito. Paradossalmente, il frutto musicale più interessante del Concilio è lo stile policorale, che in tema di sobrietà non è certamente esemplare, mentre è particolarmente utile nel promuovere l’intelligibilità senza rinunciare alla varietà ed alla solennità. Tale stile, in cui diverse compagini vocali (e strumentali) vengono contrapposte e messe in dialogo fra loro, nasceva proprio in ambito veneziano, anche grazie alla conformazione architettonica della Basilica Patriarcale, con i due “cori” (e i due organi) contrapposti spazialmente, che creavano un effetto “stereofonico”.

Il salmo che proponiamo (Domini est terra, SWV 476) ne è un esempio bellissimo, anche perché la scelta compositiva di Schütz corrisponde particolarmente bene al riferimento esecutivo contenuto già nel testo stesso del salmo e nella sua allusione allo stile “antifonale”.

 

 

 

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