Nella terza Domenica di Pasqua, la liturgia ci propone il Vangelo in cui Gesù risorto appare ai discepoli sul mare di Tiberìade

Nella terza Domenica di Pasqua, la liturgia ci propone il Vangelo in cui Gesù risorto appare ai discepoli sul mare di Tiberìade invitandoli a gettare di nuovo le reti dopo una notte passata senza pescare nulla. La pesca si rivela miracolosa. Poi Gesù domanda per tre volte a Pietro se lo ami. Pietro dice:

«Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore».

Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Gianvito Sanfilippo, presbitero della diocesi di Roma

da radio vaticana

Nel tempo pasquale Gesù risorto appare in diverse circostanze, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti, i discepoli che hanno condiviso le fatiche della sua ascesa a Gerusalemme, per donare loro pace e rafforzarne la fede. Oggi Cristo, dapprima irriconoscibile, appare nel fallimento di Pietro e dei suoi compagni, nella penombra di un’alba di sudore e di delusione per una notte di pesca infruttuosa, con l’invito a gettare di nuovo le reti, sulla sua parola. Ed ecco il frutto dell’obbedienza: un’abbondanza di grossi pesci ed un incontro inaspettato, un sussulto del cuore: È il Signore! Da qui il dono della missione, l’invito ad avere cura delle pecore affidate a Pietro, invito reiterato tre volte, cioè solenne e irrevocabile, rivolto al discepolo che nel proprio tradimento ha conosciuto il cuore misericordioso del suo Maestro e Dio. Questo stesso discepolo, che non sa dire apertamente al suo Salvatore: “Ti amo!”, ma solo: “Ti voglio bene…”, è costituito in autorità, posto a capo della missione di tutta la Chiesa. Gettiamo di nuovo le reti con lui, là dove abbiamo fallito e peccato, incontreremo l’affetto misericordioso del Padre e del Figlio, uniti allo Spirito, ci guideranno a testimoniare la Risurrezione che rigenera ogni uomo, e ad essere lieti, se necessario, di subire incomprensioni e oltraggi a causa del Suo Nome.