Musiche reggiane per il Papa al Circo Massimo

L’11 e 12 agosto prossimi il pontefice incontrerà 100mila giovani italiani per due giorni di preghiera. Il Vaticano ha chiesto all’istituto di musica e liturgia di Reggio Emilia di scrivere i canti che animeranno l’evento

REGGIO EMILIA – Nel 1978, esattamente 40 anni fa, l’allora vescovo reggiano Gilberto Baroni chiese a don Gigi Guglielmi di dare vita a una scuola diocesana di musica e liturgia. Sulla scia del Vaticano secondo, l’intento era quello di far sì che le messe e altri riti fossero animati e partecipati dai fedeli anche col canto, in modo da coglierne meglio il senso.

Da allora, moltissimi insegnanti qualificati hanno portato avanti il lavoro di don Guglielmi fino a creare, nel 1992, l’istituto di musica e liturgia. A Reggio Emilia, musicisti di ottimo livello hanno scritto canti e testi di valore tanto che l’istituto è oggi frequentato da quasi 200 allievi e ha corsi sia di canto che di specifici strumenti.

Dopo 40 anni di storia è arrivato un riconoscimento prestigioso da Roma. Il direttore Giovanni Mareggini è stato chiamato dagli uffici vaticani per animare la due giorni di preghiera che il Papa vivrà l’11 e il 12 agosto al Circo Massimo con i giovani italiani. Dovrebbero arrivare 100mila papaboys.

Occorre scrivere un inno, scegliere i canti adatti che coinvolgano i ragazzi nelle liturgie e fare in modo che queste composizioni durante i prossimi mesi diventino patrimonio di tutta la Chiesa italiana. Gli insegnanti dell’istituto reggiano e il coro diocesano sono già all’opera. Tocca a loro preparare la grande veglia di preghiera del Circo Massimo e la messa col Papa del giorno successivo. Scriveranno alcune nuove partiture, mentre altre verranno scelte dal ricco patrimonio di musiche raccolto nelle pubblicazioni di “celebrare cantando”, un opuscolo che da anni viene inviato a tutte le parrocchie della diocesi.

La scelta del Vaticano premia sicuramente l’istituto di musica e liturgia e nel contempo anche l’ufficio di pastorale giovanile diocesano che vide in don Vittorio Chiari, in don Giovanni Rossi e don Giordano Goccini i realizzatori di un lavoro oggi affidato a don Carlo Pagliari.

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