Morti sul lavoro, tagliate le indennità alle famiglie

Un incidente sul lavoro in cui sono morti due operai a Crotone nell'aprile 2018 (Ansa)

Avvenire

Mentre aumentano gli infortuni sul lavoro, compresi quelli mortali,diminuisce l’indennità una tantum per i familiari delle vittime, pur alla luce dell’aumento di un milione di euro del Fondo istituito nel 2007, deciso dall’ultima legge di bilancio. L’amara sorpresa per i superstiti è contenuta nel decreto firmato dal ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, il 25 gennaio, ma pubblicato sul sito del ministero soltanto nei giorni scorsi, che fissa le indennità per gli infortuni verificatisi dal 1° gennaio al 31 dicembre 2018, il cui importo varia a seconda della numerosità del nucleo familiare della vittima.

Per un superstite l’importo dell’una tantum è fissata in 3mila euro (rispetto ai 3.700 del 2017 e ai 4mila del 2016), per due superstiti si passa da 7.400 a 6mila euro (ma erano 7.800 nel 2016), per tre superstiti, da 11.100 a 9mila euro (con una perdita secca di 2.500 euro rispetto agli 11.500 euro del 2016) e oltre i tre familiari, l’assegno è fissato in 13mila euro, rispetto ai 17.200 dell’anno precedente e ai 17.300 del 2016.

La sforbiciata risulta ancora più consistente se confrontata con le indennità una tantum riconosciute nel 2012: 9mila euro per un superstite, 13.500 per due familiari, 18mila euro per tre e 25mila euro oltre i tre familiari superstiti. In quell’anno, i morti sul lavoro certificati dall’Inail furono 790, mentre nel 2017 sono stati 1.029 e 1.133 nel 2018, con un incremento del 10,1% in un solo anno. Nel primo trimestre di quest’anno, inoltre, l’Inail ha registrato 157.715 denunce di infortunio (+1,9% rispetto allo stesso periodo del 2018), 212 delle quali con esito mortale (dato invariato rispetto ai primi tre mesi dell’anno scorso).

«La sforbiciata ai sostegni economici a favore delle famiglie delle vittime del lavoro – dice Silvino Candeloro, del collegio di previdenza dell’Inca Cgil – mal si concilia con l’andamento crescente del fenomeno delle morti sul lavoro, ma soprattutto con l’aumento del Fondo, da cui ci si sarebbe aspettato un adeguamento conseguente delle prestazioni in favore dei familiari delle vittime del lavoro. Un atteggiamento contraddittorio che rivela, ancora una volta, l’incapacità del governo del “cambiamento” di mettere a segno delle misure concrete a favore del mondo del lavoro».

Di «decisione scandalosa», parla Marco Bazzoni, rappresentante dei lavoratori per la sicurezza di Firenze, che dall’inizio del 2019 tiene la tragica contabilità dei morti sul lavoro. Nel primo quadrimestre dell’anno ha contato 140 decessi sul luogo di lavoro e oltre 300 tenendo in considerazione anche le vittime in itinere, ovvero lungo il tragitto casa-lavoro e viceversa. «Con questa decisione – ricorda Bazzoni – si va a colpire in modo vergognoso i familiari delle vittime del lavoro, che non si meritano assolutamente questo trattamento e che già piangono la perdita di un loro congiunto».

«Rammarico» per il taglio delle prestazioni del 2018 è espresso anche dal direttore generale dell’Anmil, Sandro Giovannelli, che però sottolinea come l’incremento di un milione di euro del Fondo a favore delle vittime, deciso dall’ultima Legge di bilancio, dovrebbe portare a un aumento delle prestazioni per gli infortuni del 2019. «Il taglio dell’una tantum del 2018 – spiega Giovannelli – è dovuto, purtroppo, all’aumento degli infortuni a fronte di un Fondo che, l’anno scorso, non è stato incrementato. Con il ritocco intervenuto quest’anno, invece, confidiamo che anche le indennità siano riviste al rialzo. Intanto – ricorda Giovannelli – registriamo l’aumento del cosiddetto “assegno funerario”, che dal 1° gennaio di quest’anno è passato da 2.100 a 10mila euro. E questo, indipendentemente dal numero dei casi di infortunio. Ci sembra una misura importante che va nel segno del sostegno alle famiglie delle vittime del lavoro. In ogni caso, la nostra vigilanza resta elevata».

Di «atteggiamento irresponsabile del governo» parla, invece, il segretario confederale della Cisl, Angelo Colombini. «Ogni anno – ricorda – l’Inail chiude il bilancio con un avanzo di esercizio di 1 miliardo e 300 milioni. Soldi che si potevano utilizzare per non diminuire, anzi, per aumentare non soltanto l’una tantum ma l’insieme delle prestazioni a favore delle famiglie delle vittime del lavoro. Noi lo chiediamo, inascoltati, da tempo».