Monsignor Galantino: “Il Dio di Gesù si lascia riconoscere in virtù del suo intervento a favore dell’uomo”

“Per tanto tempo, le pagine di Bonhoeffer e del Vangelo da lui commentato in maniera né banale né scontata mi hanno fornito la carica capace di farmi vivere e non sopravvivere. Ho imparato che abbiamo bisogno che ogni mattina si accenda una luce che indichi dove attingere le energie necessarie e la direzione verso la quale spendere le energie raccolte. Ho imparato a sentirmi sostenuto da un Dio che non può essere ricacciato nel privato o ridotto a un affare di sentimento, quanto piuttosto sostenuto da un Dio capace di illuminarmi soprattutto quando facevo fatica a farmi carico non solo delle speranze ma anche delle colpe del mio mondo”. Così il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, su “Il Sole 24 Ore” riflette a partire dalla figura del teologo tedesco Dietrich Bonhoeffer, di cui nei giorni scorsi ha fatto visita alla tomba nel cimitero di Dorotheenstadt. “La vita e gli scritti di Bonhoeffer – confessa Galantino – hanno davvero segnato la mia formazione culturale, umana e di credente. A colpirmi subito è stata la biografia di Bonhoeffer, fortemente caratterizzata da una sofferta partecipazione alla sorte del suo popolo, dal suo impegno a non eludere il presente e dalla passione per la terra che non va mai disprezzata”. Al teologo – osserva – “stava a cuore un duplice obiettivo: da una parte, colmare il divario stabilito dall’idealismo e da certo neoplatonismo religioso tra l’aldiqua e l’aldilà; dall’altra, collocare Dio al centro del mondo e dell’esperienza umana, richiamandolo dal confino in cui l’avevano costretto talune impostazioni filosofiche e teologiche”. “Ero rimasto fortemente affascinato dalle ragioni dell’impegno di Bonhoeffer – racconta Galantino – perché io stesso, nella mia vita, facevo fatica a credere in un Dio che potesse distrarmi dall’amore per la terra e per i miei simili. La risposta l’avevo ritrovata condensata in un passaggio di ‘Venga il tuo Regno’: ‘Chi cerca di sfuggire dalla terra non trova Dio, trova solo un altro mondo, il suo mondo, più bello, più tranquillo, un mondo irreale, ma non il Regno di Dio che comincia in questo mondo’. Questo vuol dire, come ci sta continuamente ricordando Papa Francesco, che il Dio di Gesù si lascia riconoscere in virtù del suo intervento a favore dell’uomo e per la sua presenza nella storia dell’uomo”.

fonte: sir