Mons. Nosiglia, pastore via Google

Il vescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, ha utilizzato venerdì 23 dicembre un “hangout” di Google (un collegamento video con più sedi contemporaneamente) per rispondere, tramite il sito di Quotidiano piemontese, a domande giunte in diretta attraverso Twitter e Facebook. È la prima volta in Italia che un vescovo utilizza questo strumento a scopi pastorali e, ovviamente, la notizia ha avuto una certa risonanza nel web. I cybernauti torinesi non si sono tirati indietro di fronte all’opportunità offerta loro, ponendo anche domande impegnative scottanti come quella sull’accoglienza della comunità somala che è in città o la richiesta giunta da un tale Luca, musulmano, che chiede come possano convivere appartenenti a religioni diverse:

Chiesa ed elettronica, un’abbinata che sembra avere un buon successo in Rete, visto che in una quindicina di giorni dall’apertura dell’account Twitter i followers del papa hanno superato abbondantemente i due milioni. La rilevanza della Chiesa cattolica sul web è confermata anche dalle notizie che giungono da Oriente: sembra che in Cina la prima estensione dei domini internet, secondo il nuovo standard internazionale che entrerà in vigore al posto delle abbreviazioni “it”, “org”, “com” e comprenderà vocaboli estesi, sarà 天主教 che significa, per l’appunto, “Chiesa cattolica”.

 Non si tratta di una rincorsa all’ultima novità, per dimostrare di essere moderni e aggiornati, ma di un saper stare in mezzo alla gente con gli strumenti e linguaggi di uso comune. L’apertura dell’account Twitter di Benedetto XVI ha suscitato una forte reazione ironica da parte degli iscritti al sistema di microblogging da 140 caratteri. In realtà in molte delle domande ironiche pubblicate su Twitter potremmo leggere una richiesta di attenzione, una sorta di provocazione graffiante da parte di chi, magari, è stato deluso o si è allontanato da un’iniziale contatto con la Chiesa. Non è un caso che l’idea delle #Twittomelie, provocazioni sulla fede da 140 lettere alla volta lanciate in Rete dal vescovo di Soissons, monsignore Hervé Giraud, abbia interessato e stimolato tanti utenti, facendo loro percepire una Chiesa profondamente legata al Vangelo, non giudicante, in ascolto dei problemi e delle esigenze quotidiane.

Perchè meravigliarsi di questo rapido contatto tra l’elettronica e la religione? La stessa domanda se l’è postal’arcivescovo primate della Chiesa anglicana Rowan Williams che intervenendo al programma della BBC “Pause for Thought ha dichiarato la sua sorpresa nel constatare una grandissima attenzione dei media per ogni vescovo che decide di inviare un messaggio natalizio via Twitter o per il papa che apre il suo account. Probabilmente il cortocircuito tra web e Chiesa, tra le domande affidate ai motori di ricerca e quelle profonde della fede può aiutarci a percepire che non ci sono due dimensioni separate, quella del mondo e quella della vita cristiana ma che, proprio grazie all’incarnazione di Cristo che celebriamo nel Natale, la fede dei cristiani esprime e anima le vicende di questa Terra.

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