Modena. Una «Pietra d’inciampo» sotto casa: così Mirandola ricorda il beato Focherini

da Avvenire

Una «Pietra d'inciampo» sotto casa: così Mirandola ricorda il beato Focherini

È la prima “Pietra d’inciampo” nella provincia di Modena quella recentemente posta in memoria del Beato Odoardo Focherini a Mirandola davanti al civico 58 di piazza Costituente, per iniziativa dell’Associazione culturale Educamente in collaborazione con le istituzioni del territorio.

Nativo di Carpi (Modena), beatificato nel 2013, Giusto tra le nazioni per aver salvato un centinaio di ebrei durante la seconda guerra mondiale, Focherini abitò in piazza Costituente a Mirandola con la moglie e i sette figli per quattro anni in quella che era la residenza di famiglia prima dell’arresto e della deportazione in Germania, dove morì in un campo di concentramento il 27 dicembre 1944.

Le “pietre d’inciampo”, ideate e realizzate dall’artista tedesco Gunter Demnig, vengono murate nel selciato davanti alle ultime abitazioni dei deportati nei lager.

La cerimonia di posa della 'pietra d'inciampo' a Mirandola

La cerimonia di posa della “pietra d’inciampo” a Mirandola

«Non dobbiamo dimenticare – ha affermato il vescovo di Carpi, monsignor Francesco Cavina, intervenuto alla cerimonia – che Focherini ha agito come sappiamo perché era un cristiano autentico, perché viveva la sua fede con impegno. Se non si considera questo, si rischia di menomare la memoria di Odoardo». Presente alla posa della pietra anche Francesco Lampronti, il cui bisnonno e nonno furono messi in salvo da Focherini. «Nell’attività di giornalista per l’Avvenire d’Italia – ha sottolineato, ricordando come Focherini fu anche amministratore del quotidiano cattolico bolognese – Odoardo è stato promotore della verità e paladino della buona stampa. Tanto ha dunque da insegnarci in quest’epoca in cui la verità nell’informazione è messa a rischio dalle fake news».

Non solo Odoardo

La secondogenita del beato carpigiano e di Maria Marchesi, Maddalena Focherini, è morta a Carpi il 6 gennaio dopo una lunga malattia. Un punto di riferimento per la città, sia sotto il profilo umano che professionale. Donna generosa, colta, intelligente, ha saputo «concretizzare la testimonianza dei genitori nell’operare quotidiano», ricorda il nipote Odo Semellini. «Olga, mia madre (la più grande dei sette figli del beato, ndr) – prosegue la nipotePaola Semellini – diceva che la zia era la persona che più assomigliava al nonno e alla nonna». «Mia sorella Lena (così veniva chiamata in famiglia, ndr) – racconta commossa Paola, la più piccola – mi ha sempre aiutata. Mi ha fatto da mamma. Era perfetta».

Una giovane Maddalena Focherini tra i colleghi dell'ospedale di Carpi

Una giovane Maddalena Focherini tra i colleghi dell’ospedale di Carpi

Maddalena Focherini era medico, specializzata in anestesia, rianimazione e cardiologia. Una donna stimata e di grande cultura: «La conoscenza era per lei apertura verso il mondo – spiega la nipote Maria Peri –. Mi ripeteva sempre: “Il sapere ti porta a essere una persona vera, come tale capace di relazionarti con gli altri”. Dai genitori ha preso il senso dell’accoglienza: casa sua era sempre aperta, a tutti». Anche l’ospedale di Carpi deve tanto alla dottoressa Focherini: è stata il primo primario del sevizio di Anestesia e rianimazione del “Ramazzini”, nonché una delle prime donne primario in Italia in questa specialità.
ha collaborato Maria Silvia Cabri