Mangiare costa di più

Tra le cause dei rincari la prolungata siccità negli Stati Uniti

Roma, 10. Il cibo aumenta di prezzo nel mondo, con conseguenze pesanti soprattutto per le popolazioni dei Paesi più poveri. Dopo tre mesi in ribasso, in luglio è salito del 6 per cento l’indice dei prezzi alimentari certificato dalla Fao, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.
L’indice, che misura il cambiamento mensile dei prezzi internazionali di un paniere di prodotti alimentari di base, ha registrato una media di 213 punti, un aumento di 12 punti rispetto a giugno, facendo temere una nuova corsa al rialzo come quella che un anno e mezzo fa, nel febbraio 2011 portò al picco di 238 punti, un numero dietro al quale c’erano conseguenze spaventose per milioni di persone. Il brusco balzo in avanti è stato per lo più dovuto al rincaro delle granaglie e dello zucchero, mentre i prezzi della carne e dei prodotti latteo-caseari non hanno subito forti variazioni.
In un contesto globale nel quale a determinare i prezzi alimentari sono soprattutto i consumi del nord del mondo, al rincaro ha contribuito e sta contribuendo soprattutto la situazione negli Stati Uniti, dove è in atto, come detto, una prolungata siccità. I danni al settore agricolo sono stimati a più di quindici miliardi di dollari, secondo le quotazioni del Chicago Board of Trade, il principale mercato borsistico mondiale nel settore delle produzioni di alimenti, dove di fatto si decidono i prezzi del cibo in tutto il mondo. Dall’inizio dell’anno si sono verificati aumenti superiori al 30 per cento per i prezzi del grano destinato a produrre il pane e per le quotazioni di soia e mais necessari a nutrire gli animali per produrre latte e carne.

(©L’Osservatore Romano 11 agosto 2012)