L’omelia è «la pietra di paragone per valutare la vicinanza e la capacità d’incontro di un Pastore con il suo popolo»

fonte: osseratore.va.it

Infatti «con la parola nostro Signore ha conquistato il cuore della gente» (Evangelii gaudium, 135-136). Le molte pagine dedicate da Papa Francesco all’importanza della predicazione nella prima esortazione apostolica — insieme al suo esempio quotidiano con le omelie mattutine in Santa Marta — invitano ad approfondirne i contenuti, oltre che ad apprendere un’adeguata metodologia. Coloro che hanno il mandato di annunciare la parola di Dio affrontano questo delicato compito specialmente nel giorno del Signore.

«Agostino ascolta Ambrogio predicare» (Arca di sant’Agostino a San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia, XIV secolo)

In questa prospettiva, risulta di grande utilità l’opera prima del gesuita tedesco Hugo Rahner, fratello del più noto teologo Karl, pubblicata in prima edizione nel 1939 e ora riedita in Italia (Una teologia della predicazione, Brescia, Morcelliana, 2015, pagine 246, euro 17,50). In dodici densi capitoli, l’autore spiega come rendere accessibili i misteri della fede: attraverso la teologia cherigmatica, che «vuole essere commossa e vuole commuovere, essere “avvincente” in virtù del Mysterium Christi che sta al centro del kerygma e dal quale il banditore del messaggio “è avvinto”» (p. 8). La prospettiva di fondo è l’unione inseparabile di visibile e invisibile — senza confusione e senza separazione — propria del mistero dell’incarnazione del Verbo, cardine della fede apostolica e patristica. Per nutrire la predicazione di contenuti di fede autentici e radicati nella grande tradizione della Chiesa è necessario attingere a una «theologia cordis, vero frutto di un dono carismatico dello Spirito» (ibidem), che commuova e tocchi il cuore.
Il fondamento dogmatico della missione sacerdotale non consiste in un “sistema” cui aderire e da propagandare, in quanto ha origine da una predicazione “prescientifica”: «la speculazione è dunque sempre posteriore alla predicazione» (p. 11). Recta sapere è il compito della rielaborazione del predicatore, che mira a un annuncio di salvezza, più sperimentato nella vita che intellettualmente strutturato. Perciò è indispensabile attingere alla sacra Scrittura e all’insegnamento dei Padri della Chiesa, secondo i quali la santa Trinità è il principio e il fine dell’invisibile, là dove siamo «nel “cuore del cuore” di Dio Trino, essendo stati resi partecipi, noi sue creature, di tale mistero. […] La Chiesa è dunque il mistico anello che congiunge la fine al principio, che riconduce alla sorgente prima, al Padre dal cui seno uscì il Figlio, per riportare a Lui i figli, i “convocati” della “Ecclesia”. La Chiesa è così l’immagine dello Spirito, che stringe insieme nell’amore Padre e Figlio» (pp. 34, 36).

Dalla lettura dell’opera di Hugo Rahner si può chiaramente avvertire come questa sia stata una preziosa fonte per la visione della predicazione di Papa Francesco che, parlando il 19 febbraio 2015 al clero romano, lo definì «uno dei libri che mi hanno fatto tanto bene». Perché una buona omelia possa «contenere “un’idea, un sentimento, un’immagine”» (Evangelii gaudium, 157), ogni attento predicatore del Vangelo qui può trovare un nutrimento di alto profilo teologico e spirituale.

di Maurizio Gronchi