DI GIACOMO GAMBASSI – avvenire 25/2/2010
Può essere paragonata alla «cattedra dei non credenti» che il cardinale Carlo Maria Martini, quando era arcivescovo di Milano, aveva voluto per «coinvolgere individui pensanti». Perché, in fondo, anche a Palazzo Bernabei, nel cuore di Assisi, l’intento è quello di intessere un dialogo fra credenti e non credenti. Con un denominatore preciso, nel progetto umbro: tornare a recuperare la matrice più autentica del vecchio continente che è stata relegata ai margini delle istituzioni europee e che affonda fra le pagine della Bibbia. È la scommessa che lancia il «Centro studi sulle radici culturali ebraico-cristiane della civiltà europea » promosso nella città di san Francesco dall’università di Perugia. Un’istituzione accademica che ha il suo perno in un «sano concetto di laicità» e che si propone di «coinvolgere studiosi di diverse estrazioni che desiderano dimostrare scientificamente come la vicenda europea sia imbevuta di un’eredità ebraicocristiana che negli ultimi anni è passata in secondo piano», spiega Antonio Pieretti, pro-rettore dell’ateneo perugino e responsabile scientifico del Centro studi. L’inaugurazione è avvenuta lunedì. A te- nere la relazione di apertura l’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte. «La storia e la politica nell’orizzonte dell’accoglienza del Dio biblico – ha detto Forte – non sono meno, ma più umane». E riconoscere la storia di fede non è «una nostalgica archeologia culturale, quanto piuttosto una consapevole assunzione dello sguardo profetico di cui gli europei hanno bisogno».
Il Centro è sostenuto dall’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve. «Il nostro continente – afferma l’arcivescovo Gualtiero Bassetti, vice presidente della Cei per l’Italia centrale – può essere paragonata a un albero che può continuare a crescere se attinge linfa dalle sue radici che, in questo caso, sono quelle ebraico-cristiane. Ed è significativo che un’università pubblica si faccia interprete di un percorso di ricerca e di promozione dell’uomo innervato sul patrimonio spirituale dell’Europa. Si tratta di una risposta culturale all’emergenza educativa».
Da qui il contributo che intende offrire il Centro studi. «L’intera tradizione occidentale – aggiunge il pro-rettore – risente dell’influenza di queste due religioni che con le loro sollecitazioni, provocazioni e risvolti hanno inciso in maniera radicale sul continente». E cita un esempio. «Quando si parla di filosofia, diritto, ragione o scienza, non possiamo dimenticare che il collante è stato la tradizione ebraico-cristiana che ha sottolineato come il riscatto dell’uomo passi dal rispetto della sua dignità». È la nozione di persona, propria in particolare del cristianesimo, che ha permeato anche l’agire sociale e politico, chiarisce il responsabile scientifico.
Ecco, quindi, l’obiettivo. « Occorre che quanto oggi bolle in pentola non si appiattisca sull’economia e mantenga come snodo essenziale il patrimonio ebraico- cristiana», sostiene Pieretti. Altrimenti l’Europa rischia di restare ai margini. «Se il continente consente che prevale la logica dei mercanti e non recupera la sua identità, sarà soltanto un’appendice dell’Oriente».
Un riferimento per l’iniziativa è l’ultima enciclica di Benedetto XVI, la «Caritas in veritate». «Uno dei perni del testo è lo sviluppo integrale dell’uomo – continua il docente –. Se vogliamo che lo sviluppo sia tale, accanto all’aspetto economico, sociale e politico, dovrà essersi anche la dimensione spirituale». Un incontro che fa parte del dna dell’ateneo perugino. « Il nostro ‘studium’ è stato fondato nel 1308 da Papa Clemente V ma ha avuto anche il riconoscimento imperiale da parte di Carlo IV nel 1355. Ancora oggi queste due ‘anime’ restano ben evidenti e lo saranno anche per il Centro studi». E non è casuale che la sede si trovi ad Assisi, nello storico Palazzo Bernabei che torna a vivere dopo la chiusura nel 1997 per il terremoto. «San Francesco –conclude il prorettore – è un modello di dialogo fra credenti e non credenti imperniato sulla persona. E a lui guardiamo per le nostre attività ».
Promosso dall’università di Perugia e dall’arcidiocesi, nella città di san Francesco nasce un centro sulle origini culturali ebraico-cristiane della civiltà continentale Bassetti: una risposta all’emergenza educativa
Può essere paragonata alla «cattedra dei non credenti» che il cardinale Carlo Maria Martini, quando era arcivescovo di Milano, aveva voluto per «coinvolgere individui pensanti». Perché, in fondo, anche a Palazzo Bernabei, nel cuore di Assisi, l’intento è quello di intessere un dialogo fra credenti e non credenti. Con un denominatore preciso, nel progetto umbro: tornare a recuperare la matrice più autentica del vecchio continente che è stata relegata ai margini delle istituzioni europee e che affonda fra le pagine della Bibbia. È la scommessa che lancia il «Centro studi sulle radici culturali ebraico-cristiane della civiltà europea » promosso nella città di san Francesco dall’università di Perugia. Un’istituzione accademica che ha il suo perno in un «sano concetto di laicità» e che si propone di «coinvolgere studiosi di diverse estrazioni che desiderano dimostrare scientificamente come la vicenda europea sia imbevuta di un’eredità ebraicocristiana che negli ultimi anni è passata in secondo piano», spiega Antonio Pieretti, pro-rettore dell’ateneo perugino e responsabile scientifico del Centro studi. L’inaugurazione è avvenuta lunedì. A te- nere la relazione di apertura l’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte. «La storia e la politica nell’orizzonte dell’accoglienza del Dio biblico – ha detto Forte – non sono meno, ma più umane». E riconoscere la storia di fede non è «una nostalgica archeologia culturale, quanto piuttosto una consapevole assunzione dello sguardo profetico di cui gli europei hanno bisogno».
Il Centro è sostenuto dall’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve. «Il nostro continente – afferma l’arcivescovo Gualtiero Bassetti, vice presidente della Cei per l’Italia centrale – può essere paragonata a un albero che può continuare a crescere se attinge linfa dalle sue radici che, in questo caso, sono quelle ebraico-cristiane. Ed è significativo che un’università pubblica si faccia interprete di un percorso di ricerca e di promozione dell’uomo innervato sul patrimonio spirituale dell’Europa. Si tratta di una risposta culturale all’emergenza educativa».
Da qui il contributo che intende offrire il Centro studi. «L’intera tradizione occidentale – aggiunge il pro-rettore – risente dell’influenza di queste due religioni che con le loro sollecitazioni, provocazioni e risvolti hanno inciso in maniera radicale sul continente». E cita un esempio. «Quando si parla di filosofia, diritto, ragione o scienza, non possiamo dimenticare che il collante è stato la tradizione ebraico-cristiana che ha sottolineato come il riscatto dell’uomo passi dal rispetto della sua dignità». È la nozione di persona, propria in particolare del cristianesimo, che ha permeato anche l’agire sociale e politico, chiarisce il responsabile scientifico.
Ecco, quindi, l’obiettivo. « Occorre che quanto oggi bolle in pentola non si appiattisca sull’economia e mantenga come snodo essenziale il patrimonio ebraico- cristiana», sostiene Pieretti. Altrimenti l’Europa rischia di restare ai margini. «Se il continente consente che prevale la logica dei mercanti e non recupera la sua identità, sarà soltanto un’appendice dell’Oriente».
Un riferimento per l’iniziativa è l’ultima enciclica di Benedetto XVI, la «Caritas in veritate». «Uno dei perni del testo è lo sviluppo integrale dell’uomo – continua il docente –. Se vogliamo che lo sviluppo sia tale, accanto all’aspetto economico, sociale e politico, dovrà essersi anche la dimensione spirituale». Un incontro che fa parte del dna dell’ateneo perugino. « Il nostro ‘studium’ è stato fondato nel 1308 da Papa Clemente V ma ha avuto anche il riconoscimento imperiale da parte di Carlo IV nel 1355. Ancora oggi queste due ‘anime’ restano ben evidenti e lo saranno anche per il Centro studi». E non è casuale che la sede si trovi ad Assisi, nello storico Palazzo Bernabei che torna a vivere dopo la chiusura nel 1997 per il terremoto. «San Francesco –conclude il prorettore – è un modello di dialogo fra credenti e non credenti imperniato sulla persona. E a lui guardiamo per le nostre attività ».
Promosso dall’università di Perugia e dall’arcidiocesi, nella città di san Francesco nasce un centro sulle origini culturali ebraico-cristiane della civiltà continentale Bassetti: una risposta all’emergenza educativa