Lo sbarco dell’uomo sulla Luna e Paolo VI … ricordi di mezzo secolo fa

(a cura Redazione “Il sismografo”)

Paolo VI: “Chi è questo essere capace di tanto? così piccolo, così fragile, così simile all’animale, che non cambia e non supera da sé i confini dei propri istinti naturali, e così superiore, così padrone delle cose, così vittorioso sul tempo e sullo spazio? chi siamo noi?”***(RC) E’ ben noto a diverse generazioni che l’uomo, in concreto gli statunitensi nelle persone di tre astronauti – Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins – sono stati i primi essere umani ad arrivare sulla Luna a bordo della navicella Apollo 11. Uno,Michael Collins, restò in orbita a pochi chilometri di altezza attorno al satellite. Gli altri due, Neil Armstrong e Buzz Aldrin, ebbero invece lo straordinario privilegio di poter scendere sulla superficie lunare, camminare e saltare sul suo suolo, scattare fotografie, prelevare materiale e poi rientrare alla navicella base per il viaggio di ritorno sulla Terra. Tutto ciò, come già ricordano in molti in questi giorni, accadde 50 anni fa.
Negli Stati Uniti erano le 22.56 minuti 15 secondi del 20 luglio 1969 e in Italia le 04.56 minuti 15 secondi del 21 luglio.
Neil Armstrong e Buzz Aldrin lasciarono sulla superficie lunare, ben custodita e sigillata, insieme ad altri messaggi, quello che a loro affidò Papa Paolo VI: una lamina d’oro sulla quale era inciso il Salmo 8.
“Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l’uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell’uomo perché te ne curi?
Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato:
gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi (5-7).” 

Paolo VI era molto incuriosito – attratto e affascinato – dall’avventura spaziale umana, in particolare dalla possibilità di esplorare altri corpi celesti. Ne parlò spesso con molte persone in privato e con  alcuni gesuiti della Specola Vaticana di Castel Gandolfo.
Tre giorni prima della partenza degli astronauti USA, il 16 luglio 1969, dalla base di lancio di Cape Canaveral, in Florida, con il razzo Saturno V, alto 110 metri e pesante oltre 2.000 tonnellate (Rampa 39A del Kennedy Space Center), nel corso dell’Angelus della domenica 13 luglio, Paolo VI pronunciò quest’allocuzione:
“Un pensiero è nella mente di tutti per questa settimana: la spedizione degli astronauti americani alla luna. Ed è tale pensiero che va al di là degli elementi descrittivi di questo fatto singolarissimo e meraviglioso.
La scienza e la tecnica vi si manifestano in un modo così incomparabile, così complesso, così audace da segnare il vertice delle loro conquiste e da lasciarne presagire altre, di cui perfino l’immaginazione non riesce ora a sognare. E ciò che stupisce di più è vedere che non si tratta di sogni. La fantascienza diventa realtà. Se poi si considera l’organizzazione di cervelli, di attività, di strumenti, di mezzi economici, con tutti gli studi, gli esperimenti, i tentativi, che l’impresa richiede, l’ammirazione diventa riflessione; e la riflessione si curva su l’uomo, sul mondo, sulla civiltà, da cui scaturiscono novità di tale sapienza e di tale potenza, Sì, sull’uomo, specialmente: chi è questo essere capace di tanto? così piccolo, così fragile, così simile all’animale, che non cambia e non supera da sé i confini dei propri istinti naturali, e così superiore, così padrone delle cose, così vittorioso sul tempo e sullo spazio? chi siamo noi?
Vengono alla mente le parole della sacra Scrittura: «Ora io contemplo i tuoi cieli, (o Signore,) opera delle Tue mani, la luna e le stelle, che Tu vi hai collocato. Che cosa è l’uomo che Tu ti ricordi di lui? . . . lo hai fatto di poco inferiore agli Angeli, lo hai coronato di gloria e di onore; e lo hai costituito sopra le opere delle Tue mani. Hai posto tutte le cose sotto i suoi piedi» (Ps. 8, 4-8; Hebr. 2, 6-8).
L’uomo, questa creatura di Dio, ancora più della luna misteriosa, al centro di questa impresa, ci si rivela. Ci si rivela gigante. Ci si rivela divino, non in sé, ma nel suo principio e nel suo destino. Onore all’uomo, onore alla sua dignità, al suo spirito, alla sua vita.
Per lui, cioè per l’umanità. E per i pensatori e gli eroi della favolosa impresa, oggi preghiamo.”