L’esortazione di papa Francesco ai tre milioni di giovani pellegrini presenti alla messa conclusiva della GMG a Copacabana

Di Luca Marcolivio

RIO DE JANEIRO, 28 Luglio 2013 (Zenit.org) – Congedandosi con i giovani pellegrini radunati a Copacabana, papa Francesco ha ricordato loro lo spirito missionario della Giornata Mondiale della Gioventù di Rio 2013 ed ha esortato a vivere una vita al servizio degli altri, quale è stata quella di Gesù Cristo.

La Santa Messa celebrata lungo la celebre spiaggia carioca, cui hanno partecipato circa 3 milioni di persone (un milione in più rispetto alla veglia di ieri sera) è stata introdotta dall’indirizzo di saluto dell’arcivescovo di Rio de Janeiro, monsignor Orani João Tempesta.

“Vogliamo che i frutti di questi giorni aiutino a formare una Chiesa che sia più presente tra i poveri, malati, bisognosi e che i giovani, protagonisti di un mondo nuovo, insieme a tutta la società siano costruttori della Civilizzazione dell’Amore sognata da Gesù”, ha detto l’arcivescovo di Rio.

Quasi a completare il tema della GMG – “Andate e fate discepoli tutti i popoli” – il Santo Padre, alla luce del Vangelo di oggi, ha esortato: “Andate, senza paura, per servire”.

Sul primo concetto – “Andateil Pontefice è stato franco ed esplicito: la “bella esperienza” della GMG “non può rimanere rinchiusa nella vostra vita o nel piccolo gruppo della parrocchia, del movimento, della vostra comunità”. Sminuirne la portata in questo modo sarebbe come “togliere l’ossigeno a una fiamma che arde” e la fede “è una fiamma che si fa sempre più viva quanto più si condivide”.

Andate e fate discepoli”, tuttavia, non è un optional ma un comando inderogabile da parte di Gesù Cristo, che tuttavia “non nasce dalla volontà di dominio o di potere, ma dalla forza dell’amore” di Gesù stesso che ci ha donato la propria vita “per salvarci e mostrarci l’amore e la misericordia di Dio”. E Gesù, che “non ci tratta da schiavi ma da uomini liberi”, è sempre al nostro fianco “in questa missione d’amore”.

Gesù ci invia ovunque, perché il suo Vangelo non è destinato solo a “quelli che ci sembrano più vicini, più ricettivi, più accoglienti”. Cristo va portato “in ogni ambiente, fino alle periferie esistenziali, anche a chi sembra più lontano, più indifferente”.

Rivolgendosi in modo particolare ai giovani locali, il Santo Padre ha detto: “Il Brasile, l’America Latina, il mondo ha bisogno di Cristo!”. E ha ricordato un “grande apostolo del Brasile”, il beato José de Anchieta, che “partì in missione quando aveva solo diciannove anni”: un giovane del suo tempo, un coetaneo dei ragazzi della GMG.

Il secondo concetto – “senza paura” – è riferito soprattutto al timore di non avere “nessuna preparazione speciale” per annunciare il Vangelo. La perplessità che può provare un giovane apostolo del XXI secolo, ha osservato il Papa, è la stessa che provò il profeta Geremia, quando disse: “Ecco, io non so parlare, perché sono giovane” (Ger 1,7.8). Gesù, tuttavia, ci ha detto: “Io sono con voi tutti i giorni” (Mt 28,20), e ci ha esortato a non avere paura.

Inoltre Cristo non ha detto “va’” ma “andate”, ha sottolineato il Papa: “Quando affrontiamo insieme le sfide, allora siamo forti, scopriamo risorse che non sapevamo di avere. Gesù non ha chiamato gli Apostoli a vivere isolati, li ha chiamati per formare un gruppo, una comunità”.

Il Santo Padre ha anche esortato i sacerdoti presenti ad incoraggiare sempre i loro giovani e ad “accompagnarli con generosità e gioia”, perché si impegnino attivamente nella Chiesa.

Si va in missione “per servire”, ha infine ricordato il Papa. Ciò significa essere emuli dei “sentimenti”, delle “azioni” e dei “pensieri” di Gesù, la cui vita è “per gli altri”, è una “vita di servizio”.

Evangelizzare, ha spiegato Francesco, significa “testimoniare in prima persona l’amore di Dio, è superare i nostri egoismi, è servire chinandoci a lavare i piedi dei nostri fratelli come ha fatto Gesù”.

Seguire il precetto dell’“andare, senza paura, per servire”, vuol dire sperimentare che “chi evangelizza è evangelizzato, chi trasmette la gioia della fede, riceve gioia”.

Portare il Vangelo significa – come fu da Dio a Geremia (cfr. Ger 1,10)– avere il potere “per sradicare e demolire il male e la violenza; per distruggere e abbattere le barriere dell’egoismo, dell’intolleranza e dell’odio”.

Papa Francesco ha concluso la sua omelia, esortando: “Gesù Cristo conta su di voi! La Chiesa conta su di voi! Il Papa conta su di voi! Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, vi accompagni sempre con la sua tenerezza: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”.

Al termine della Celebrazione Eucaristica, il Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il cardinale Stanisław Ryłko, ha rivolto al Papa alcune parole di ringraziamento: “Santo Padre, questi giovani, dopo la sua elezione al soglio di Pietro, hanno scoperto nella sua persona di Successore

di Pietro, un padre affettuoso e un amico di cui fidarsi. Nella sua parola cordiale e semplice, trovano le risposte ai non pochi interrogativi che inquietano i loro cuori”, ha detto il porporato.

Il cardinale Rylko ha poi introdotto l’invio missionario e la consegna da parte del Santo Padre a cinque coppie di giovani di una piccola riproduzione del “Cristo Redentore” del Corcovado e di un libro di preghiere.