“Furono i cittadini a scegliere la forma di Stato con il Referendum, ad eleggere i membri dell’Assemblea Costituente, a determinare la formazione dei governi. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza il coraggio e la visione da statista di Alcide De Gasperi, che più delle difficoltà materiali temeva quelle spirituali e morali di un popolo oppresso, economicamente e socialmente prostrato”, così nella Lectio degasperiana 2016 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Pieve Tesino, dove De Gasperi nacque nel 1881, su invito della Fondazione Trentina Alcide De Gasperi. L’intervento è stato dedicato al tema “70 anni di una Repubblica europea. La visione e il coraggio di Alcide De Gasperi”. “Sotto la guida dello statista trentino è stata garantita la continuità dello Stato italiano – ha detto il Presidente della Repubblica -, sancendo contemporaneamente la discontinuità rispetto alla monarchia e al regime fascista e poggiando la nuova democrazia, la nuova costruzione democratica, su basi diverse da quelle incerte ereditate dallo Stato liberale. Abbiamo resistito in Italia allora a difesa di un paese che era uscito sconfitto dalla guerra, basta ricordare che le popolazioni di Trieste e di Bolzano non poterono prender parte al Referendum”. “Si sono riconosciute allora – ha continuato Mattarella – l’aspirazione all’autonomia di singole regioni, si son poste le basi per una politica di progresso sociale, e si sono avviate grandi riforme. Si sono rafforzate le istituzioni democratiche, senza rinunciare in alcun modo alla dialettica politica dei partiti. Infine si è data al Paese una chiara collocazione internazionale e la prospettiva europea”.

“De Gasperi non fu soltanto il protagonista di tutto questo, ma anche il costruttore tenace di una diversa idea di patria – ha proseguito il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella -. Con l’opzione repubblicana nasce un patriottismo basato su un legame indissolubile tra libera scelta democratica e istituzioni, tra popolo e istituzioni, un patriottismo che può essere giudicato sobrio e solido dopo le ubriacature nazionalistiche della dittatura fascista. Un patriottismo autentico e sentito, non declamato, rispettoso delle culture delle diverse comunità presenti nel Paese. Un patriottismo rafforzato negli anni duri della ricostruzione, un patriottismo dell’esempio del sacrificio e, dunque, non superficiale ed effimero, basato sulle esperienze concrete dell’esistenza quotidiana. Un patriottismo che avverte in pieno la lezione degasperiana di ricostruire un’identità della nazione nel difficile passaggio dalle deluse aspirazioni nazionalistiche e di potenza ad esigenze di ordinamento finalmente democratico di un nuovo ordine internazionale che allora si andava affacciando. E oggi possiamo dire che si tratta di un patriottismo veramente europeo, frutto anch’esso della visione di uno statista che aveva vissuto e aveva colto nel breve volgere di mezzo secolo un cambiamento epocale”.

“La decisione degasperiana di un’Italia integrata con le democrazie occidentali e per un’Europa oltre ogni revanscismo ha posto le basi per un percorso patriottico antiretorico che può abbracciare tutti i giovani europei spingendoli anche a nuove forme di espressione politica condivisa e sovranazionale – ha osservato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella -. L’Italia ha risentito grandemente della divisione in blocchi raffigurata dalla Cortina di ferro, e la Repubblica ha saputo tuttavia contenere e assorbire le spinte centrifughe ed antisistema esterne ed interne, penso al terrorismo e allo stragismo, preservando le libertà democratiche frutto anche di una politica estera rigorosa che trova fondamento nelle scelte degasperiane, l’Atlantismo e l’integrazione europea”. “Sono passati soltanto 70 anni che non sono molti per un Paese, ma se guardiamo all’Italia del ’46 possiamo dire che di strada se n’è compiuta molta. De Gasperi – ha osservato il Presidente Mattarella – assunse la guida della Repubblica con mano sicura, aveva innato il senso dei tempi dei processi dei cambiamenti politici. Volle fermamente il Referendum e riuscì ad ottenerlo. Si trovò di fronte alle impazienze di molti, anche all’interno del suo partito”.