L’arcivescovo Fisichella traccia un iniziale bilancio dell’Anno della fede

di Gianluca Biccini

L’Anno della fede è sbarcato anche in Cina: il Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione ne ha messo in rete il logo e il calendario in caratteri cinesi, per renderli presenti nelle comunità e nelle Chiese del grande Paese asiatico. Lo ha rivelato al nostro giornale l’arcivescovo presidente Rino Fisichella, che in questa intervista a quasi cento giorni dall’apertura delle celebrazioni tira le prime somme e guarda al futuro con motivato ottimismo.

L’11 ottobre scorso Benedetto XVI ha inaugurato l’Anno della fede. Può tracciare un bilancio iniziale?

Le prime reazioni sono state di grande entusiasmo e di profondo interesse. E questo si può toccare con mano in tantissime micromanifestazioni: nelle molte lettere pastorali – scritte da vescovi alle proprie diocesi – che nel programma sono tutte dedicate alla fede; nelle iniziative promosse a livello parrocchiale per riflettere sui diversi articoli del Credo; e nella estrema diffusione avuta dal logo ufficiale dell’Anno della fede, dove su un campo quadrato è rappresentata una barca in navigazione, immagine della Chiesa, e il cui albero maestro è una croce che issa delle vele, le quali realizzano il trigramma di Cristo. La scritta Anno della fede che lo accompagna, così come il calendario dei “grandi eventi” sono stati tradotti nelle maggiori lingue, ma anche in altri idiomi, persino in cinese. Quindi l’Anno della fede ha raggiunto la Cina, dove è presente nelle comunità e nelle Chiese che vivono anch’esse questa esperienza della Chiesa universale. L’ho già riferito al Santo Padre durante l’udienza per gli auguri natalizi della Curia romana. E il Papa non solo si è mostrato molto contento, ma mi ha pure confidato che anche comunità protestanti si sono mostrate interessate. Insomma c’è un grande fermento in tutto il mondo e direi che siamo partiti con il piede giusto.

(©L’Osservatore Romano 16 gennaio 2013)