La “Vita ritrovata” di san Francesco

«Molto presto, entro questo mese, la riproduzione digitalizzata ad alta definizione del codice sarà messa in Rete, a disposizione di tutti». Non nasconde la sua commozione Jacques Dalarun, il medievista francese cui dobbiamo il ritrovamento di quella che ormai è conosciuta come la
Vita ritrovata di san Francesco. Ieri ne ha illustrato l’importanza presentandola per la prima volta al pubblico italiano a Bologna, nella sede di Alliance Française, assieme allo storico Carlo Ginzburg. Dalarun, che il 26 settembre sempre a Bologna sarà ospite del Festival Francescano, era da anni sulle tracce di questo “anello mancante” tra laVita prima di Tommaso da Celano, scritta nel 1229, e la Vita seconda del 1247. Una versione più breve, che lo stesso autore avrebbe redatto tra il 1232 e il 1239.

Nell’ottobre scorso lo storico francese ha avuto la conferma dell’esistenza di questa versione intermedia proprio mentre il codice stava per essere messo all’asta. «Fortunatamente è riuscita ad aggiudicarselo la direttrice del Dipartimento manoscritti della Biblioteca nazionale di Parigi – ha continuato Dalarun – così oggi questo scritto prezioso può essere fruibile a tutti». Sul maxischermo scorrono le immagini di quello che è a tutti gli effetti un libro tascabile. Minuscolo, dodici centimetri per otto, francescano anche nell’aspetto, privo di decorazioni. Sessanta cartelle in tutto, di cui solo il primo ottavo dedicato alla vita del santo. Il resto è occupato da sermoni, ammonizioni e da un commento al Padre Nostro. Un libricino fatto con ogni probabilità per stare nella tasca della tonaca di un frate, e per essere letto e meditato molto spesso. «Al di là del contenuto dello scritto, l’esistenza fisica del documento è di per sé una novità eccezionale nella trasmissione francescana – sostiene Carlo Ginzburg – anche se ritengo che sia necessario usare molta cautela per una lettura di questo tipo di fonte in chiave contemporanea».

«L’importanza della scoperta sta proprio nell’approfondimento del messaggio francescano maturato da Tommaso – ha spiegato Dalarun –: se nella prima versione l’autore aveva ricevuto l’incarico di raccontare la vita del santo di Assisi da papa Gregorio IX, e quindi era molto preoccupato della forma, in questo caso non si limita a redigere un sunto della Vita prima, ma approfondisce alcuni temi peraltro attualissimi». In primo luogo la povertà, raccontata non in modo simbolico, ma come esperienza concreta. «Il racconto del famoso viaggio a Roma è molto circostanziato – continua –: non si tratta di un pellegrinaggio, ma di un viaggio di affari in cui Francesco, ancora mercante, rimane spiazzato dalla povertà dei mendicanti incontrati sul sagrato di San Pietro e ne vuole fare esperienza». Il secondo tema è quella della fraternità con tutte le creature, «non un amore generico per la natura, ma l’amore per i fratelli e le sorelle creature di Dio, che sottolinea la verticalità del principio».

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