La via per superare le contrapposizioni passa dal Mare Nostrum, bacino di civiltà e culla delle tre religioni monoteiste Un modello di convivenza per l’Europa

da Avvenire

I TEMI DEL DIALOGO «Essere mediterranei» è il tema del Seminario di studio che si tiene venerdì 12 e sabato 13 aprile a Roma nella sede della rivista "La Civiltà Cattolica", in via di Porta Pinciana 1. Con l’intervento di esperti, giornalisti e accademici, l’evento vuole proporre una riflessione sul significato dell’essere cittadini in questa area ricca di storia e ponte di contatto tra culture, civiltà e religioni. Tra gli altri intervengono Luca Geronico e Federica Zoja, rispettivamente capo servizio Esteri e collaboratrice di Avvenire, Marco Impagliazzo e Mario Giro della Comunità di Sant’Egidio, Francesco De Leo di Radio Radicale, Gianni Valente di Fides, Paolo Branca dell’Università Cattolica di Milano, Giorgio Bernardelli di Mondo e Missione. Sabato sera dalle 18 alle 20 si terrà un dibattito aperto al pubblico dal titolo: «Fratelli e cittadini nel mediterraneo - La profezia di Papa Francesco e dell’imam di al-Azhar». Relatori, Antoine Courban, dell’Università Saint Joseph di Beirut, Izzeddin Elzir, imam di Firenze, Anna Foa, dell’Università La Sapienza di Roma. A moderare sarà padre Antonio Spadaro, direttore di «La Civiltà Cattolica». L’Osservatore Romano, Avvenire e Radio Radicale sono media partner.

Il Mediterraneo è una finestra sul quale si affacciano terre di grande ricchezza e diversità, accomunate da traiettorie che si sono incrociate in un mare da tutti riconosciuto come ‘nostro’: Mare Nostrum è il suo antico nome latino. Come ha ricordato papa Francesco visitando la terra di don Tonino Bello, questo mare può essere un «arco di guerra teso », ma è chiamato a essere «un’arca di pace accogliente». Nella geografia culturale a noi più prossima, pensata troppo spesso soltanto in termini continentali e mitteleuropei, occorre con forza ribadire la presenza del Mediterraneo, che è come l’orizzonte: più ci si avvicina e più esso sfugge. È capace di generare valori, simboli, colori, sapori, architetture, linguaggi e sensibilità insospettabilmente simpatetiche e armoniche, pur nella differenza delle storie e nonostante la presenza di non poche conflittualità: dalla Spagna alla Grecia, dal Marocco al Libano, da Malta all’Albania. Pensiamo a quel che in questi giorni sta accadendo in Libia – e le relative relazioni di Italia e Francia col Paese – o in Algeria.

Di tutto questo si parlerà in un Seminario di studio dal titolo «Essere mediterranei » che si terrà nella sede romana della rivista ‘La Civiltà Cattolica’ il 12 e il 13 aprile, e che si concluderà con una conferenza aperta al pubblico. Saranno presenti esperti, giornalisti e accademici, che si occuperanno di tutti e singoli i Paesi rivieraschi. Si discuterà di che cosa significa essere cittadini di questo storico e mitico bacino di civiltà. E questo anche considerando il prossimo ‘Incontro di riflessione e di spiritualità per la pace nel Mediterraneo’, organizzato dai vescovi italiani, che si svolgerà a Bari nel febbraio 2020 e che coinvolgerà i pastori dell’area. L’evento fondamentale che ha mosso la rivista dei gesuiti a pensare questo Seminario è la firma congiunta da parte di papa Francesco e dell’imam di al-Azhar, lo sceicco Ahmad al-Tayyeb, del Documento sulla «fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune» il 4 febbraio 2019. Dunque, ecco la domanda: quali prospettive si pongono e quali forze problematiche si oppongono alla «fratellanza » nel Mediterraneo?

Durante il recente viaggio di Francesco in Marocco, Mohammed VI ha affermato: «Sul piano storico, questo nostro incontro riunisce apertura e fertilizzazione reciproca ed è simbolo di equilibrio. Volutamente ci incontriamo qui tra Mediterraneo e Atlantico e a poca distanza tra Marocco e Siviglia, perché questo sia un punto di scambio e di comunicazione spirituale e culturale tra l’Africa e l’Europa». Un elemento fondamentale del nostro discorso è la consapevolezza ben espressa dallo scrittore Maurizio Maggiani: «C’è un’altra cosa, che contraddistingue e che identifica il Mediterraneo, qualcosa che si trova ovunque nel Mediterraneo oltre all’acciuga, al pane, all’olio e al vino: è Dio», il Dio dei popoli del Mediterraneo, il Dio di Abramo e degli ebrei, dei musulmani e dei cristiani. Attorno a questo mare si sono sviluppate le tre religioni monoteistiche.

Le religioni certamente non possono né devono sostituire la politica. È altrettanto vero però, come sappiamo, che le re- ligioni sono risultate utilissime a chi intendeva usarle contro altri, a scopi imperiali, egemonici o coloniali, per dividere e non per unire. Oggi il ‘Documento sulla fratellanza’ ha il grande merito di confermare il significato spirituale delle religioni, negando definitivamente quelli strumentali da ‘religione civile’ legati ai fondamentalismi. Lo spazio della conferenza pubblica di ‘Civiltà Cattolica’, successivo al Seminario, sarà affidato a una voce ortodossa, una islamica e una ebraica. Impossibile infatti – la storia oltre che la geografia ce lo impedisce –, parlare di Mediterraneo senza coinvolgere la riflessione e la spiritualità propria delle tre grandi religioni abramitiche e pure, tra i cristiani, senza accomunare nella riflessione Roma e Costantinopoli.

Il riconoscimento della fratellanza cambia la prospettiva, e ha portato direttamente a riflettere sul significato della «cittadinanza»: tutti siamo fratelli e quindi tutti siamo cittadini con eguali diritti e doveri, all’ombra dei quali tutti godono della giustizia, hanno scritto Francesco e al-Tayyeb. Deve sparire, dunque, l’idea di «minoranza», che porta con sé le metastasi del tribalismo e dell’ostilità che vede nel volto dell’altro la maschera del nemico. La cittadinanza comune, criterio fondante del vivere insieme, indica – e in particolare ai Paesi del Mediterraneo orientale – una via per uscire dalle secche delle contrapposte visioni.

Si prosegue così un cammino che ha già impegnato anche la Chiesa cattolica in due Sinodi: il Sinodo straordinario per il Libano (1995) e il Sinodo per il Medio Oriente (2010). Questo cammi- no richiede il gusto della profezia perché non è mai lo specchio esatto, la certificazione del presente: richiede una disponibilità che non è da dare sempre per scontata né da parte dei leader politici né da parte di quelli religiosi. Che fare allora? «dobbiamo dare prova di idealismo e di pragmatismo, dobbiamo essere realisti esemplari», ha auspicato il re del Marocco. E questo soprattutto perché, ha specificato il Papa, abbiamo «una grande storia da costruire». Tuttavia il cammino, se condiviso e difeso, può dare molti frutti. Anche per l’Europa, dove non pochi dei suoi abitanti fanno fatica a riconoscersi fratelli e concittadini. In Europa il tema del passaggio da abitanti a cittadini è davvero un punto cruciale per il domani. Ma questo passaggio è un processo, e i processi – ha detto Francesco sul volo di ritorno da Abu Dhabi – «devono maturare, come i fiori, come la frutta».