La Via Francigena, Marcinelle: quante avventure nelle letture dei teenagers

Una vacanza a piedi lungo un pezzo della Via Francigena – la strada che un tempo portava i pellegrini da Canterbury a Roma – non è esattamente quella sognata da Giorgia per l’estate. Zaino in spalla, fatica, sudore, fame, ostelli e gente sconosciuta con cui condividere il cammino: che vacanza orribile le si prospetta? Eppure resistere alla decisone dei genitori è impossibile. Per Giorgia sono tempi complicati, la sua vita di figlia adottiva alle soglie dell’adolescenza sembra franarle addosso. Vorrebbe sapere da dove viene, conoscere la sua madre biologica, costruire la propria identità a partire dalla bambina che è stata prima che Davide e Diana diventassero i suoi nuovi genitori. Abbandonata sì, ma da chi e perché?
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E’ la psicologa a convincerla che quel cammino in mezzo alla natura e soprattutto il silenzio, possono essere l’occasione buona per ascoltarsi, finalmente. Il fatto è che invece, come spesso succede, quel viaggio da Lucca a Roma così temuto, con le sue regole e le sue imprevedibili e inattese esperienze, scardina le granitiche resistenze di Giorgia e insieme le apre nuove zone di osservazione e di giudizio sulla realtà. Sono gli incontri soprattutto la vera sorpresa, il confronto con altre famiglie e i loro problemi, con altri modi di essere genitori e figli, di essere amici. Con Viola la ragazza che viaggia sola ma racconta che suo padre presto la raggiungerà; con la famiglia di Giacomo e Matteo, con Leonardo e suo figlio Gus e la loro fatica di parlarsi. E non ultimi con le due guide del cammino, Gaia e Fabien, coppia giovane e affiatata, “visi accoglienti da persone buone”. Un gruppo eterogeneo in cui tutti sembrano avere un peso sul cuore benché tutti sperino di trovare qualcosa per sé nel cammino. Per Giorgia la svolta arriva alla quarta tappa con un libro trovato strada facendo che nasconde tra le pagine una misteriosa lettera firmata da un ragazzo che sta percorrendo la stessa strada. Chi è il fantomatico Alessio e cosa nasconde il suo bisogno di comunicare dovrà scoprirlo proprio Giorgia attraverso una serie di indizi e riflessioni su parole chiave disseminate sul percorso. Parole che fanno bene al cuore e rendono più lieve il cammino, la strada che alla fine mantiene le sue promesse. A un passo dalle stelle (Giunti; 12 euro) è un romanzo pieno di tenerezza per le inquietudini e le fatiche esistenziali di giovani e adulti. Daniela Palumbo sa raccontarle bene dentro la trama di un viaggio salvifico in cui ciascuno dipana il proprio groviglio interiore passo dopo passo, scoprendo che nessuno può salvarsi da solo. Dai 14 anni.

Nessuno di quelli che dopo la guerra erano rimasti al Paese, e avevano salutato mariti, padri e fratelli emigrati in Belgio per fare i minatori, avrebbe potuto immaginare quale vita dura, pericolosa e malsana si nascondeva dietro i soldi che gli uomini spedivano a casa una o due volte al mese.
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Fulvio e sua mamma lasciano il paesello dell’Abruzzo e una vita piena di stenti per raggiungere in treno Marcinelle, dove le miniere di carbone attraggono manodopera italiana a bosso costo. E’ una vecchia storia che tanto ha a che fare con quella di oggi: gli emigranti partono pensando di trovare una vita migliore e un lavoro dignitoso; le donne e i bambini immaginano una casa decorosa e un futuro pieno di speranze. Tutti hanno voglia di ricominciare daccapo in un Paese nuovo e sconosciuto ma si sbagliano. Non c’è solo la miniera con la sua polvere di carbone tossica, le ore di lavoro massacrante in condizioni pessime e di insicurezza totale. Ci sono anche i belgi che odiano gli italiani, “les italiens mangiaspaghetti” come spregevolmente li chiamano, colpevoli di portar via loro il lavoro. Il rancore è tangibile tra gli adulti ma anche i ragazzi quanto a rivalità, dispetti e insulti non sono da meno. Fulvio che ha un carattere aperto, è intelligente, schietto e coraggioso fa presto amicizia con il gruppo di coetanei, figli di immigrati, ma la banda si scontra ripetutamente con i ragazzi belgi che scimmiottano nell’odio razzista i loro genitori. E quando la rivalità sfocia in una prova di coraggio per la supremazia e il controllo del territorio, in una calda mattina di agosto, Fulvio è in prima linea a sfidare la temeraria Paulette. I ragazzi ignorano che a Marcinelle nelle profondità della miniera, tra cunicoli, gallerie, ascensori e carrelli quel giorno avrebbero incontrato il finimondo. Sessant’anni dopo quella sciagura Storia e finzione si intrecciano in Giù nella miniera, (Einaudi Ragazzi; 11 euro) firmato da Igor De Amicis e Paola Luciani, un Commissario di Polizia penitenziaria e un’insegnante di scuola primaria, entrambi scrittori per vocazione. Un romanzo che racconta le fatiche e le sofferenze degli immigrati, quando gli immigrati eravamo noi. Poveri, disperati e in cerca di una vita migliore. Bellissimo. Dai 12 anni

Quanto si commisera il povero Winston! Un giorno sente di avere una piccola spina nella zampa e allora, apriti cielo, il resto del mondo può andare a catafascio, lui non se ne accorge, troppo impegnato a pensare alla propria spina.
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ll problema monopolizza la sua attenzione, gli impedisce di pensare ad altro; gli amici lo invitano a fare un’incursione tra i rifiuti o i copertoni d’auto, a scavare qualche buca nelle aiuole ma lui niente. Non riesce a occuparsi d’altro se non della spina, sentendosi vittima della sfortuna più nera. E così non si accorge che invece ai suoi compagni capitano le disavventure più strane e i disastri più neri. Cammina cammina succede che anche la spina se ne va da sola. Ma per chi non vede altro che la propria bua, non c’è tregua né alternativa a compiangersi. E se la spina non c’è più ecco spuntare un nuovo disturbo a tormentare il povero Winston: un dentino che dondola. Urge correre dal veterinario dove le sorprese non mancherebbero se solo il noiosissimo Winston smettesse di piangersi addosso. Povero Winston! (Giralangolo; 15 euro) dice ai giovani lettori quanto eccessivo sia sentirsi perennemente vittime di un destino avverso, sventurati e sfortunati come nessun altro. Una storia firmata dall’autrice inglese Pamela Duncan Edwards con le illustrazioni del giovane artista londinese Benji Davies fresco vincitore in Italia del premio Nati per leggere e del Premio Andersen 2016 per Sulla collina, miglior libro da 0 a 6 anni, pubblicato sempre dall’editore Giralangolo. Dai 3 anni.

Il pinguino Mario è coraggioso, ma anche spericolato, si lancia senza paura dalla cima di un iceberg, si fionda con l’elastico per prendere il volo come gli uccelli di cui invidia le grandi ali, non ha alcun timore a schizzare verso il cielo a bordo di un razzo… Eppure, cosa insolita per un pinguino, Mario una paura inconfessabile ce l’ha: teme l’acqua e le creature degli abissi. Non sa nuotare.  Gli amichetti sospettano qualcosa ma Mario è abile a depistarli. Il problema è come raggiungere l’iceberg numero 9 per mangiare pesce fritto e non fare brutte figure. Eppure una serie di mirabolanti avventure lo porteranno alla meta. Mario Pinguino Temerario (Il Castoro; 13,50 euro) è uno spassoso albo a figure stile fumetto, da leggere e interpretare insieme ai più piccini che saranno sorpresi e divertiti da tutti i tentativi goffi e fallimentari del pinguino pauroso e pasticcione. Che solo alla fine scoprirà come si possono affrontare le paure. L’autore, Andy Rash illustratore di molti libri per bambini pubblicati in America collabora con giornali e riviste come il New York Times, The Wall Street Journal, Time, Wired e New Yorker. Dai 4 anni

La colonna sonora della paura è fatta di scricchiolii, traballamenti, ticchettii, tonfi, brontolii, fruscii… Se si tendono le orecchie, la casa risuona di rumori inquietanti. Spia di presenze nascoste? Di mostri spaventosi pronti a manifestarsi? Il piccolo gatto Filo, che un udito finissimo ce l’ha, non capisce da dove arrivino tutti quei suoni e, spaventato, finisce per fantasticare mostri e strane creature nascoste sotto il letto, dentro l’armadio, in bagno o dietro le tende del salotto.
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Che fare? Non c’è altra soluzione che rincorrere mamma Gatta, ovunque si sposti, e rimanere a giocare accanto a lei, perché da solo la paura di quella minaccia è insopportabile. Ma se la situazione si ribalta? Se è la mamma improvvisamente ad avvertire strani rumorini arrivare da vari angoli della casa, il piccolo Filo cosa può fare? Alzare le orecchie, ispezionare le stanze e trovare una spiegazione ragionevole a tutto. A tutto tranne che a quell’ultimo rumore che arriva dalla porta d’ingresso… Le paure di gatto Filo (Kalandraka; 14 euro) è un albo a figure delicato, nel contenuto e nella forma, a cominciare dalle tavole a pastello di Rocìo Martìnez,. Una storia che guida i più piccoli a guardare con maggiore tranquillità e realismo ai tanti angoli di casa che l’immaginazione spesso trasfigura in luoghi minacciosi. Una chicca nell’illustrazione che rappresenta il salotto di casa: aperto sulla poltrona l’autrice ha sistemato un libro famoso che evidentemente Filo sta leggendo, “Il paese dei mostri selvaggi”. Un omaggio al grande Maurice Sendak. Dai 3 anni

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