La vera sfida alla democrazia è l’educazione


L’Osservatore Romano

Seminario organizzato dalla fondazione «Gravissimum Educationis» in preparazione all’incontro convocato dal Papa a maggio del prossimo anno.
Gli specialisti parlano di “cambiamento epocale” e di “società liquida”. Le democrazie contemporanee appaiono “strattonate” tra le turbolenze di un mondo in cui emergono i nuovi populismi, l’influenza di nuove élite politiche, economiche e finanziarie e un crescente divario tra classe politica e società civile. È questo il contesto — e anche la sfida storica e culturale — evidenziato al seminario internazionale voluto dalla Fondazione pontificia Gravissimum Educationis, per presentare il progetto: «Democrazia: un’urgenza educativa in contesti pluriculturali e plurireligiosi». Perché, dicono gli organizzatori, occorre di nuovo educare alla democrazia.
Riuniti il 16 e il 17 settembre presso la sede della fondazione in Vaticano, una trentina di esperti si confrontano e impostano le attività di questa iniziativa che coinvolge quattordici università nel mondo (Africa, America latina, America del nord, Asia, Europa e Medio oriente) e che si inserisce nel cammino di preparazione al grande incontro internazionale annunciato da Papa Francesco per il prossimo 14 maggio a Roma: «Ricostruire il patto globale per l’educazione». 
La Chiesa — ha detto in apertura dei lavori il cardinale Giuseppe Versaldi, prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica e presidente della Fondazione che venne fondata nel 2015 da Papa Francesco in seno al medesimo dicastero — è consapevole che «la democrazia non può essere un fine in se stessa ma sempre un mezzo al servizio della realizzazione degli ideali più alti della persona e della società». E, registrando l’attuale crisi planetaria e il diffuso «declino delle ideologie», cerca di rispondere al bisogno di una voce, di «grandi narrazioni che indicano la strada, spiegano il divenire, contengono speranze». 
Questa Chiesa — «esperta di umanità», come ebbe a dire Paolo VI — si propone «come un’istituzione planetaria con una visione ampia e una missione storico-universale». E si inserisce, perciò, nel dibattito sociale, culturale e politico. 
È questo il senso del progetto presentato in Vaticano. Esso procede lungo due direttrici: una intellettuale, mediante ricerche sul rapporto tra educazione e democrazia, e una formativa, attraverso percorsi di educazione alla cittadinanza democratica. «La vera sfida alla democrazia — ha affermato monsignor Guy-Réal Thivierge, segretario generale della Fondazione — è l’educazione. Papa Francesco afferma con forza: “Se vogliamo cambiare il mondo, dobbiamo prima cambiare l’istruzione”. Questo è il prezzo da pagare per stabilire un “buon governo” per le nostre comunità, i nostri Paesi e il mondo intero». 
È stata perciò intrecciata una rete mondiale di collaborazioni volta ad avviare percorsi formativi in grado di trasformare le prassi democratiche, informandole dei valori positivi della pace, della solidarietà, del bene comune. In tal modo, è stato spiegato, il progetto «vuole contribuire all’armonica convivenza di cittadini di fedi religiose, orizzonti etici e tradizioni diverse in sistemi democratici plurali, fondati sul mutuo riconoscimento delle identità e dei relativi interessi legittimi». 
In concreto si perseguono alcuni risultati specifici: organizzare un gruppo internazionale di esperti, docenti, dottorandi, attori pubblici e privati, che promuova un dibattito aperto sulla democrazia; fondare un pensiero democratico attento ai principi e ai valori del pensiero sociale della Chiesa coordinato alle nuove sfide educative; promuovere percorsi di educazione alla cittadinanza democratica rivolti al mondo scolastico e universitario; pubblicare una guida per gli educatori dei giovani.
«Il pensiero democratico e le forme politico-istituzionali della democrazia moderna — ha detto Thivierge — sono stati concepiti in un’epoca e in contesti che non esistono più oggi. Il cambiamento culturale e sociale è stato molto rapido, quindi gli adeguamenti teorici e giuridico-politici non sono riusciti a stare al passo con il mondo che cambia». Da qui l’urgenza di «ridefinire i principi, le istituzioni e le regole di convivenza per il XXI secolo». 
E, in risposta alle sollecitazioni del Papa riguardo alla necessità di ricostruire il patto globale per l’educazione, l’obiettivo del progetto è quello di «riaccendere, in prospettiva interreligiosa, il nostro impegno con e per le giovani generazioni per un’istruzione più aperta e inclusiva, in cui l’ascolto, il dialogo e la comprensione svolgano un ruolo cruciale».
L’Osservatore Romano, 17-18 settembre 2019.