La tv come pietra divelta che scopre un mondo risorto

Cari Amici,
buona Pasqua, ne abbiamo bisogno. Ne ha bisogno il mondo, il Centrafrica in particolare, la Nigeria e il Medio Oriente. Ne ha bisogno l’Italia, per risorgere almeno un po’. Ne ha bisogno la Chiesa che in Papa Francesco ha ricevuto in anticipo dal Signore il dono pasquale più affascinante e inatteso. Buona Pasqua a Benedetto XVI, indimenticato nocchiero della barca di Pietro, ora a riposo: che il ritmo nuovo delle sue giornate lo gratifichi e lo rinfranchi. Buona Pasqua a tutti i nostri telespettatori, che sono privilegiati interlocutori: noi esistiamo e ci agitiamo per loro, per soddisfarli il più possibile. Molti di nuovi se ne sono aggiunti in queste ultime settimane, e in genere ammettono di aver fatto una scoperta avvincente. Deo gratias. Speriamo che il giro si allarghi ancora, che il servizio che stiamo mettendo in piedi tutti i giorni raggiunga il suo vero scopo: non abbiamo interessi economici da vantare o far valere, abbiamo solo la gioia di poter essere utili. Di rispondere agli appelli di quelle persone che appartengono alle periferie del mondo. Un’espressione che ha cominciato a divenirci familiare con il nuovo Papa: solo nell’omelia della Messa del Crisma di ieri, giovedì santo, le ha menzionate cinque volte. Sono state per decenni il suo mondo, il suo ambiente, il suo assillo: non lo devono diventare automaticamente o per ruffianeria anche il nostro. È piuttosto per ragionamento che desideriamo arrivarci perché forse il nuovo Papa con quella espressione vuol riferirsi alla gente semplice e negletta di cui noi, nel nostro piccolo, abbiamo parlato decine di volte, scoprendola viva, vitale, con una sua personalità, dei suoi gusti. E per questa tenuta lontano. Sono i cittadini che non contano, eppure per altri versi e con altri occhi contano e come moltissimo: sono i nostri privilegiati. Posso dirvi una mia impressione? Che questa nostra tv, piccola esperienza nell’immenso campo dell’emittenza, grazie al metodo faccia a faccia, dell’interferenza continua, delle ottomila telefonate alla settimana, è diventata come una pietra divelta che ha scoperchiato un mondo che c’era ma non si voleva far esistere. Buona Pasqua, amici. Buona Pasqua a ciascuno, a ciascuna, senza trascurare alcuno. Con un abbraccio.

Dino Boffo

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