La settimana di Papa Francesco

Nella cappella di Casa Santa Marta il Papa presiede la cerimonia per la consegna del pallio al Patriarca di Gerusalemme dei latini, monsignor Pierbattista Pizzaballa (28 ottobre)

Osservatore

29 ottobre 2020

Venerdì 23

Urge un nuovo e più inclusivo paradigma  economico

Esprimo  gratitudine a EcoOne, l’iniziativa ecologica del Movimento dei Focolari, e ai rappresentanti del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e del Movimento Cattolico Mondiale per il Clima.Ricordare la convinzione di Chiara Lubich che il mondo porta in sé un carisma di unità.C’è l’urgenza di un nuovo e più inclusivo paradigma socio-economico, che possa riflettere la verità che siamo «un’unica umanità».Sviluppare e attuare misure concrete, che favoriscano la dignità di tutte le persone nei rapporti umani, familiari e lavorativi, combattendo allo stesso tempo le cause strutturali della povertà e lavorando per proteggere l’ambiente.Un’ecologia integrale richiede una profonda conversione interiore, a livello sia personale che comunitario.Le grandi sfide che dobbiamo affrontare: i cambiamenti climatici,  uno sviluppo sostenibile e il contributo che la religione può dare alla crisi ambientale.

Rompere la logica dell’egoismo

È essenziale rompere con la logica dello sfruttamento e dell’egoismo e promuovere la pratica di uno stile di vita sobrio, semplice e umile.

(Messaggio all’Incontro del Movimento dei Focolari, svoltosi a Castel Gandolfo)

Sabato 24

Sull’esempio della serva del Signore

Il Marianum, fin dalla nascita, è affidato ai Servi di Maria. Auguro a ciascuno di voi di vivere il servizio sull’esempio della «serva del Signore». Uno stile mariano gioverà tanto alla teologia e alla Chiesa.

A scuola da Maria

Andare a scuola da Maria è andare a scuola di fede. Ella, maestra perché discepola, insegna bene l’alfabeto della vita  cristiana. Il Concilio Vaticano II  ha rimesso in luce la bellezza della Chiesa  togliendo la polvere che si era depositata su di essa nei secoli. Maria è madre e donna. Anche la Chiesa è madre e donna.La Theotokos  è anche madre di tutti noi. Ha reso Dio nostro fratello e in quanto madre può rendere più fraterni la Chiesa e il mondo.

C’è bisogno di maternità

Abbiamo bisogno di maternità, di chi generi e rigeneri la vita con tenerezza, perché solo il dono, la cura e la condivisione tengono insieme la famiglia umana. Pensiamo il mondo senza le madri: non ha avvenire. Gli utili e il profitto, da soli, non danno futuro, anzi a volte accrescono disuguaglianze e ingiustizie. Le madri, invece, fanno sentire ogni figlio a casa e danno speranza.Maria è madre che insegna l’arte dell’incontro e del camminare insieme. Il dato mariologico forse più antico del Nuovo Testamento dice che il Salvatore è «nato da donna». La pietà popolare attinge con naturalezza alla Madonna. La mariologia la segua con attenzione, la promuova, la purifichi, restando attenta ai “segni dei tempi mariani” che percorrono la nostra epoca.

Spazi più degni per la donna nella Chiesa

La mariologia può contribuire a portare nella cultura, anche attraverso l’arte e la poesia, la bellezza che umanizza e infonde speranza. Ed è chiamata a ricercare spazi più degni per la donna nella Chiesa.(Alla Pontificia facoltà teologica Marianum ricevuta nell’Aula Paolo VI)

La politica forma alta di carità

Paolo VI , riprendendo anche la tradizione di un altro Papa [Pio XI], diceva che la politica era una delle forme più alte della carità. La politica non è solo un’arte, ma per i cristiani nobilita e molto spesso porta al sacrificio della propria vita, del proprio tempo privato… per il bene degli altri.

Far crescere il paese

Il politico ha nelle sue mani una missione molto difficile… verso il paese, verso la nazione e verso la patria. Ha la missione di far progredire il paese, attraverso l’agricoltura, l’allevamento, l’attività mineraria, la ricerca, l’educazione, l’arte… E questo è logorante.

Consolidare la nazione

Ha la missione di consolidare la nazione, come organismo di leggi, di modi di procedere, di consuetudini. So che non è facile, perciò trasmetta ai membri del suo parlamento ciò che pensa il Papa al riguardo: il mio grande rispetto per la vocazione politica. Consolidare la nazione a volte presuppone difficoltà di intesa con i localismi, in tutti i paesi ci sono.

Costruire la patria

Forse la cosa più difficile è far progredire la patria perché qui entriamo in un rapporto di filiazione.

La patria è qualcosa che abbiamo ricevuto dai nostri anziani ed è qualcosa che dobbiamo dare ai nostri figli.

Costruire la patria con tutti. Non è facile. Costruire la patria dove non ci è consentito fare tabula rasa. In un’impresa è consentito, nella patria no.

E non ci è neanche permesso andarci a rifugiare in quello che è stato cinquanta, cento anni fa.

Forse la fantasia tradizionalista è di tornare alle radici. Traggo l’ispirazione. Sono figlio, ma devo anche essere padre nel futuro. Per questo devo vivere un presente che implica per me discernimento.

Per me è la cosa più difficile dell’essere un politico: far crescere la patria.

Perché si trovano sempre alibi per questo. Alibi mascherati di modernità o di restaurazionismo. I movimenti sono vari.

Alibi e ideologie

Qui entrano in gioco le ideologie: costruire una patria nella mia mente, con una mia idea, non con la realtà del popolo che ho ricevuto, che sto portando avanti, che sto vivendo. Due anni fa è stato pubblicato qui a Roma un libro di un intellettuale italiano del Partito Comunista. Ha un titolo molto suggestivo: Sindrome 1933.  Molto bello. Vale la pena leggerlo.Si riferisce alla Germania, ovviamente. Caduta la repubblica di Weimar, iniziò un miscuglio di possibilità per uscire dalla crisi. E iniziò lì un’ideologia che faceva vedere che il cammino era il nazionalsocialismo, e continuò, e giunse a ciò che conosciamo: il dramma che fu per l’Europa quella patria inventata da un’ideologia.

Imparare dalla storia

Perché le ideologie settarizzano,  decostruiscono la patria, non costruiscono. Imparare questo dalla storia. E quell’uomo nel libro fa con molta delicatezza un paragone con quanto sta accadendo in Europa. Dice: attenzione perché stiamo rifacendo un cammino simile. Desidero ricordare ai politici che non si tratta di manovre o di risolvere casi che ogni giorno arrivano sulla scrivania.

Quella poesia di Jorge Dragone

È molto triste quando le ideologie s’impadroniscono dell’interpretazione di una nazione, di un paese e sfigurano la patria. Mi viene in mente la poesia di Jorge Dragone: “La nostra patria è morta”. È il requiem più doloroso che abbia mai letto ed è di una bellezza straordinaria. Speriamo che non succeda mai a noi

(Al presidente del Governo  di Spagna, Sánchez Pérez-Castejón)

Domenica 25

Il grande comandamento

Nell’odierna pagina evangelica (Mt 22, 34-40), un dottore della Legge domanda a Gesù quale sia «il grande comandamento».La risposta di Gesù riprende e unisce due precetti fondamentali, che Dio ha dato al suo popolo mediante Mosè. E così supera il trabocchetto che gli è stato teso. Il suo interlocutore, infatti, cerca di trascinarlo nella disputa tra gli esperti della Legge sulla gerarchia delle prescrizioni. Ma Gesù stabilisce due cardini essenziali per i credenti di tutti i tempi. Il primo è che la vita morale e religiosa non può ridursi a un’obbedienza ansiosa e forzata.

Amare Dio e il prossimo

Il secondo è che l’amore deve tendere insieme e inseparabilmente verso Dio e verso il prossimo. Questa è una delle principali novità dell’insegnamento di Gesù e ci fa capire che non è vero amore di Dio quello che non si esprime nell’amore del prossimo.Allo stesso modo, non è vero amore del prossimo quello che non attinge dalla relazione con Dio.Ciò significa che tutti i precetti che il Signore ha dato al suo popolo devono essere messi in rapporto con l’amore di Dio e del prossimo. Tutti i comandamenti servono ad attuare, ad esprimere quel duplice indivisibile amore. L’amore per Dio si esprime soprattutto nella preghiera, in particolare nell’adorazione [che] noi trascuriamo tanto.

Non trascurare l’adorazione

Facciamo la preghiera di ringraziamento, la supplica per chiedere qualche cosa…, ma trascuriamo l’adorazione. L’amore per il prossimo, che si chiama anche carità fraterna, è fatto di vicinanza, ascolto, condivisione, cura per l’altro. Tante volte noi tralasciamo di ascoltare l’altro perché è noioso o  mi toglie del tempo, o di portarlo, accompagnarlo nei suoi dolori, nelle sue prove. Ma troviamo sempre il tempo per chiacchierare! Ancora una volta, Gesù ci aiuta ad andare alla sorgente viva e zampillante dell’Amore. Tale sorgente è Dio, da amare totalmente in una comunione che niente e nessuno può spezzare. Comunione che è dono da invocare ogni giorno, ma anche impegno personale perché la nostra vita non si lasci schiavizzare dagli idoli del mondo.

La verifica del cammino di conversione

E la verifica del nostro cammino di conversione e di santità è sempre nell’amore del prossimo.

Se io dico “amo Dio” e non amo il prossimo, non va.

La verifica che io amo Dio è che amo il prossimo.

Finché ci sarà un fratello o una sorella a cui chiudiamo il nostro cuore, saremo ancora lontani dall’essere discepoli come Gesù ci chiede.

Ma la sua divina misericordia non ci permette di scoraggiarci, anzi ci chiama a ricominciare ogni giorno per vivere coerentemente il Vangelo.

L’intercessione di Maria Santissima ci apra il cuore per accogliere il “grande comandamento”, il duplice comandamento dell’amore, che riassume tutta la legge di Dio e da cui dipende la nostra salvezza.

Promuovere giustizia e bene comune in Nigeria

Seguo con particolare preoccupazione le notizie che giungono dalla Nigeria, circa gli scontri violenti avvenuti di recente tra le Forze dell’ordine e alcuni giovani manifestanti.

Preghiamo il Signore affinché si eviti sempre ogni forma di violenza, nella costante ricerca dell’armonia sociale attraverso la promozione della giustizia e del bene comune.

(Angelus in piazza San Pietro)

Mercoledì 28

Una «signora» che si chiama covid

Oggi come abbiamo fatto nelle udienze precedenti, io rimarrò qui. A me piacerebbe tanto scendere, salutare ognuno, ma dobbiamo mantenere le distanze, perché se io scendo si fa un assembramento, e questo è contro le cure, le precauzioni che dobbiamo avere davanti a questa “signora” che si chiama Covid.

La preghiera di Gesù

Nel nostro itinerario di catechesi sulla preghiera, dopo aver percorso l’Antico Testamento, arriviamo ora a Gesù. E Gesù pregava.L’esordio della sua missione pubblica avviene con il battesimo nel Giordano.Il primo atto pubblico di Gesù è dunque la partecipazione a una preghiera corale, una preghiera del popolo che va a farsi battezzare, una preghiera penitenziale, dove tutti si riconoscevano peccatori.Egli prega con i peccatori del popolo di Dio. Gesù è il Giusto, non è peccatore. Ma Lui ha voluto scendere fino a noi, peccatori, e Lui prega con noi, e quando noi preghiamo Lui è con noi.Gesù sempre prega con il suo popolo, sempre prega con noi. Mai preghiamo da soli, sempre preghiamo con Gesù. Non rimane sulla sponda opposta del fiume  — “Io sono giusto, voi peccatori” —  per marcare la sua diversità e distanza dal popolo disobbediente.Ma immerge i suoi piedi nelle stesse acque di purificazione. Questa è la grandezza di Dio.Così, inaugurando la sua missione, Gesù si mette a capofila di un popolo di penitenti, come incaricandosi di aprire una breccia attraverso la quale tutti quanti noi dobbiamo avere il coraggio di passare.Se in una sera di orazione ci sentiamo fiacchi e vuoti, se ci sembra che la vita sia stata del tutto inutile, dobbiamo in quell’istante supplicare che la preghiera di Gesù diventi anche la nostra. In quel momento, occorre affidarsi a Lui perché preghi per noi.

Anche per i peccatori della peggior specie

Se noi abbiamo fiducia, udremo allora una voce dal cielo — più forte di quella che sale dai bassifondi di noi stessi —  bisbigliare parole di tenerezza.Anche se fossimo respinti da tutti, peccatori della peggior specie. Per pregare ci vuole umiltà.

Con i fedeli polacchi il ricordo di Wojtyła

Giovanni Paolo II  ha sempre esortato a un amore privilegiato per gli ultimi e gli indifesi e per la tutela di ogni essere umano, dal concepimento fino alla morte naturale. Per intercessione di Maria Santissima e del Santo Pontefice polacco, chiedo a Dio di suscitare nei cuori di tutti il rispetto per la vita dei nostri fratelli, specialmente dei più fragili e indifesi, e di dare forza a coloro che la accolgono e se ne prendono cura, anche quando ciò richiede un amore eroico.

In Camerun un atto crudele e insensato

Mi unisco al dolore delle famiglie dei giovani studenti barbaramente uccisi sabato scorso a Kumba, in Camerun. Provo grande sconcerto per un atto tanto crudele e insensato, che ha strappato alla vita i piccoli innocenti mentre seguivano le lezioni a scuola. Dio illumini i cuori, perché gesti simili non siano mai più ripetuti e perché le martoriate regioni del Nord-Ovest e Sud-Ovest del Paese possano ritrovare la pace! Auspico che le armi tacciano e che possa essere garantita la sicurezza di tutti e il diritto di ciascun giovane all’educazione e al futuro.Esprimo alle famiglie, alla città di Kumba e a tutto il Camerun il mio affetto e invoco il conforto che solo Dio può dare

(Udienza generale nell’Aula Paolo VI)