La Scrittura si può comprendere solo con lo sguardo fisso su di Gesù. Ma serve uno sguardo non passivo, ma libero, perché Lui vuole essere accettato liberamente

«Gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro…» (Lc 4,20)

Il brano del Vangelo proposto è preso dal primo e dal quarto capitolo del Vangelo di Luca: mi stupisce sempre, leggendo la prima parte, come tutto il lavoro di Luca sia fatto con l’obiettivo di dimostrare a una solo persona la grandezza di quello che è successo («Così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto»).

Della lettura evangelica mi ha colpito un piccolo particolare, cioè la condizione degli ascoltatori riportata dall’evangelista al termine della lettura del brano di Isaia: «Gli occhi di tutti erano fissi su di Lui». Continua l’evangelista dicendo «Allora cominciò a dire loro».

La vera questione che capisco, dalla lettura di questo Vangelo, è il modo di agire di Gesù: la scrittura si può comprendere solo con lo sguardo fisso su di Lui.

Tuttavia serve uno sguardo non passivo, ma libero, perché Lui vuole essere accettato liberamente. Può anche esser rifiutato. Infatti l’episodio termina con il rifiuto dei presenti alla novità portata da Gesù.

fonte: vinonuovo.it