La rappresentazione artistica della scena della Natività nel IV secolo. In difesa del bue e dell’asino

di Fabrizio Bisconti

“Maria pose il suo bimbo in una mangiatoia” (Luca 2, 7). Questo veloce passaggio evangelico suggerisce al Santo Padre, nel suo ultimo scritto una serie di riflessioni che conducono verso la meditazione intertestamentaria e, in particolare, verso Isaia 1, 3 – “Il bue conosce il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende” – e verso la versione greca di Abacuc (3, 2): “In mezzo ai due esseri viventi (…) tu sarai conosciuto, quando sarà venuto il tempo, tu apparirai”. A questo ultimo riguardo, Benedetto XVI, considerando i due esseri viventi come i due cherubini che appaiono sull’arca dell’alleanza, secondo Esodo 25, 18-20, stabilisce un’analogia tra l’arca e la mangiatoia, quella mangiatoia in cui il Signore è custodito e conosciuto. In questo contesto, il bue e l’asino rappresentano l’umanità inconsapevole, che prende coscienza dinanzi al Bambino, acquisendo il dono della conoscenza. È per questo che – conclude il Santo Padre – l’iconografia cristiana ha colto questo motivo, è per questo che “nessuna raffigurazione del presepe rinuncia al bue e all’asino”.
Se le prime allusioni alla profezia messianica compaiono nelle pitture catacombali romane già nel III secolo, il tema del presepe, nella sua complessità, viene concepito in un’officina romana che, nella prima metà del IV secolo, produsse un rilievo funerario, datato ad annum, nel 343, ma oggi purtroppo scomparso. Da quel momento, la scena si diffonde e – come si diceva – presenta, quali elementi fissi, il bue e l’asino, tanto è vero che in una tarda scena di Bawit essi appaiono isolati, privi addirittura del Bambino, mentre nell’ipogeo di Santa Maria in Stelle in Valpantena, presso Verona, essi affiancano la mangiatoia, secondo uno schema che ritorna, alla fine del IV secolo, nel coperchio del sarcofago di Stilicone o di Sant’Ambrogio a Milano.
Una delle rappresentazioni più complete del presepe decora il coperchio del sarcofago di Boville Ernica, presso Frosinone. Il rilievo, riferibile agli anni centrali del iv secolo, accoglie la scena della Natività associata a quella dell’adorazione dei magi. I tre re indicano la stella situata sulla tettoia che copre la mangiatoia viminea, che accoglie il Bambino in fasce, mentre Maria, che porta la destra al mento in segno di malinconia, è accompagnata da una figura femminile, che stringe le ginocchia con le mani per indicare un forte dolore. In questa figura, potremmo riconoscere la levatrice incredula Salome, a cui si riferiscono gli scritti apocrifi dell’Infantia Salvatoris, ossia il Protovangelo di Giacomo e il Vangelo dello Pseudo-Matteo. Nel rilievo sono scolpiti, poi, il bue e l’asino e un personaggio maschile, da identificare con un profeta, forse Isaia o Balaam, o con un pastore.

(©L’Osservatore Romano 23 dicembre 2012)