La prossima GMG porterà frutti copiosi a tutta la Chiesa

Mons. Enrico Dal Covolo, rettore della Lateranense, racconta il suo viaggio in Brasile, in vista di Rio 2013

ROMA,  (ZENIT.org) – Ha una profonda tradizione cristiana, ma è anche il paese della samba e della bossa nova. Ha dato i natali al grande Pelè: è il Brasile, il paese più grande del Sud America sul quale, durante i prossimi quattro anni, si accenderanno i riflettori di tutto il pianeta.

Non solo, infatti, ospiterà le prossime Olimpiadi (2016) e i prossimi mondiali di calcio (2014), ma nel 2013 centinaia di migliaia di giovani da tutto il mondo raggiungeranno Rio de Janeiro per incontrarsi, e incontrare Benedetto XVI, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù (23-28 luglio).

Dopo Madrid 2011, infatti, il paese verde-oro ospiterà un evento che si preannuncia colorato e carico di significato religioso, ma anche, come testimoniano le passate Giornate, un’opportunità straordinaria di evangelizzazione.

Andate e fate discepoli tutti i popoli!: il gran finale del Vangelo di Matteo non poteva meglio rappresentare un evento atteso non solo dai giovani, ma da tutti coloro che riconoscono in Gesù Cristo il senso della vita e della storia.

Il Rettore della Pontificia Università Lateranense, il vescovo Enrico Dal Covolo, ha voluto preparare a questo evento la comunità accademica lateranense, recandosi in terra brasiliana. Dal 29 luglio al 21 agosto, infatti, monsignor Dal Covolo ha visitato seminari, università, istituti teologici, comunità cristiane, da Brasilia a Porto Alegre, e ha incontrato numerosi Vescovi, per condividere con loro la missione accademica e pastorale di quella che, a titolo tutto speciale, è l’Università del Papa.

A monsignor Dal Covolo, ZENIT ha chiesto di raccontare questa avventura speciale.

Eccellenza, quali sono le tre immagini più significative che il suo cuore ha fotografato durante il tour brasiliano?

Mons. Enrico Dal Covolo: È difficile sintetizzare, perché l’esperienza vissuta è talmente ricca e intensa, che temo di banalizzarla, mentre la racconto. Ma se devo scegliere tre immagini, richiamerò anzitutto la vivacità straordinaria della Chiesa brasiliana: le nuove comunità, ma anche le presenze ormai collaudate da lunghi anni di evangelizzazione, trasmettono una grande speranza. In particolare – ed è la seconda immagine – ho apprezzato il lavoro che stanno compiendo le numerose e affollate Università pontificie e cattoliche del Brasile. Infine, da figlio di Don Bosco, mi sono compiaciuto vivamente nel constatare quanto hanno fatto, e continuano a fare, i Salesiani negli ambiti dell’evangelizzazione e della promozione umana del territorio: a Porto Alegre, il 16 agosto, ho presieduto la celebrazione eucaristica nel giorno del compleanno di Don Bosco. Un entusiasmo senza pari!

Ci sintetizzi le tappe principali della sua visita.

Mons. Enrico Dal Covolo: La prima tappa è stata San Paolo. Sono stato ospite degli Araldi del Vangelo. Ho visitato la Comunità denominata “Canzon Nuova”, tutta dedita all’evangelizzazione attraverso i mezzi della comunicazione sociale. Soprattutto ho visitato l’Istituto di Diritto Canonico “Pe. Giuseppe B. Pegoraro”, aggregato all’Istituto “Utriusque Iuris” del Laterano. Ho incontrato l’Arcivescovo, il cardinale Scherer, con alcuni Ausiliari, e ad Aparecida il Presidente della Conferenza Episcopale Brasiliana, il cardinale Assis. La seconda tappa è stata Campogrande, dove ho firmato una convenzione con l’Università Cattolica Don Bosco. Poi Brasilia, sede di una prossima affiliazione lateranense: è il quadriennio teologico del Seminario missionario “Redemptoris Mater”. In questa capitale – la città del sogno di Don Bosco! – sono stati importanti gli incontri con il cardinale Falcão, con l’Arcivescovo della Diocesi e con il Nunzio Apostolico. Dopo Curitiba e Porto Alegre ho raggiunto Rio de Janeiro e Belo Horizonte. A Rio ho incontrato l’Arcivescovo Orani Tempesta, e i suoi Ausiliari, per prevedere e organizzare la partecipazione di una rappresentanza dell’Università Lateranense alla Giornata Mondiale della Gioventù. In tutti questi incontri ho cercato di insistere sull’idea autentica di Università – riferendomi soprattutto al magistero del beato cardinale Newman e di papa Benedetto XVI –  come risposta efficace di fronte all’emergenza educativa che ci fascia. Di fatto, mi convinco sempre di più che noi abbiamo tra le mani una risposta efficace per uscire dalla crisi, anche se a volte non ce ne rendiamo del tutto conto: questa risposta è una Università che funziona bene, cioè una Università che sia luogo inesausto di dialogo tra la fede e la ragione, una fucina fervente di formazione dei formatori.

Ha, quindi, visitato diversi istituti collegati a vario titolo con l’Università del Laterano. Quanto è importante per lei la dimensione internazionale dell’Ateneo che ha l’onore di reggere?

Mons. Enrico Dal Covolo: Direi che il gran finale di Matteo 28,19 – “Andate e fate discepoli tutti i popoli” – si attaglia in modo peculiare alla missione dell’Università del Papa. Ovviamente, nello specifico della missione accademica, che è missione di insegnamento e di ricerca scientifica. Ma proprio questa missione, nel contesto socio-culturale di oggi, non può realizzarsi se non “in rete”: cioè nella collaborazione intensa, condivisa, e il più possibile estesa, con altre istituzioni accademiche, a raggio mondiale. A dire il vero, non basta neppure questa rete accademica internazionale. Bisogna allargarla, nelle forme più opportune, alle varie “agenzie educative” (oggi si dice così), che operano sul territorio.

Ci parli del popolo brasiliano, nell’immaginario collettivo considerato festoso e accogliente. È proprio così?

Mons. Enrico Dal Covolo: È proprio così: festoso e accogliente. Certo, c’è anche il rovescio della medaglia. Il rischio è che prevalgano emozioni passeggere, rispetto a convinzioni ben radicate. Oggi la grande sfida che la Chiesa in Brasile deve affrontare non è più quella di alcune forme radicali della “teologia della liberazione”. La sfida riguarda piuttosto le sette religiose, che per lo più fanno leva sulle emozioni immediate. A fronte di questo duplice rilievo, mi sono persuaso che è decisivo insistere di più su una “teologia testimoniante”, su una “teologia che prega e testimonia il dato di fede”. Noi professori di teologia abbiamo una deformazione professionale: quasi senza accorgercene, riteniamo definitiva la fides quae creditur, cioè i contenuti oggettivi dell’atto di fede. Viceversa, la fede che è creduta non può stare senza la fides qua creditur; non può stare, cioè, senza la testimonianza personale di chi crede. Non per nulla le parole-testamento di Gesù, proprio quelle che ho scelto come mio motto episcopale, sono queste: Eritis mihi testes! Voi, miei discepoli – continua a ripetere il Maestro – voi sarete i miei testimoni, con la vostra vita di ogni giorno! 

L’anno prossimo il Brasile ospiterà la GMG. Come la Chiesa brasiliana sta preparando questo evento?

Mons. Enrico Dal Covolo: Davvero, nella Chiesa brasiliana fervet opus, in maniera impressionante. Una cosa che mi ha colpito è stata la visita all’Arcivescovado di Rio, dove sono stato ospitato in quello che, dopo le opportune ristrutturazioni, dovrà essere l’appartamento del Papa. Significativa è stata la visita del settimo piano dell’episcopio: lo spazio è già interamente allestito, con le più sofisticate attrezzature informatiche e con una sapiente lottizzazione degli ambienti, per le esigenze organizzative e logistiche della Giornata. Nel complesso, è un’attività generosa, che – ne sono certo – porterà frutti copiosi, non solo all’America Latina, ma a tutta la Chiesa e al mondo, grazie alla promessa di Gesù: “Andate dunque… Ecco, io sono con voi fino alla fine del mondo” (Matteo 28,19-20).