La preghiera. Dal carcere l’invocazione al Padre Nostro: «Sto pagando il mio debito»

In carcere l’invito a pregare per il Papa nella giornata mondiale dei poveri. Padre Giunti fa conoscere l’invocazione di un detenuto: “Sto pagando il mio debito, rimetto a te la parola interdetta”

«Il Papa ha sempre avuto una particolare attenzione alle persone detenute, i poveri dei poveri perché sono privi della libertà»: l'invito a pregare per Francesco dalle carceri di tutta Italia

«Il Papa ha sempre avuto una particolare attenzione alle persone detenute, i poveri dei poveri perché sono privi della libertà»: l’invito a pregare per Francesco dalle carceri di tutta Italia

Avvenire

“Padre Nostro che sei nei cieli, sia sempre rispettato il tuo nome…ho attraversato l’inferno invocando il tuo aiuto, la tua guida mi è stata molto cara affinché non mi perdessi del tutto in questa vita strana…Sto pagando il mio debito, rimetto a te la parola interdetta, così sia ora e per sempre nei secoli“.

È il Padre nostro scritto dietro le sbarre da un detenuto del carcere di Alessandria che padre Beppe Giunti, francescano dei minori conventuali, ha conosciuto durante la sue visite “in galera”. Teologo, formatore della cooperativa sociale “Coompany & C” che si occupa di reinserimento sociale dei ristretti nel penitenziario alessandrino, padre Beppe vive a Torino nel Convento Madonna della Guardia: è autore del libro “Padre nostro che sei in galera” (Edizioni Messaggero di Padova) scritto con i “fratelli briganti”, come san Francesco chiamava le persone che erano cadute nelle maglie del crimine.

La sua invocazione suona tanto più attuale alla luce dell’iniziativa lanciata da don Raffaele Grimaldi, ispettore generale delle carceri italiane, diinvitare tutti i reclusi italiani, in occasione della terza Giornata mondiale dei poveri, a pregare per papa Francesco. “Fin dall’inizio del suo pontificato – la sua prima visita l’ha riservata ai giovani ristretti nel carcere minorile di Casal del Marmo – il Papa ha sempre avuto una particolare attenzione alle persone detenute, i poveri dei poveri perché sono privi della libertà, considerati gli scarti della società, quelli per cui qualcuno vorrebbe gettare la chiave e far marcire nelle celle” dice padre Giunti. “Sono briganti, come dice san Francesco ma nostri fratelli: chi ha commesso un reato è chiamato a pagare il proprio debito con la giustizia ma rimane un uomo, per noi cristiani rimane un figlio di Dio.


Padre Giunti: «I detenuti si sentono abbracciati, hanno capito che il Papa li accoglie: domenica la loro preghiera per Francesco, la preghiera dei poveri dietro le sbarre, sarà una restituzione a quell’abbraccio di padre misericordioso che non giudica»


Per quest’attenzione particolare che questo Papa riserva al mondo carcerario, mentre la Chiesa dedica una giornata ai poveri, i poveri dietro le sbarre pregheranno per lui: per ringraziarlo perché non dimentica mai chi vive la detenzione e con le sue parole anche di denuncia – come è accaduto per l’ergastolo che il Papa ha più volte definito ‘un problema da risolvere’ – invita tutti a non dimenticare chi vive nelle prigioni”. Il francescano parla spesso durante le sue visite nel carcere di Alessandria, in particolare con i collaboratori di giustizia che nel suo libro ha invitato a rileggere il Padre Nostro, della parabola del padre misericordioso.

Padre Beppe Giunti, francescano dei minori conventuali, ha fatto conoscere l'invocazione al Padre Nostro di un detenuto di Alessandria conosciuto durante la sue visite in carcere.

Padre Beppe Giunti, francescano dei minori conventuali, ha fatto conoscere l’invocazione al Padre Nostro di un detenuto di Alessandria conosciuto durante la sue visite in carcere.

“È un padre che attende il figlio scrutando l’orizzonte. Appena lo vede gli corre incontro. Il figlio ha preparato un discorso ma il padre non lo ascolta, lo abbraccia. Ecco il gesto di papa Francesco con i detenuti: li abbraccia perché come Dio Padre non condanna nessuno alla sua pena. E i carcerati, che nella maggior parte sono persone semplici e hanno bisogno di gesti ‘forti’ si sentono abbracciati, hanno capito che il Papa li accoglie: domenica la loro preghiera per Francesco, la preghiera dei poveri dietro le sbarre, sarà una restituzione a quell’abbraccio di padre misericordioso che non giudica“.

Padre Giunti richiama le parole di Francesco pronunciate nei giorni scorsi al congresso dell’Associazione internazionale di diritto penale in cui sottolineava “l’uso improprio della custodia cautelare per cui il numero di detenuti senza condanna già supera ampiamente il 50% per cento della popolazione carceraria” o la necessità di mettere in atto le misure alternative alla detenzione in modo che il periodo dello sconto della pena “sia come prevede la nostra Costituzione all’art.27 un tempo per la rieducazione e il reinserimento nella società: solo facendo in modo, come dice il Papa che nelle celle non venga chiusa la speranza, che le carceri non diventino ‘polveriere di rabbia ma luoghi di recupero’ si può abbattere la recidiva e far voltare pagina chi ha sbagliato.

Il Papa indica la strada per uscire dalle sbarre e i detenuti gli sono grati e, come chiede spesso Francesco, pregano per lui”.