LA PAROLA 6 marzo 2016 Domenica San Giordano 4.a di Quaresima

Gustate e vedete com’è buono il Signore
Liturgia: Gs 5,9a.10-12; Sal 33; 2Cor 5,17-21; Lc 15,1-3.11-32

PREGHIERA DEL MATTINO
Signore, forza di coloro che credono in te, e perdono di coloro che te lo chiedono, l’uomo è fragile e non può nulla senza di te; risveglia in noi il santo desiderio di tornare continuamente a te, sorgente piena di gioia. Concedici di vivere sempre con un cuore misericordioso nell’amore e nel rispetto del tuo santo nome, perché tu non deludi mai coloro che sperano con fiducia in te.

ANTIFONA D’INGRESSO
Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione.

COLLETTA
Padre, che per mezzo del tuo Figlio operi mirabilmente la nostra redenzione, concedi al popolo cristiano di affrettarsi con fede viva e generoso impegno verso la Pasqua ormai vicina. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

PRIMA LETTURA (Gs 5,9a.10-12)
Il popolo di Dio, entrato nella terra promessa, celebra la Pasqua.
Dal libro di Giosuè
In quei giorni, il Signore disse a Giosuè: “Oggi ho allontanato da voi l’infamia dell’Egitto”.
Gli Israeliti rimasero accampati a Galgala e celebrarono la Pasqua al quattordici del mese, alla sera, nelle steppe di Gerico.
Il giorno dopo la Pasqua mangiarono i prodotti della terra, azzimi e frumento abbrustolito in quello stesso giorno.
E a partire dal giorno seguente, come ebbero mangiato i prodotti della terra, la manna cessò. Gli Israeliti non ebbero più manna; quell’anno mangiarono i frutti della terra di Canaan.
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 33)
Gustate e vedete com’è buono il Signore.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.
Gustate e vedete com’è buono il Signore.
Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni paura mi ha liberato.
Gustate e vedete com’è buono il Signore.
Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.
Gustate e vedete com’è buono il Signore.

SECONDA LETTURA (2Cor 5,17-21)
Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.
Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.
In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.
Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.
Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO (Lc 15,18)
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò:
Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te.
Lode e onore a te, Signore Gesù!

VANGELO (Lc 15,1-3.11-32)
Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
Parola del Signore.

OMELIA
Quello che secondo gli scribi e i farisei sarebbe un motivo di accusa nei confronti del Signore fa parte invece della sua missione ed è insito nella sua stessa matura divina. «Dio è amore», dice l’evangelista Giovanni. Lo stesso Gesù ribadisce di non essere venuto per i giusti e per i sani, ma per i peccatori e per i malati. S’intrecciano infatti nella sua vita terrena un susseguirsi di prodigiose guarigioni nel corpo e nello spirito degli uomini che, con fede, si accostavano a Lui. La parabola che segue è tra le più belle e coinvolgenti. In modo efficace ci fa comprendere l’insania dell’uomo che si distacca dal suo Creatore e Padre, per disperdere nel peggiore dei modi i doni di Dio e l’infinita misericordia del Padre che attende a braccia aperte il ritorno del Figlio. Le nostre bramosie, soddisfatte negli spazi della libertà senza Dio, si tramutano in fame e la nostra stessa dignità di figli si tramuta in avvilente servitù. Per nostra fortuna e per grazia di Dio, ci rimane sempre la nostalgia della Casa paterna e la voce della coscienza, per quanto offuscata dal male, non smette mai di pulsarci dentro per farci riscoprire e desiderare la via del ritorno. «Mi alzerò, andrò da mio padre» è stato il grido interiore e il pensiero guida della schiera innumerevole dei convertiti e di tutti coloro che dopo aver sperimentato la disfatta del peccato, hanno ritrovato la via della riconciliazione con Dio. Ci è di ulteriore conforto la certezza che la pesante fatica del ritorno, dalla valle dei porci alla Casa del Padre, è stata portata per noi dallo stesso Cristo, che ci precede carico della croce fino al monte della risurrezione e della festa pasquale. Ci sorprende e ci commuove poi il fatto che mentre nella migliore delle ipotesi dopo il peccato con cui rinneghiamo l’amore divino, noi ci saremmo aspettato un meritato castigo o almeno di essere relegati nel novero dei servi…, siamo invece accolti a braccia aperte dal Padre celeste. Egli ci rivuole come figli e non come schiavi. Il rientro nella sfera del suo amore è motivo di festa grande: Dio vuole renderci partecipi della sua gioia, che trae origine dall’infinito amore che nutre per noi. Come è triste invece l’atteggiamento del Figlio, che non intende partecipare alla festa. Egli non ha compreso che il servizio dato a Dio è motivato solo dall’amore, che diventa misericordia e perdono totale quando ciò che è perduto viene ritrovato. Soltanto chi ama può comprendere la misericordia. Soltanto chi ne ha goduto diventa poi capace di ridonarla come gratitudine a Dio e come amore e perdono verso il prossimo. (Padri Silvestrini)

PREGHIERA SULLE OFFERTE
Ti offriamo con gioia, Signore, questi doni per il sacrificio: aiutaci a celebrarlo con fede sincera e a offrirlo degnamente per la salvezza del mondo. Per Cristo nostro Signore.

ANTIFONA ALLA COMUNIONE
“Rallegrati, figlio mio, perché tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.

PREGHIERA DOPO LA COMUNIONE
O Dio, che illumini ogni uomo che viene in questo mondo, fa’ risplendere su di noi la luce del tuo volto, perché i nostri pensieri siano sempre conformi alla tua sapienza e possiamo amarti con cuore sincero. Per Cristo nostro Signore.

MEDITAZIONE
O Signore, tu non mi hai lasciato allontanare da te. Se mi è capitato talvolta di dimenticarti, tu, mio Dio, mi hai sempre soccorso e sopportato. Quando il mio corpo e la mia anima non potevano più essere saldi, ho gridato verso di te dal fondo del mio abisso. Subito, tu sei accorso e mi hai teso la mano, strappandomi dalla palude della mia miseria, e restituendomi la gioia della tua salvezza.
Ecco, Signore, ecco ciò che sono stato, ecco ciò che sono.
Ebbene, io oggi ritorno a te! Le mie miserie in bella mostra, tu le vedi come le vedo io; e vi è ancora molto che mi sfugge, a causa della cecità o della dimenticanza, ma sono cose che tu vedi.
Quanto ai miei beni, ne ho conservato qualcuno, ma nessuno è integro. Il nemico me ne ha sottratto la maggior parte, ed ha insudiciato ciò di cui non è riuscito a derubarmi; e mi ha avvilito ancora di più!
Guarda che figura faccio davanti a te, Signore! Di fronte al tuo volto, essa è misera, o misericordia sovrana! Non ti nascondo nulla degli angoli e dei recessi più segreti della mia vita, tu lo sai, o divina verità. E ti prego, che tutto in me sia luce davanti a te! Poiché io non temo nessuno come me stesso.
Ho tanta paura, a mia insaputa, ed anche consapevolmente, di ingannarmi! Ma è a te che io credo, Signore, è in te che io spero! Concediti a me, poiché non cerco nient’altro. Abbi pietà di me, Signore, alzati, vieni davanti a me e guarda! Voglio restare saldo nella tua fede, voglio crescere nella speranza. E per ciò che riguarda il tuo amore, mi tengo qui, come un povero e un mendicante di fronte al tuo volto.
GUGLIELMO DI SAINT THIERRY

fonte: laparola.it