La misericordia scandalizza chi si sente giusto

Enzo Bianchi

Nell’Anno Santo siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia del Padre per diventare noi stessi segno efficace dell’agire di Dio. Sulla scia di questo invito del Papa, Enzo Bianchi, priore della comunità ecumenica di Bose, ha pubblicato recentemente per la San Paolo un libro che è un invito alla conversione, intitolato ‘L’amore scandaloso di Dio’. Ma perché la misericordia dà fastidio, scandalizza?

R. – Perché noi uomini abbiamo un concetto di giustizia che è sempre una giustizia un tempo punitiva, poi correttiva. Ma noi abbiamo innestato dentro di noi questo meccanismo, ben detto dal romanzo di Dostoevskij “Delitto e Castigo”: dove c’è il peccato ci deve essere la pena; dove c’è il delitto ci deve essere il castigo. Allora, che un Dio invece, gratuitamente, perdoni il figlio andato via di casa, che non condanni l’adultera, che non ponga condizioni ma al contrario dia il suo perdono infinito: questo ci scandalizza. E più noi ci sentiamo giusti, religiosi, più siamo infastiditi e finiamo per dire: “Ma queste posizioni, queste parole di Gesù sono troppo!”. Effettivamente, noi ci sentiamo turbati a volte dagli atteggiamenti di Gesù.

D. – E chi sono gli scandalizzati dalla misericordia: coloro che si ritengono giusti?

R. – Sono quelli che si ritengono giusti. Dobbiamo anche capire il perché. Devo dire che io, come monaco, ormai ho tutta una vita dietro e lo capisco bene: alcune volte, quando si guarda alla propria vita: tanti sforzi, tante ascesi, tanta disciplina per non commettere i peccati… Allora si è come tentati di dire che, insomma, un po’ giusti lo siamo. Siamo tentati di guardare gli altri e di vederli con i loro peccati, i loro limiti o i loro gravi delitti. Ecco, questo non è cristiano. Gesù ci ha insegnato che intanto tutti siamo peccatori, chi in una maniera chi nell’altra, nessuno può giudicare un altro: solo il Signore lo farà e si conoscerà allora quanto uno è veramente peccatore. Ma noi, in qualche misura, siamo tentati: se siamo religiosi, vogliamo dare l’esempio, l’esemplarità. Insomma, quelli che nel Nuovo Testamento erano una parte di Scribi, Farisei – questi zelanti, questi “giusti incalliti” li chiamo – costoro ci sono sempre, anche oggi, e li vediamo qualche volta che vorrebbero fermare la misericordia di Dio, contenerla, secondo le loro regole.

D. – Lei dà anche un’indicazione per vivere concretamente la misericordia: vedere, sentire, e poi agire però…

R. – Sì, perché la misericordia si fa. Bisogna vedere, fino ad avvicinarci, la prossimità, quindi sentire i sentimenti di misericordia e di compassione che ogni uomo ha; ma poi passare all’azione, perché la misericordia deve essere atteggiamento, comportamento, stile, cura, un impegno fatto con tutta la nostra persona verso l’altro. Non può essere qualcosa di semplicemente spirituale e tantomeno ridursi a delle parole.

D. – Ecco, vediamo che alcuni sono scandalizzati dal Pontificato di Papa Francesco: sarà proprio perché insiste sulla misericordia che, come dice lei, “scandalizza”…

R. – Io sono convinto di sì. Devo dire che nel libro avrei potuto dire ogni volta, leggendo il Vangelo e dicendo: “Qui Gesù ha scandalizzato”, aggiungere che qui Francesco ha scandalizzato, commentando il Vangelo e semplicemente applicandolo. Per cui, c’è un solo problema davvero nei confronti di Papa Francesco: il suo volto misericordioso scandalizza esattamente come il volto di Gesù, né più né meno.

D. – Come vivere questa tempo di Pasqua nel cuore dell’Anno Giubilare dedicato alla misericordia? Che senso darle?

R. – Che diventi un’esperienza della misericordia di Dio su di noi. Che facciamo quest’esperienza; siamo portati a fare misericordia agli altri. Se invece ci chiudiamo alla misericordia di Dio e pensiamo che non sia l’unica cosa di cui abbiamo bisogno perché abbiamo bisogno di altro, non saremo mai dei misericordiosi che fanno misericordia. E quindi il Regno d