La LITURGIA LUOGO DELLA MISERICORDIA

Celebrare la Misericordia – 14

La LITURGIA LUOGO DELLA misericordia

Si è tenuta tre settimane fa, a Gubbio, la 67ª Settimana Liturgica Nazionale. Come tutti gli eventi della Chiesa italiana di quest’anno, era “intonata” al Giubileo che stiamo celebrando. Il tema infatti era: “La liturgia luogo della misericordia. Riconciliati per riconciliare”.

Come per i numerosi convegnisti, anche per noi il punto di partenza per accostare il tema è il messaggio di papa Francesco, fatto pervenire tramite il Cardinale Segretario di Stato. «Quando ci sforziamo di vivere ogni evento liturgico — si legge nel messaggio pontificio — “con lo sguardo fisso su Gesù e il suo volto misericordioso possiamo cogliere l’amore della Santissima Trinità (…). Questo amore è ormai reso visibile e tangibile in tutta la vita di Gesù (…). Tutto in lui parla di misericordia. Nulla in Lui è privo di compassione” (Misericordiae Vultus, 8). Queste parole richiamano alla mente quelle del Papa san Leone Magno, che in un’omelia per l’Ascensione afferma: “Quello che era visibile [e tangibile] del nostro redentore è passato nei sacramenti” (PL 54, 398). Un tale accostamento aiuta a percepire tutta la liturgia quale luogo della misericordia incontrata e accolta per essere donata, luogo dove il grande mistero della riconciliazione è reso presente, annunciato, celebrato e comunicato. Le specifiche celebrazioni di Sacramenti o sacramentali declinano l’unico grande dono della divina misericordia secondo le diverse circostanze della vita».

E dopo due paragrafi dedicati al sacramento della Penitenza, in cui «il dono della Misericordia, risplende in modo tutto particolare», il messaggio continua con un auspicio: «maturi sempre più la comprensione della liturgia come fons et culmen — fonte e culmine, come dice il Concilio — di una vita ecclesiale e personale piena di misericordia e di compassione, perché costantemente formata alla scuola del Vangelo».

La prima parte del tema, la liturgia come luogo di misericordia, che interessa particolarmente a questa rubrica, ha avuto poi in assemblea una introduzione tutt’altro che noiosa o accademica. È intervenuto in maniera dirompente, con una testimonianza appassionata, il noto Servo di Maria, p. Ermes Ronchi. Il suo testo non è scritto compatto come una relazione ma è un’incalzante serie di domande sulla verità delle nostre liturgie e propone numerose suggestioni poetiche: non a caso, il più citato è il confratello e poeta David Maria Turoldo. Consiglio ai sacerdoti, ai diaconi, ai consiglieri pastorali di scaricare il testo integrale sul sito della Settimana Liturgica. Qui concludo solo con un “assaggio”: Una liturgia è sana quando è bella, senza sciatteria. / Opera d’arte che ha la sostanza della Parola, e una forma bella. Dio è bellezza (San Francesco). / Sobria bellezza: che significa semplificare la nebbia di parole, il linguaggio da prontuario, l’ovvietà riciclata, e andare al nocciolo, al cuore semplice della fede. E usare solo le parole che tiri fuori da dentro, che sono diventate carne e sangue. Solo quelle sono vere.

di don Daniele Casini