La Giornata della memoria in chiesa

Non basterà tuttavia un minuto di silenzio, qualche pagina letta, un film coinvolgente, una mostra vista; dobbiamo fermarci per ascoltare riflessioni, per condividere, per porre domande, per confrontarci, per pregare

Ricordare nella “Giornata della Memoria” è un dovere ed un impegno, ce lo ripetiamo e ce lo ripetono. Le scuole ci provano ma le realtà ecclesiali?

Ricordare non vuol dire aprire per un attimo le porte di un museo per mostrare qualcosa di prezioso e allo stesso tempo pieno di polvere, bensì fare memoria di ieri nell’oggi per dare un significato nuovo al domani. Non si tratta dunque di tirar fuori una vecchia storia da un libro o cercare tra la filmografia a tema quello che fa al caso nostro, cioè svolgere quasi un lavoro di scavo archeologico per tenere un reperto in mano o poterlo inserire tra i film già visti; ricordare è invece celebrare con mente e cuore in prima linea la vita stessa perché sia coinvolta a tal punto da sentirsi parte di un dolore collettivo e di una speranza che non delude.

Così la “Giornata della Memoria” assume una prospettiva universale unendo tutti, giovani ed adulti, attorno al fuoco ardente del ‘mai più’, lasciando a ciascuno al contempo la scintilla del ‘non posso girarmi dall’altro lato’, illuminando la scelta personale del ‘tocca anche a me fare qualcosa’. In questo modo ogni giorno sarà una tacca segnata sul muro della memoria, ogni dramma dell’umanità – vecchio o nuovo – troverà un cuore pronto ad abbracciarlo, a comprenderlo, a studiarlo, ad accoglierlo, a combattere perché si manifesti il bene fin dove possibile, a pregare per. Niente dovrebbe essere più uguale per una persona dopo un’esperienza forte di tal sorta, nulla di più difficile da dimenticare, un tatuaggio impresso che ci provoca quel dolore utile per farci sentire vivi e non in un sogno.

Ciò che anche un solo uomo non dimentica, quanto è ricordato anche da uno sparuta minoranza, in un tempo tanto social e ricco di condivisioni, si moltiplica sempre di più, genera reti virtuose, costruisce contatti positivi, edifica monumenti viventi che respirano un’aria nuova ed invitano altri ad aprire i polmoni per gridare la verità che ci libera. Ogni ricordo sarà come una piccola luce accesa, ogni luce una semplice traccia nella notte, ogni minima traccia una via da percorrere con coraggio, il coraggio della testimonianza dinanzi ad un mondo che non ha smesso, vicino o lontano da noi, di perseguitare ed uccidere, di usare violenza e di sterminare.

Nelle parrocchie, negli oratori, nelle associazioni, nei movimenti, nei gruppi di catechesi e di cammino di fede, nei cenacoli, in famiglia abbiamo l’opportunità di vivere una giornata che lascerà un segno per la vita, di crescere nella consapevolezza del male che c’è, e, riconoscendolo, di impegnarci affinché con l’aiuto di Dio non si ripeta. Non basterà tuttavia un minuto di silenzio, qualche pagina letta, un film coinvolgente, una mostra vista; dobbiamo fermarci per ascoltare riflessioni, per condividere, per porre domande, per confrontarci, per pregare. Non sarà mai un tempo perso, poiché il tempo dedicato a fare memoria insieme è al contrario una conquista, un tesoro, la consegna di una tradizione per le generazioni.

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