La Giornata. 40 milioni di schiavi: stop alla tratta di esseri umani

Nella memoria liturgica di Santa Giuseppina Bakhita si celebra la Giornata mondiale della tratta a ricordo della sua vita da schiava liberata dalla luce di Gesù. Da qui l’impegno della Chiesa e l’abbraccio di papa Francesco alle donne che hanno conosciuto la violenza e la strada e ai tanti migranti approdati a Lampedusa in cerca di una vita nuova. Oggi e venerdì 9 febbraio al centro dei lavori della Santa Marta Group’s (SMG) 2018 International Conference vi è il tema “Migrazione senza tratta”: vi partecipano rappresentanti della Chiesa, capi della polizia di diversi Paesi e rappresentanti della società civile impegnati per sradicare il traffico di esseri umani e le moderne forme di schiavitù. E per seguire gli approfondimenti e gli interventi sui social basta cercare l’hashtag #SMG18

Donne e bambini, le prime vittime della schiavitù

Nel mondo ci sono 40,3 milioni di persone vittime di schiavitù moderna, in modo particolare donne e ragazze (il 71% del totale) e bambini (uno schiavo su quattro ha meno di 18 anni). E solo negli ultimi 5 anni 89 milioni di esseri umani hanno subito esperienze di schiavismo, per periodi variabili da pochi giorni fino a 5 anni. A dirlo sono l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) e la Walk Free Foundation, che includono in questo mondo di diritti violati e soprusi i matrimoni forzati e il lavoro forzato.

Sebbene come scrive Osservatorio Diritti la schiavitù sia una condizione che interessa soprattutto l’Africa, dove 7,6 persone su 1.000 sono costrette a lavori forzati, sono vittime di tratta o sfruttamento, sono costrette a prostituirsi o a sposarsi contro la propria volontà, le moderne schiavitù riguardano tutte le aree del mondo. Non è esente l’Asia, dove si concentra il maggior numero di schiavi in termini assoluti (circa 25 milioni, il 62% del totale) e nemmeno la regione formata da Europa e Asia centrale, dove l’incidenza è di 3,9 ogni 1.000 abitanti. Inoltre, la scarsità di dati a disposizione in alcune regioni del mondo (ad esempio l’America Latina o i Paesi arabi) non permette di valutare correttamente le dimensioni della schiavitù moderna.

Quello della riduzione in schiavitù di esseri umani è una questione che papa Francesco tiene dall’inizio del suo pontificato ben presente: anche mercoledì 7 febbraio all’udienza generale aveva levato il suo appelloricordando che “le organizzazioni criminali, dedite alla tratta di persone”, usano le rotte migratorie per nascondere le proprie vittime tra i migranti e i profughi. La sua esortazione è stata a unire le forze per prevenire questa piaga, proteggere le vittime e pregare il Signore perché converta il cuore dei trafficanti.

Chi era Santa Bakhita?

Santa Giuseppina Bakhita

Santa Giuseppina Bakhita

Esistono vite la cui storia è un inno alla speranza che consola. Tra di esse c’è quella di santa Giuseppina Bakhita, suora canossiana morta a Schio (Vicenza) nel 1947. I primi anni della sua esistenza – era nata nel 1868 in Darfur – furono segnati dalla schiavitù: tra il 1877 e il 1882 passò da un padrone all’altro, tra atroci sofferenze. Venne poi comprata dal console italiano di Karthoum, Callisto Legnani, che, una volta tornato in Italia la affidò a una famiglia di amici di Mirano (Venezia) e diventò la bambinaia della figlia Alice. Per un periodo venne quindi inviata assieme alla bimba nel collegio retto dalle Canossiane a Venezia. Qui conobbe Cristo e trovò la vocazione: nel 1890 ricevette il Battesimo e nel 1896 emise i voti. Da religiosa a Schio, poi, fu per 50 anni unesempio di santità. (Matteo Liut)

da Avvenire