La famiglia con i suoi problemi

Tra i soggetti principali della nuova evangelizzazione, oltre alle piccole comunità legate alla parrocchia, il Sinodo s’è rivolto esplicitamente alle famiglie. L’ha fatto partendo dalla consapevolezza della crisi che l’istituzione familiare attraversa: «Oggi la famiglia non è messa in discussione solo come modello cristiano: le viene sottratto valore o viene messa sullo stesso piano di altre concezioni che obbediscono a interessi ideologici o privati di alcuni gruppi. Certamente esistono famiglie in situazioni irregolari o in condizioni difficili e di esse dobbiamo occuparci a livello pastorale e spirituale. Pertanto, la nuova evangelizzazione deve penetrare la sfera della famiglia, che ci richiede urgenza missionaria e pastorale », ha dichiarato dall’America latina monsignor Eusebio Ramos Morales, vescovo di Fajardo- Humacao, Porto Rico. E dall’ex cattolicissima Polonia, monsignor Stanisl´aw Gacdecki, arcivescovo di Poznan, ha rivolto la sua attenzione ai giovani: «Il problema odierno è quello dell’assenza di cura che gli adulti manifestano verso le nuove generazioni: non che non siano preoccupati per il futuro dei figli, ma la preoccupazione non è in grado di offrire sostegno alla formazione. Come in una sorta di Edipo rovesciato sono i padri che uccidono i loro figli». Anche l’Africa esprime il suo disagio: «La famiglia affronta molte sfide, tra cui separazioni, divorzi, convivenze, poligamia, genitori inadeguati e perfino la sterilità. Osservando attentamente, la famiglia difficilmente si forma per iniziare la vita matrimoniale e, dove esistono corsi di preparazione al matrimonio, sono per pochi volontari. La formazione permanente dopo il matrimonio è praticamente inesistente. La questione del genitore singolo sta diventando un problema globale che non può più essere ignorato». Molti vescovi sono ritornati sul problema dei divorziati risposati, tanto che si era ipotizzato che dal Sinodo uscisse qualche misura pastorale significativa. «Non dobbiamo trascurare le famiglie che si trovano in situazioni irregolari: esse costituiscono un’altra preoccupazione nella pastorale della Chiesa», aveva dichiarato in aula monsignor José Domingo Ulloa Mendieta, arcivescovo di Panamá, mentre monsignor Mario Grech, vescovo di Gozo, dichiarava: «Pur riconoscendo le difficoltà, credo oggi sia fondamentale essere presenti come Chiesa nella vita di tante coppie di fatto o divorziati risposati che vogliono proseguire un cammino di fede, ma sentono l’insegnamento del magistero come un macigno sulla loro testa e sui loro cuori, e trovano difficoltà a riconciliarsi con la Chiesa e forse con Dio. Nonostante il fatto che non sono in perfetta comunione con la Chiesa per causa della loro irregolarità, tanti di loro amano e credono nel Signore e nella Chiesa. Direi che queste coppie oggi aspettano da questo Sinodo un messaggio, una parola illuminante». La risposta che l’assise attendeva diventa generica esortazione nella proposizione 48: la Chiesa «dovrebbe cercare risposte adeguate» per «il caso dei divorziati risposati, la situazione dei loro figli, il destino delle spose abbandonate, le coppie che vivono insieme senza il matrimonio», mentre nel messaggio finale i Padri sinodali ribadiscono che chi vive tali «situazioni irregolari resta membro della Chiesa, anche se non è in grado di ricevere l’assoluzione sacramentale e l’eucaristia».

Roma, 7 ottobre: alcune suore agitanto la bandiera spagnola durante la messa per l'apertura del Sinodo, che poco spazio ha riservato alla presenza dei religiosi

Roma, 7 ottobre: alcune suore agitanto la bandiera spagnola durante la messa per l’apertura del Sinodo, che poco spazio ha riservato alla presenza dei religiosi (foto REUTERS / GENTILE)

Vittoria Prisciandaro

vita pastorale dicembre 2012