La devozione al Cuore di Gesù oggi

Il 25 maggio 1899, Leone XIII con l’enciclica Annum sacrum, pubblicata alla vigilia dell’Anno santo del 1900, annunciava di voler consacrare il genere umano al “Sacratissimo Cuore di Gesù”. Sono trascorsi da allora 120 anni. Oggi la devozione al Cuore di Gesù non è più così sentita come nei secoli precedenti. Ed è una ragione in più, scrive il teologo Fabian Brand, della Facoltà di dogmatica dell’Università di Würzburg, per ripensare al significato di questa forma di devozione e aprire la strada a una nuova comprensione. Questo contributo è stato pubblicato sul sitokatholisch.de del 25 maggio scorso.

In molte parrocchie sono ancora celebrati con grande solennità i “Venerdì del Cuore di Gesù”. Ogni primo venerdì del mese è segnato nei calendari della chiesa fuori degli orari fissi. A volte, al termine della messa, il Santissimo Sacramento viene esposto per l’adorazione. Spesso è anche il giorno in cui nella parrocchie viene portata la comunione ai malati. E non sono poche le famiglie in cui è riservato un angolo alla statua in gesso del “Cuore di Gesù”.

Per molti anni la devozione al Cuore di Gesù ha goduto di grande popolarità tra il popolo di Dio. Oggi sembra essere caduta un po’ in dimenticanza; tuttavia, in occasione di questo giubileo dei 120 anni, è opportuno considerare la storia di questa forma di devozione e interrogarsi sulla sua attualità.

Sacro Cuore
Ripercorrendo la storia

Le origini della memoria del Cuore di Gesù si trovano nella Bibbia, più esattamente nel Vangelo di Giovanni. In queste pagine si dice che, dopo la crocifissione di Gesù, un soldato colpì con una lancia il suo costato «e subito né uscì sangue ed acqua» (Gv 19,34). Invece della rottura delle gambe, il colpo di lancia doveva garantire che il crocifisso era realmente morto.

Molto presto il Cuore di Gesù fu inteso come il simbolo della sua umanità e come espressione del suo particolare amore verso gli uomini. Nella Chiesa primitiva diversi autori hanno interpretato il passo del Vangelo di Giovanni in senso ecclesiologico: il costato aperto di Cristo è stato considerato come la porta della salvezza, da cui scaturiscono i sacramenti della Chiesa; il sangue fu inteso come simbolo dell’eucaristia, l’acqua come segno del battesimo.

Nel Medioevo, la devozione al Cuore di Gesù divenne sempre più popolare: soprattutto nelle correnti mistiche si diffuse ampiamente la consuetudine di invocare il Cuore di Gesù. Sia Matilde di Magdeburgo come anche Geltrude di Helfta nelle loro meditazioni mistiche dedicano un ampio spazio al Cuore di Gesù. Occorre sottolineare che, in questo periodo, la devozione al Cuore di Gesù è soprattutto praticata “ad uso privato” e nei monasteri, ma non era ancora finalizzata a tutta la Chiesa.

A partire dal 1672, per la prima volta fu celebrata la festa del S. Cuore in una congregazione francese. Nel 1765 la festa fu introdotta da papa Clemente XIII nella Chiesa polacca il venerdì della settimana dopo la festa del Corpus Domini. Nel 1675, la suora contemplativa francese, Margherita Alacoque, ricevette l’incarico, durante una visione di Cristo, di introdurre la festa del Cuore di Gesù nella data indicata dal papa. Anche la celebrazione dei “Venerdì del Cuore di Gesù” risalgono a questa visione. Ci vollero tuttavia circa 100 anni prima che la festa fosse inserita nel calendario liturgico, almeno di una Chiesa locale.

Successivamente la devozione al Cuore di Gesù godette di una grande popolarità, soprattutto tra la gente. Ma soltanto nel 1856 la festa fu estesa a tutta la chiesa da Pio IX e, nel 1889, fu elevata al grado di prima classe.

Il 25 maggio 1899, Leone XIII emanò l’enciclica Annum sacrum, in cui annunciava l’intenzione di consacrare il mondo intero al Cuore di Gesù. Il papa scriveva: «Ordiniamo perciò che, nei giorni 9, 10 e 11 del prossimo mese di giugno, nella chiesa principale di ogni città o paese, alla recita delle altre preghiere si aggiungano ogni giorno anche litanie del sacro Cuore da noi approvate. Nell’ultimo giorno poi si reciti, venerabili fratelli, la formula di consacrazione, che vi mandiamo con la presente lettera».

La consacrazione prevista fu compiuta nell’anno santo del 1900.

In seguito alla riforma liturgica del concilio Vaticano II fu inserita nel calendario della Chiesa come solennità secondo la data antica (cioè il venerdì della settimana seguente al Corpus Domini).

Tuttavia con lo sviluppo del movimento liturgico e, infine, dopo il concilio, la devozione al Cuore di Gesù ebbe un declino. Attualmente è considerata soprattutto come una “festa delle idee” o “festa devozionale”, che pone cioè al centro una verità di fede e non tanto un avvenimento della vita di Gesù o dei santi.

Nonostante il declino delle pratiche devozionali, papa Benedetto XVI, nell’agosto 2011, consacrò al Cuore di Gesù i giovani riuniti per la veglia in occasione della Giornata mondiale della gioventù di Madrid.

E papa Francesco scrisse nella sua omelia per la festa del Cuore di Gesù del 2014: «Il senso della festa del Sacro Cuore di Gesù, che celebriamo oggi, è quello di scoprire sempre più e di farci avvolgere dalla fedeltà umile e dalla mitezza dell’amore di Cristo, rivelazione della misericordia del Padre».

Il cuore trafitto simbolo dell’amore di Dio
Bansky

Spiritualmente, la devozione al Cuore di Gesù può essere compresa soprattutto a partire dal concetto dell’amore. Come Gesù in tutta la sua vita realizza l’amore di Dio, suo Padre, così anche gli uomini sono chiamati a inserirsi con tutta la loro vita e azione in questo amore di Dio.

È proprio nella morte in croce che questo amore verso il Padre si rivela nel massimo grado: il cuore trafitto dalla lancia indica la sua sofferenza mortale e lo presenta come uno sconfitto, ma l’ora della croce è tuttavia anche l’ora della sua esaltazione e il momento in cui l’amore del Padre verso il proprio Figlio si rivela in maniera particolare. Perciò, il cuore trafitto può essere considerato un simbolo dell’amore di Dio.

In seguito alla visione di santa Margherita Maria, il Cuore di Gesù viene raffigurato iconograficamente soprattutto come un cuore fiammeggiante, sormontato da una croce, circondato da una corona di spine e soprattutto con la ferita del costato aperta. Così è interpretato soprattutto in base alla mistica della passione, costituendo un aspetto essenziale della devozione al Cuore di Gesù. Soprattutto nella pietà della gente questa forma di spiritualità ha goduto di grande popolarità. Sia nelle abitazioni private sia in molte chiese sono state e sono tuttora presenti le immagini e le raffigurazioni del Cuore di Gesù.

In un tempo in cui questa devozione non è più così sentita come nei secoli passati, è opportuno riflettere sull’attualità di questa festa. È chiaro che oggi è necessario trovare un nuovo approccio ad essa. La via mistica che ha caratterizzato questa festa, oggi per molti non è più accessibile. La festa del Sacro Cuore ci invita a riflettere sull’amore concreto a partire dalla vita di Gesù. Nella sua vita e nelle sue opere è apparso tra noi l’amore di Dio, Gesù ha incontrato gli uomini nell’amore e si è preso cura di loro.

Questo esempio ci stimola a riflettere sul nostro comportamento verso il prossimo. La nostra vita è compenetrata di amore? Siamo capaci di incontrare l’altro con amore oppure i pregiudizi e i risentimenti ce lo impediscono?

Nella festa del Cuore di Gesù dobbiamo portare anche i nostri fallimenti di amore verso Dio, affidare a lui le situazioni in cui il nostro amore è rimasto carente.

I primi venerdì del mese del Cuore di Gesù ci indicano che è opportuno pensare durante l’anno al dono dell’amore. L’amore non è astratto, la gente lo esperimenta quotidianamente oppure è oppressa a causa di una mancanza di amore.

Nella festa del Cuore di Gesù si tratta di queste esperienze quotidiane di amore. In lui possiamo affidare alla bontà di Dio le persone che ci stanno a cuore. Perché Dio ci ha mostrato nel suo Figlio Gesù che noi creature umane non siamo estranee a lui, siamo importanti per lui, gli stiamo a cuore!

settimananews