La Chiesa del Nord Italia riflette sulla «connessione di tutti i valori» per la vera custodia del Creato

Sono oramai più di 300mila le imprese che in Italia praticano l’economia circolare, rappresentano il 21,4% del totale delle attività e il loro fatturato – come annota Giuseppe Tripoli di Unioncamere – è in progressiva espansione. Maria Cristina Piovesana, vicepresidente di Confindustria, non si lascia sorprendere perché ricorda che la transizione ecologica le imprese la stanno sperimentando da anni e potrebbero fare molto di più se il già rassicurante Pnrr non fosse in qualche misura ancora prigioniero di lacci e lacciuoli. Ma attenzione – avverte l’imprenditrice –, a chi lasciamo questa eredità se non facciamo più figli? «Il vero, grave problema è la denatalità» ammonisce, concordando con il presidente del- l’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che rilancia questa sfida per motivare anche l’impegno verso la riconversione ecologica. Di tutto questo e di altro ancora si è parlato ieri a Padova, nel seminario del Nord Italia verso la Settimana sociale dei cattolici di Taranto, con una riflessione sulla transizione ecologica e, specificatamente, il contributo del mondo delle imprese e del lavoro.

Moderati da Sara Melchiorri, hanno portato il loro contributo, la prorettrice dell’Università di Padova, prof.ssa Francesca Da Porto, il vicario episcopale per i rapporti con le istituzioni don Luca Facco, il vescovo di Treviso, nonché vescovo delegato della Commissione regionale di Pastorale sociale, mons. Michele Tomasi, Erio Castellucci, arcivescovo abate di Modena-Nonantola, vescovo di Carpi e vice presidente della Conferenza Episcopale Italiana per l’Italia settentrionale, Pierpio Certofogli, vicedirettore di BPER Banca, Stefano Granata di Confcooperative, mons. Marco Arnolfo, vescovo di Vercelli e membro del Comitato scientifico delle Settimane Sociali, oltre che Bonaccini e Piovesana, ed altri esperti.

I temi si collocano in una congiuntura favorevole: «La ripresa si sta dimostrando più solida e rapida» ha detto Bonaccini, per cui davvero si può puntare ad una nuova fase di crescita, ma cominciando a risolvere il nodo di fondo, quello appunto della desertificazione demografica, per cui tante imprese già oggi non trovano più giovani da assumere. Il contributo di quella che Tomasi ha chiamato la ‘conversione ecologica’ dei comportamenti personali e delle politiche sarà determinante. Castellucci ha annotato che «noi cristiani siamo chiamati a dimostrare», specie in questa fase, che «c’è una connessione tra tutti i valori», tra il rispetto della persona e quello per il creato. Nella Chiesa, ha aggiunto, «la custodia dell’altro e la custodia del Creato sono ancora due capitoli troppo distanti. Ci si divide ancora molto per esempio tra i cattolici della vita e i cattolici del Creato, tra i cattolici della famiglia e quelli della pace. Tutto è connesso in realtà». Nessuno deve essere escluso, ha insistito Granata, né le persone, né l’ambiente, il creato appunto. «È vero che questa transizione sarà finanziata ed incentivata ma deve partire anzitutto dall’ascolto – ha concluso il vescovo Arnolfo – del grido dei poveri, della Terra, della famiglia». L’indifferenza uccide, ha ammonito, ricordando l’urgenza di disinquinare la Pianura Padana. La transizione ecologica significa anche relazioni da recuperare, con noi stessi, gli altri, la natura, con Dio. «Il cammino sinodale continua» aveva rassicurato, iniziando i lavori, il vescovo Tomasi. «Esiste già un cammino – ha confermato Arnolfo alla conclusione –: di associazioni, gruppi, di prospettiva. Bene, noi possiamo essere testimoni di speranza».

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L’invito che arriva da Padova è per una ‘riconversione’ che coinvolga il rapporto con l’ambiente, con gli altri e con Dio. E c’è il problema della denatalità: «A chi lasciamo l’eredità del nostro sforzo?»