Istanbul, bomba contro la polizia: 12 morti

È salito a 12 morti e 46 feriti il bilancio dell’attentato di stamattina a Istanbul, che ha preso di mira un autobus della polizianel quartiere di Beyazit, nel cuore dellametropoli turca. Quattro dei morti erano civili, tutti gli altri erano agenti di polizia.Quattro persone sono state fermate e sono attualmente sotto interrogatorio, riferisce la tv di Stato. Sarebbero stati loro a noleggiare l’auto usata nell’attentato.

A provocare l’esplosione è stata una bomba
piazzata dentro un’auto e innescata al passaggio del mezzo della polizia, che è stato letteralmente sventrato. La deflagrazione è stata talmente violenta che l’autobus è stato catapultato fuori strada finendo per danneggiare alcuni edifici tra cui un albergo e una moschea del 16esimo secolo.

Al momento, non c’è stata nessuna rivendicazione. L’attentato è avvenuto nel secondo giorno del Ramadan, il mese del digiuno islamico.

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Il pullman della polizia turca fatto esplodere da un’autobomba (Lapresse)

Il quotidiano turco Hurriyet riporta che il bus della polizia si stava recando all’università di Istanbul, dove gli esami che erano in programma per oggi sono stati cancellati. Il luogo dell’attacco si trova nel centro storico di Istanbul, vicino all’università e a luoghi frequentati da turisti, quali il Gran Bazar. La vicina stazione della metropolitana di Vezneciler è stata chiusa per motivi di sicurezza.

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ERDOGAN INCOLPA IL PKK. Il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, ha subito puntato il dito contro i curdi del Pkk, ai quali ha attribuito la responsabilità dell’attentato dinamitardo. “Continueremo senza sosta la nostra lotta contro i terroristi fino alla fine”, ha detto parlando ai giornalisti davanti all’ospedale dove sono ricoverati i feriti, 3 dei quali in gravi condizioni.

OLTRE 200 VITTIME IN UN ANNO. L’attacco di oggi è solo l’ennesimo attentato dinamitardo in Turchia, scossa da almeno un anno da episodi violenti. Da luglio 2015 si sono registrati altri sei attentati sanguinosi, per un bilancio complessivo che supera i 200 morti.

I PRECEDENTI. Il 19 marzo scorso un attentatore suicida si è fatto esplodere in centro a Istanbul, sull’affollata Istiklal Caddesi, uccidendoquattro persone e ferendone 36, molte delle quali erano turisti stranieri. Il kamikaze è stato identificato come Savas Yildiz, 33enne originario di Adana, nel sud del Paese, militante turco del Daesh e inserito in una lista dei sospetti potenziali attentatori suicidi. Il governo in un primo momento aveva accusato il Pkk dell’attentato.

Il 13 marzo scorso un’esplosione è avvenuta ad Ankara a una fermata dell’autobus vicina al parco pubblico Guven, nei pressi di piazza Kizilay, e ha fatto almeno 37 morti, mentre 125 persone sono rimaste ferite. L’esplosione è stata innescata da un’auto che è andata a sbattere contro un autobus. Il governo ha puntato il dito contro i curdi del Pkk.

Il 17 febbraio scorso un’autobomba ha fatto 28 morti e 61 feriti nel cuore di Ankara, a 500 metri dal parlamento. L’ordigno è esploso al passaggio di un pullman militare vicino a una base dell’esercito. Anche in questo caso Erdogan ha puntato il dito contro i curdi.

Il 12 gennaio scorso un’esplosione provocata da un kamikaze ha colpito piazza Sultanahmet, nel cuore della Istanbul antica, uccidendo 10 turisti tedeschi e ferendo altre 15 persone. L’attentato è stato rivendicato dai jihadisti del Daesh.

Il 10 ottobre 2015, durante una manifestazione per la pace ad Ankara, in un attacco sferrato da due kamikaze, 97 persone sono state uccise e 245 ferite. L’attentato terroristico, il più grave nella storia della Turchiamoderna, è stato messo a segno vicino alla stazione centrale, poco prima dell’inizio della manifestazione organizzata da sindacati e Ong, a cui partecipavano diversi partiti d’opposizione, primo tra tutti il curdo Hdp. Anche questo attentato è attribuito al Daesh.

Tre mesi prima, il 20 luglio 2015, un attentatore suicida seguace del Daesh si è fatto saltare in aria a Suruc, sul confine con la Siria,uccidendo almeno 30 giovani attivisti che volevano oltrepassare la frontiera per contribuire alla ricostruzione di Kobane, cittadina a maggioranza curda sottratta al Daesh dalle milizie curde e dai Peshmerga (militari curdi) del Kurdistan iracheno.

Diverse autobomba e mine, infine, sono esplose dallo scorso luglio in varie zone del sud-est curdo, dove è in corso un’operazione dell’esercito contro i militanti curdi del Pkk.

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