#iosprecozero. La lotta allo spreco? È in piazza

da avvenire

«Finché gli ultimi non saranno i primi, mi trovate qui», si legge sulle loro magliette, e per una volta lo slogan è assolutamente veritiero: chi nella vita ha avuto la fortuna di conoscerli e vederli operare, sa chi sono gli oltre tremila volontari della Comunità “Papa Giovanni XXIII” oggi presenti in mille piazze d’Italia per l’evento “Un pasto al giorno“. Sa chi sono e si fida, anzi si affida, perché nei loro gesti quotidiani riconosce la scintilla mai spenta del fondatore don Oreste Benzi, salito al Cielo dieci anni fa: è alle mense delle centinaia di case-famiglia della “Papa Giovanni XXIII” che siedono ogni giorno migliaia di persone in Italia e all’estero, con 7 milioni e mezzo di pasti distribuiti ogni anno e, soprattutto, con 4.600 persone che ricevono molto di più, una famiglia. Sono bambini, certo, ma anche anziani senza nessuno, ragazze liberate dalle schiavitù, barboni, ex tossicodipendenti o ex alcolisti, disabili gravissimi, ex carcerati, o persone semplicemente sole: «Dare una famiglia a chi non l’ha» era la cura prescritta da don Benzi per ogni problema, e la guarigione dei suoi “casi” è sotto gli occhi di tutti.

Presentati i protagonisti, ecco perché “Un pasto al giorno” merita che si vada al sito dell’evento di oggi (www.unpastoalgiorno.org) a cercare la piazza più vicina a casa, per incontrare quei ragazzi che vogliono ancora mettere gli ultimi al fianco dei primi. In cambio di un’offerta libera si riceve #iosprecozero, libro realizzato dalla Comunità su carta al 100% riciclata, ricco di idee, spunti e testimonianze per imparare a ridurre gli sprechi. Non un noioso vademecum, ma un agile compagno di vita quotidiana, con ricette che insegnano a utilizzare ciò che ingenuamente gettiamo nell’umido: ottime ad esempio le bucce degli ortaggi per farsi in casa i dadi vegetali, così come il riso speziato all’indiana che valorizza le bucce di banana, o la spadellata di baccelli di pisello. Seguono i consigli per un utilizzo alternativo degli scarti alimentari non più mangiabili ma ancora perfetti per uso domestico o di bellezza (dal latte scaduto utile come detersivo, all’olio del fritto che diventa sapone)…

Ma poi il libro “osa” di più e suggerisce esempi virtuosi dai quali prendere spunto per ricordarci lo spreco delle risorse: quanti sanno che per rigenerare l’energia che l’uomo consuma in un anno, occorre un anno e mezzo? Di passo in passo, #iosprecozero avverte che anche il nostro tempo, bene prezioso, può finire vittima dello spreco se lo gettiamo via, proprio come… la vita: il libro propone le testimonianze dirette di chi ha scelto di condividerela propria vita con chi ha bisogno. «Ciò che contraddistingue la Comunità, infatti, è la volontà dei suoi membri di “mettere la vita” insieme a quella di coloro che comunemente vengono detti emarginati», spiega Paolo Ramonda, responsabile generale della “Papa Giovanni XXIII”, «apriamo le porte delle nostre case per accogliere e condividere la quotidianità con tutti loro». Che non ricevono solo un pasto (e già sarebbe tanto: quanti di noi inviterebbero ogni giorno alla propria tavola un bisognoso?), ma restano a vivere in quella famiglia, come un nonno o un figlio in più.

«Questo libro, a partire dallo spreco, ci interroga sulle condizioni di ingiustizia in cui vivono milioni di persone – continua Ramonda – e sull’impatto che le nostre scelte hanno sulla vita di altre persone. Noi siamo parte di un tutto, custodi e non proprietari di ciò che abbiamo». Dal 1985, quando nacque su iniziativa di don Benzi, “Un pasto al giorno” parla di chi è finito al di là della linea che separa la condizione umana da una condizione disumana, di chi muore di fame e non ha altro di cui cibarsi se non la propria stessa dignità. Una dignità calpestata ogni giorno per assicurarsi quel poco di cibo necessario per arrivare al giorno dopo. Con nessun’altra prospettiva davanti, in una spirale di degrado e annientamento che i volontari della “Papa Giovanni XXIII” sanno come interrompere.

Intanto ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti vengono gettati nella spazzatura, pari a quattro volte il cibo che basterebbe a nutrire tutti gli affamati del mondo. Come ha detto papa Francesco, «il cibo che buttiamo via è come se lo avessimo rubato dalla mensa di chi ha fame».