Informazione religiosa in Rete: cosa appassiona gli utenti digitali?

Ieri la lettera che un gruppetto di padri sinodali aveva indirizzato a papa Francesco in apertura di Sinodo, manifestando preoccupazione per alcuni aspetti procedurali, è stata sviscerata su tutti i quotidiani. Ma quelle che l’altro ieri l’hanno divulgata e poi ripresa, accreditata e discussa nella sua attendibilità e nelle sue motivazioni, erano fonti dedicate all’informazione religiosa che hanno la Rete come unico mezzo di diffusione.
In effetti la Rete rappresenta il nuovo ambiente di una qualificazione giornalistica che sui mezzi cartacei, generalisti e purtroppo anche specializzati, o si ripensa o rischia l’estinzione, e che invece ha ricevuto dal digitale un’altra opportunità. Non sarà un caso se il sito che ha pubblicato il testo della lettera, “Www.Chiesa”, è stato in Italia il pioniere, in forma artigiana, di questo transito dell’informazione ecclesiale dall’analogico al digitale, e se gli altri due che il dovere di cronaca ha costretto a essere più attivi sull’argomento, “Vatican Insider” e “Il Sismografo”, nascono il primo come realizzazione industriale di tale passaggio, e il secondo come presa d’atto, sin dentro le mura vaticane, che non si poteva ignorare quel nuovo e potente canale globale di circolazione della “notizia religiosa”.
Non sono tuttavia così sicuro che gli utenti digitali, tranne una loquace minoranza, siano tanto golosi di quella «ermeneutica cospirativa» delle vicende ecclesiali che, a quanto è stato riferito, il Papa stesso considera «sociologicamente debole». I miei robot mi dicono che il lancio di “Www.Chiesa” (http://tinyurl.com/qxl8no3) è stato ripreso dai social network solo dopo la visibilità ottenuta tramite i giornali, e che su “Vatican Insider” è stata la notizia dell’inaugurazione del dormitorio del Papa per i senza tetto la più popolare, lunedì, e non quella della “lettera dei 13” (nonostante i gravi errori sui nomi dei firmatari). Ciò mi fa sperare che se l’opinione pubblica nella Chiesa crescerà, grazie ai media digitali, sarà per la capacità di questi ultimi di raccontarne la vitale pluralità, piuttosto che per il gusto di enfatizzarne le divisioni.

 

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