Indagine Ecco perché si cambia lavoro

Glickon ha intervistato oltre 6mila persone. Individuate 15 possibili cause che portano un dipendente ad abbandonare il proprio posto. Tra queste l’assenza di una prospettiva di carriera

Un'indagine svela i motivi per cui si cambia lavoro

Un’indagine svela i motivi per cui si cambia lavoro – Archivio

Per fotografare il mondo di chi cerca lavoro nel 2020, Glickon, azienda italiana che si occupa di people experience e analytics dedicate alle Hr e al management, ha condotto un’indagine su oltre 6mila intervistati per capire cosa spinge ad abbandonare la propria posizione attuale e cosa cercano le persone in un potenziale datore di lavoro. «Il 2020 è stato un anno particolare, sotto tantissimi punti di vista. Il mondo del lavoro è stato senza ombra di dubbio uno dei più colpiti e tantissime persone si sono trovate a rivalutare la propria posizione. Grazie alle nostre soluzioni, scelte da oltre 50 aziende leader in Italia in diversi settori per la selezione del personale, abbiamo avuto modo di fotografare le motivazioni, gli obiettivi e i desideri degli italiani che hanno deciso di cambiare lavoro in questi ultimi 12 mesi – spiega Filippo Negri, ceo e cofounder di Glickon -. Ne è emerso che se il 60% delle persone che nel 2020 ha inviato una candidatura tramite la nostra piattaforma ha meno di cinque anni di esperienza, ci sono valori che sono condivisi trasversalmente per età e settore quando si ricerca una nuova posizione».

Prospettive di carriera: fondamentale per trattenere i talenti
Individuate 15 possibili cause che portano un dipendente ad abbandonare il proprio posto di lavoro. Tra i fattori che influiscono sulla scelta di cambiare lavoro, in prima posizione si colloca l’assenza di una prospettiva di carriera, scelta dal 32,7% delle figure senior e da oltre il 40% delle figure junior (41,3%). Sul podio troviamo anche lavoro poco stimolante (per il 23,3% dei senior e 32,7% dei junior) e clima aziendale negativo (21,3% dei junior e 28% dei senior). Nelle ultime posizioni troviamo invece la prossimità della scadenza del contratto, il bisogno di lavorare maggiormente in team e la scarsa autonomia e flessibilità, che non superano il 6% nelle priorità di chi decide di cambiare lavoro, indipendentemente dal diverso grado di esperienza.

La cultura aziendale deve spronare all’eccellenza
Alla domanda “Qual’è l’elemento che ritieni più di valore nella valutazione di un potenziale datore di lavoro?” la maggioranza degli intervistati, indipendentemente dall’ambito di appartenenza e dagli anni di esperienza, ha risposto che vuole far parte di un’azienda la cui cultura ispiri i dipendenti a fare del loro meglio. Se la cultura aziendale è al primo posto per il 23,4% delle figure junior, la percentuale sale al 26,8% quando si tratta di persone con oltre 15 anni di esperienza nel mondo del lavoro. Tra le varie professionalità intervistate, sono invece le persone che si occupano di Scienze Umane e Comunicazione a indicare come priorità il far parte di un ambiente stimolante dal punto di vista lavorativo (30,1%). Seguono coloro che si occupano di Management (23,6%), Ingegneria (19,4%) e Informatica (18,1%).

Junior e senior: prospettive diverse
Per le figure junior, con meno di 5 anni di esperienza, fondamentali per scegliere un’azienda sono anche l’investimento in formazione (14,4%), la sensazione che il lavoro sia sfidante (13,9%) e le opportunità di carriera (13%). Cambiano le priorità invece delle figure senior, che dopo la cultura aziendale, quando si tratta di scegliere una nuova azienda, ricercano soprattutto un buon equilibrio tra lavoro e vita privata (13,6%), la possibilità di avere un ruolo che ha impatto diretto sui risultati aziendali (12,3%) e nuove sfide lavorative (11%).

Lo smart working vince: la vicinanza casa-lavoro non è più importante

L’incremento del lavoro agile dell’ultimo anno ha reso la vicinanza alla propria abitazione un fattore determinante per meno dello 0,5% degli intervistati. Ai giovani interessano poco anche la stabilità e la sicurezza del lavoro e la flessibilità nella gestione delle modalità di lavoro e tempo, rispettivamente scelte dallo 0,86% e 0,92% degli intervistati. Tra le figure senior risulta invece poco stimolante la mission aziendale caratterizzata da uno scopo virtuoso, indicato come prioritaria durante la scelta solamente dall’1%.